PARMA Un libro, a Salsomaggiore

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    Di Salsomaggiore tutti conoscono l’atmosfera ancora un poco Fine secolo , il concorso di Miss Italia, le prestigiose terme. Ma pochi, anche fra gli alpini, sanno che vi sorge una baita, costruita a fine millennio dagli alpini del luogo guidati dal capogruppo Renzo Mattei, là dove la pianura si spegne contro i primi contrafforti appenninici, in una zona di straordinaria dolcezza.

    La baita, di stile vagamente trentino, dispone di un parco con un monumento ai Caduti alpini, unico nel suo genere: due lastre di granito delle quali una, significativamente spezzata, custodisce una manciata di terra di Russia e l’altra, integra, raccoglie 83 tessere di ottone con i nomi dei Caduti suddivisi per teatro della seconda guerra mondiale. Non ne manca uno: Africa Orientale, Albania, Jugoslavia, Russia, la guerra partigiana, persino la nave Galilea.

    Impressionante il numero degli scomparsi nella ritirata dal Don, quasi tutti del Tolmezzo : 43 di cui due coppie di fratelli. E’ terribile leggere, per 43 volte, le martellanti parole Disperso in Russia . Una Medaglia d’Oro, una d’Argento e una di Bronzo accrescono l’albo del valor militare della cittadina. Mestamente, il capogruppo Mattei ci dice che da anni non sono più stati reclutati giovani per le Truppe alpine; ma è suo vanto l’aver convinto quattro ragazzi ad accorrere volontari nella Julia realizzando il motto dell’ANA: Ogni capogruppo arruoli un volontario .

    In questo ambiente altamente patriottico, ben coadiuvato dal suo vice Giacomo Pinna, un alpino sardocarnico e dai consiglieri del gruppo, Mattei ha organizzato la presentazione del libro Storie contadine d’armi e di amore , del sergente degli alpini Germano Affaticati che, nel 1956 a Merano e Vipiteno, fu alle dirette dipendenze dell’allora tenente Cesare Di Dato, oggi direttore della nostra rivista.

    Entrambi erano presenti alla manifestazione che ha visto un ottimo concorso di pubblico. Non ne parleremmo se non fossero intervenuti, come presentatori, il sindaco Giuseppe Franchi e il parroco don Luigi Guglielmoni, figlio di alpino. Dotati di una profonda cultura umanistica e dimostrando di aver assimilato perfettamente il messaggio dell’autore, essi hanno avuto espressioni di sincero affetto per la nostra Specialità e di apprezzamento per l’opera che, incentrata sulla figura di un Sottufficiale alpino, sta a mezzo tra l’autobiografia e il romanzo.

    Ben condotta dalla signora Marilena Iemmi di Reggio Emilia, che ha fatto da abile moderatrice, il pomeriggio letterario ha riscosso l’unanime consenso degli intervenuti che, sicuramente, hanno ben impiegato la loro giornata festiva.

    L’alpino errante