Parlar di alpini

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    Sono Stefano Filippi de Il Giornale e l’inviata Ebe Pierini i vincitori, ex aequo, del Premio Giornalista dell’anno 2018, rivolto ai reporter che durante l’anno passato abbiano fatto conoscere l’opera degli alpini, le tradizioni e le tematiche care alle penne nere. Il voto è stato unanime da parte della Commissione presieduta dal Consigliere nazionale Renato Romano e composta da Bruno Fasani, direttore de L’Alpino, e dai referenti dei quattro Raggruppamenti Ana: Marino Amonini, Enzo Grosso, Antonio Maritan e Paolo Mastracchio.

     

    Nelle motivazioni del Premio viene evidenziato il lavoro attento e appassionato dei due giornalisti: Stefano Filippi “con singolare sensibilità e capacità professionali, ha saputo cogliere la ricaduta sociale della presenza degli alpini sul territorio, senza dimenticare il valore della memoria, legata alla valorizzazione dei Sacrari militari, evitando così che la storia esaurisca per sempre il suo ruolo di maestra di vita”; Ebe Pierini “inviata di guerra e collaboratrice di varie testate, ha raccontato le vicende alpine, soprattutto negli scenari più difficili, senza mai limitarsi all’essenzialità della cronaca, ma entrando nelle vicende con passione, competenza e coraggiosa condivisione”. Il Premio è consegnato al Teatro sociale di Trento, nel corso della serata di saluto del sindaco e delle autorità, in occasione della 91ª Adunata.


    «Sono orgoglioso di questo premio perché raccontare gli alpini è una bella esperienza professionale. A volte si pensa che la memoria sia soltanto nostalgia del tempo che fu o conservazione di forme del passato, mentre negli alpini si vede che la memoria è una vita presente, un motivo di impegno concreto nell’oggi. Quello per cui si combatté cent’anni fa o nella Seconda Guerra Mondiale è lo stesso ideale per il quale oggi gli alpini sono schierati nelle missioni di pace nel mondo oppure si impegnano nelle innumerevoli attività di volontariato e assistenza: la libertà e il benessere per tutti, la difesa dell’identità e della patria nella quale siamo cresciuti. L’Adunata ne è una raffigurazione coinvolgente, con centinaia di migliaia di persone che si ritrovano per il gusto di fare Corpo e la forza di costruire assieme. La volontà di costruire, e spesso anche di ricostruire, è un tratto caratteristico degli alpini, delle loro famiglie e delle opere sociali o imprenditoriali alle quali hanno dato vita. Perciò onore a chi ci ricorda che costruire è un compito per tutti, e ce lo mostra nei fatti e non appena nelle buone intenzioni».

    Stefano Filippi


    «Solo chi ha la fortuna di vivere e lavorare al fianco degli alpini sa quanto entusiasmo scorra nelle loro vene, quanto amor patrio traspiri dai loro pori, quanto siano comunità, quanto sentano vivo il senso di appartenenza. Io ho avuto l’opportunità ed il privilegio, grazie al mio lavoro, di condividere con loro delle esperienze professionali che ricorderò per tutta la vita per l’intensità che esse hanno avuto. Ed è, percorrendo della strada assieme a loro, che ho capito quanta energia sappiano trasmettere, quanto incarnino tradizioni antiche che però non passano mai di moda, quanto rappresentino una certezza per il nostro Paese. Sono persone umili, entusiaste, generose, distributori umani di valori ormai perduti e dimenticati. Gente innamorata di un cappello, di una penna nera, di una sconfinata famiglia di “fratelli” disseminati in tutta Italia e nel mondo. Ricevere il riconoscimento di giornalista dell’anno per me, oltre che una gioia immensa, rappresenta un grande onore del quale spero di essere all’altezza dato che prima di me lo hanno ricevuto colleghi importanti e bravissimi. Quest’anno ricorre il centenario della fine della grande guerra ed essere insignita di questo premio proprio in questa ricorrenza assume un valore ancor più alto ed un significato più profondo se si pensa al sacrificio di quelle migliaia di alpini che sono morti per la nostra Patria, la mia e la vostra libertà, durante la prima guerra mondiale. La commissione ha scelto di attribuirmi questo premio per i miei articoli sull’attività degli alpini in Italia ed all’estero. Ho sempre pensato che per fare bene il mio lavoro avrei dovuto raccontare storie vere, emozioni, persone. Ecco, questo ho cercato di farlo trasponendo in parole l’impegno dei nostri alpini in Italia, quando c’è stato da soccorrere le popolazioni colpite lo scorso anno dall’emergenza neve, ed all’estero, nelle missioni internazionali che li hanno visti protagonisti. Spero di averlo fatto nel modo giusto, restituendo ai lettori quello che io ho recepito coi miei occhi. Ho avuto la fortuna e l’onore di poter lavorare con gli alpini in missione in Afghanistan ed in Kosovo e ne ho apprezzato la professionalità, la concretezza, la generosità. Fuori da una piccola base sperduta nel deserto afghano avevano scritto con un pennarello nero su un pannello di legno: “Quando tu sei qui, tu sei famiglia” ed io, con loro, mi sono sempre sentita a casa. Questa vittoria la dedico a tutti loro, a quelli che mi hanno scortata, a quelli che mi hanno protetta quando uscivamo in pattuglia, a quelli con i quali ho condiviso i pasti in mensa e il sonno in branda, a quelli che hanno rappresentato al meglio il nostro Paese a migliaia di chilometri da casa ma anche a tutti gli alpini che non indossano più un’ uniforme ma continuano ad intonare i loro canti, ad indossare il loro cappello con la penna e a difendere certi valori che vivranno per sempre».

    Ebe Pierini