Osservare le regole

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    Mi riferisco all’ormai annosa questione del cappello alpino, e a chi spetterebbe il diritto di indossarlo in occasione di eventi ufficiali. Sono in totale sintonia con Bonaccorso della Sezione di Belluno, autore della lettera pubblicata sul numero di luglio, e con quanti prima di lui hanno dichiarato il proprio disappunto circa l’uso improprio del cappello da parte di persone che non hanno fatto il servizio di leva e che al massimo, come il sottoscritto, si possono definire “amici degli alpini”. 

     

    Credo infatti che si debba portare sempre massimo rispetto nei confronti di qualcosa che va al di là del mero simbolismo estetico, ma che anzi rimanda ad una gloriosa e dolorosa epopea costituita dalle gesta di chi ha combattuto per questa nostra Patria. Proprio per questo motivo, per il “pesante” significato intrinseco espresso dal cappello alpino, credo che sarebbe opportuno consentire ai membri di cori facenti parte dell’Ana che non hanno prestato servizio nel Corpo degli Alpini di poter esibirsi senza cappello: ritengo che ciò rappresenterebbe in primis una forma di rispetto nei confronti dei Caduti e di quanti hanno vissuto e continuano a vivere di persona l’essere alpino, al fronte, nei ranghi della Protezione Civile o al servizio della comunità.

    Federico Tanzi Marlotti Parma

    Essendo i cori Ana composti da iscritti all’Associazione, ritengo che dovrebbero indossare il cappello che spetta loro. Quello con la penna se hanno fatto il servizio militare, quello da aggregati e amici se non hanno il cappello ufficiale. Io credo che su questi argomenti più che fare tante disquisizioni basterebbe osservare le regole. Il tirare la giacca di qua o di là serve solo a creare confusione, finendo per avallare una sorta di anarchia creativa dove tutti si sentono autorizzati a fare come credono.