Ora come allora

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    La località Fuciade, posta fra Moena e Falcade al passo San Pellegrino, si raggiunge comodamente a piedi su strada non asfaltata: oltre a essere una perla naturalistica, sono migliaia i visitatori che vi transitano l’inverno e l’estate. Chi per percorrere i sentieri verso la Marmolada, chi per ammirare i verdi prati ornati di fiori tipici del paesaggio montano. Ma quanti tra loro sanno che cent’anni fa questo luogo fu territorio di guerra?

    Occorrerebbe l’occhio arguto di uno storico per riconoscere i segni di questo passato. Eppure è possibile intraprendere, con qualche fotografia, un vero e proprio viaggio nel tempo ideando un percorso in loco: una nuova formula di museo all’aperto che, con appositi tabelloni e didascalie, spieghi in modo semplice quel che avvenne qui durante la Grande Guerra. Basterebbe acquistare, con una modica spesa, dei tabelloni e posizionarli nei punti ritenuti storicamente interessanti. Soluzione, peraltro replicabile in tanti altri luoghi di cui si abbiano delle fotografie d’epoca.

    Un primo esempio, sulla strada di Fuciade, è il tabià (fienile, rustico) chiamato dalla gente del posto Villino Garibaldi, identificato invece dal sottoscritto come Comando della 206ª. La costruzione dell’edificio iniziò il 9 settembre 1915 e si concluse un mese più tardi ad opera della 206ª compagnia del battaglione Valcordevole, 7º reggimento alpini che lì soggiornò per un periodo piuttosto breve. L’amico che gestisce il museo dell’Associazione sul Fronte dei Ricordi di Someda, mi fece vedere un primo progetto di quel “tabià-comando” disegnato da Ernesto Andreoletti, fratello dell’Arturo (futuro comandante del btg. Valcordevole e poi fondatore della nostra Associazione nel 1919). Ed è proprio grazie al capitano Arturo Andreoletti che possiamo, ancora oggi, guardare queste belle immagini d’epoca poiché proprio lui ne fu l’autore.

    Nel 1916 gli alpini furono trasferiti in altra località (Marmolada, Ombretta- Ombrettòla), lasciando quella accogliente sistemazione a chi li sostituì: la III compagnia del 51º Fanteria Brigata Alpi, e successivamente, nel 1917, all’81º Fanteria Brigata Torino con vari altri reparti distaccati intorno alla zona. La presenza della Brigata Alpi è significativa, in quanto comandata da Peppino Garibaldi & Fratelli (da qui il nome Villino Garibaldi). Nonostante l’abbandono dell’edificio a seguito della rotta di Caporetto e nonostante diversi incendi prima della fine della seconda guerra mondiale, la costruzione è comunque rimasta in piedi fino ad oggi con leggere modifiche strutturali.

    Un altro posto che merita una visita, sempre sulla strada per Fuciade, è nei pressi di un parcheggio per le auto: sul terreno si vedono ancora due avvallamenti caratteristici di fosse per le salme. Ebbene sì, il parcheggio lambisce quell’area cimiteriale ove vennero seppelliti i primi alpini del battaglione Valcordevole. La foto del tempo mostra il cimiterino con due grandi croci in legno. Su una di esse si intuisce il nome di Soppelsa e la cosa è confermata dalla didascalia originale del fotografo Arturo Andreoletti.

    Il povero caporal maggiore Genuino Soppelsa era un po’ il mattacchione del Battaglione, ne sono prova alcune fotografie che lo ritraggono scherzoso e divertito con indosso una enorme pelliccia invernale. Soppelsa cadde il 18 giugno 1915, in val di Tasca, valletta poco sopra Fuciade verso il passo delle Cirelle in una sfortunata perlustrazione in cresta. Meritò la Medaglia d’argento con la seguente motivazione: Soppelsa Genuino da Cencenighe (Belluno), matr. 14719: “Fu di mirabile esempio per arditezza ai soldati della sua squadra. Colpito mortalmente da un proiettile nemico, a quelli che accorrevano attorno a lui per soccorrerlo, gridava: Non pensate a me, pensate a combattere eroicamente”.

    Insieme a lui cadde un altro alpino, ecco spiegata la seconda croce nella foto d’epoca. Era il caporale Coltalmi Severino da Gosaldo (Belluno), matr. 22619 che meritò la Medaglia di bronzo sempre nella stessa giornata e nella stessa località del Soppelsa: “Avanzando arditamente allo scoperto, in zona intensamente battuta da fuoco nemico, per ricercare il suo ufficiale ferito, cadeva colpito a morte”. Purtroppo su di lui null’altro si sa, ma forse qualche alpino di Gosaldo, appassionato di ricerca, saprà darci altre notizie… chissà! Anche per questo luogo sarebbe auspicabile realizzare una tabella esplicativa con la foto storica e una didascalia, utili tra l’altro, a impedire un eventuale ampliamento del parcheggio che distruggerebbe per sempre l’ex area cimiteriale, comunque tutelata dalla legge.

    Nella conca di Fuciade vi sono altri posti ideali per intraprendere un viaggio nel tempo, scorci sconosciuti che non destano l’attenzione del viandante, ma che, una volta scovati, impreziosirebbero questo meraviglioso luogo. E così al tramonto, quando la luce del sole tinge di rosso le bianche cime dolomitiche, le ombre di Soppelsa, Coltami e di tanti altri si confonderanno con quelle dei forestieri. E resteranno lì, pronte ogni volta ad accogliere chiunque torni nella magica conca di Fuciade.

    Andrea Bianchi

    Per approfondire: –A. Andreoletti/L. Viazzi, “Con gli alpini sulla Marmolada”, Mursia Ed.; –M. Bartoli/D. Fontanive/M. Fornaro, “Dalla Marmolada al Piave”, Ed. Turismo Veneto; –D. Fontanive, “Quando in Val Biois tuonava il cannone”, Ed. Turismo Veneto; – B. Pellegrinon, “Le montagne del destino”, Nuovi Sentieri Ed.