Nulla sarà come prima

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    Si è detto sia stata l’Adunata dei record, soprattutto per le tantissime presenze registrate nell’arco dei tre giorni della manifestazione. Se si potesse misurare l’affetto dei pordenonesi nei confronti degli alpini, allora anche questo sarebbe un primato. La città ha dimostrato tutta la sua ospitalità e ha saputo accogliere in un grande e affettuoso abbraccio l’Adunata numero 87.

     

    Pordenone si è dimostrata, bella, gioiosa, pulita e soprattutto si è stupita del suo essere accogliente, unita e solidale. Anche in momento non facile, o forse proprio per questo, con la voglia di ricominciare prendendo a esempio la fierezza alpina. Lo scetticismo iniziale e la paura dell’invasione di una città a misura d’uomo, ha lasciato spazio all’interessamento, condivisione e partecipazione. Il “fischio d’inizio” per i pordenonesi (ma non per il Comitato organizzatore che, invece, già da molti mesi era al lavoro) è stato l’imbandieramento di strade e piazze.

    Attorno a quel vessillo, troppo spesso vituperato e rispolverato quando gioca la nazionale di calcio, si sono stretti i pordenonesi. Con il passare dei giorni le bandiere sono spuntate da tutti i balconi, quasi a dire “io sono con voi”. E poi la gara ad esporre i più simpatici messaggi di benvenuto o allestire la vetrina più bella. Ma anche il brulicare di gadget di ogni genere che cercavano di fotografare, con una immagine o slogan, lo spirito genuino di questa manifestazione. L’avvicinarsi dell’evento è stato scandito dal crescendo di penne nere arrivate alla spicciolata già la settimana precedente l’evento e che dal giovedì hanno iniziato a diventare così tante da trasformare la città in un tutt’uno di gente e cappelli alpini.

    Di fronte a questo cambiamento ci sono stati alcuni residenti che se ne sono andati. Ma – e sono molti – ci sono stati pure quelli che all’ultimo momento hanno cambiato idea; si sono resi conto che un avvenimento così accade raramente. Perdere l’occasione di vivere in prima persona quelle emozioni diventa un fatto che non ci si sarebbe potuti perdonare. Ne è stata una dimostrazione tangibile sentir parlare alcune persone della “Pordenone bene”, pronta a traslocare nell’appartamento del mare con le valige in auto, ma incuriosita dalla cerimonia dell’alzabandiera. Poi fare un passaggio in piazza prima di partire, emozionarsi sulle note dell’inno di Mameli che accompagnava il Tricolore mentre saliva sul pennone, filmando quel momento con uno smartphone tirato fuori dal taschino della giacca. Come è andata a finire?

    L’auto è rimasta ferma laddove si trovava, fuori dalla zona rossa. E le valige pure, comodamente adagiate nel baule. E via, tutti a far festa in città. Giornate indimenticabili, insomma, quelle che ha regalato il raduno alpino a questo territorio. Una pacifica invasione di allegria, solidarietà, orgoglio e fierezza che nella giornata di domenica 11 maggio ha sfilato lungo le strade dove era praticamente impossibile trovare uno spazio vuoto tanto era il pubblico presente. Le transenne solo fisicamente hanno potuto trattenere la gente, perché l’affetto, la commozione, gli applausi hanno varcato gli ostacoli e abbracciato ogni singolo alpino arrivato per sfilare a Pordenone.

    Una sinuosa onda che, al ritmo del Trentatré, sfilava raccogliendo gratitudine e simpatia. Un affetto e un calore che è andato aumentando quando il cielo si è fatto sempre più nero e una fitta grandinata ha anticipato un diluvio con lampi e tuoni che ha accompagnato per tutta la sfilata i gruppi del Triveneto. Una marcia che, se possibile, ha reso ancor più eccezionale questa Adunata: quando è toccato agli alpini di Pordenone, pareva quasi che le grida, gli applausi, l’incitamento potessero fermare le secchiate di acqua mandate da Giove pluvio e che il calore dei cittadini potesse fare da scudo alla pioggia battente e al freddo.

    Veci e bocia hanno così proseguito la marcia con la fierezza e l’orgoglio che li contraddistingue, lasciando che le lacrime di commozione rigassero i volti mischiandosi alla pioggia, soddisfatti per l’affetto dei loro concittadini. Ora che tutto è finito, la città è tornata alla normalità. Ma nulla sarà come prima. Questa 87ª Adunata ha segnato i pordenonesi. Ha regalato loro un cuore più grande, un orgoglio più forte e una ospitalità più marcata. Grazie alpini, per aver permesso a Pordenone di essere migliore.

    Antonio Liberti