NOVARA – FIRENZE – Ricordato il magg. De Cobelli

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    Nel 70º della scomparsa, le Sezioni di Novara e Firenze hanno commemorato la Medaglia d’Oro al Valor Militare Augusto De Cobelli con una cerimonia a Monterenzio, in Val d’Idice, nella zona dove il 23 marzo 1945 fu colpito a morte. Quattro sono le Sezioni legate alla storia del magg. De Cobelli: Novara per la nascita, Abruzzi perché fu comandante del btg. L’Aquila, la Bolognese-Romagnola perché morì in Val d’Idice e Firenze, dove fu trasportato morente e poi sepolto.

     

    La cerimonia è iniziata con la Messa celebrata dal cappellano della Sezione di Novara don Agostino Temporelli in suffragio di tutti i Caduti e con la deposizione di una corona al cippo dedicato a De Cobelli. Le allocuzioni del sindaco di Monterenzio Pierdante Spadoni, del Presidente della Sezione di Novara e del vice Presidente della Sezione di Firenze, hanno tracciato un profilo della Medaglia d’Oro. Poi una breve sfilata dalla chiesetta lungo la via “Caduti Alpini” verso il cippo che porta incisi i nomi di chi si è sacrificato per la Patria. La Sezione ha cercato senza successo eventuali parenti del magg. De Cobelli, essendo a conoscenza solamente del fatto che si sposò a Bolzano e che dovrebbe avere una figlia. Se qualcuno avesse notizie… si faccia avanti!

    Questa la motivazione dell’onorificenza: “Ufficiale di leggendario valore, già ripetutamente distintosi in precedenti campagne, sapeva creare in pochi mesi dal nulla un battaglione alpino di saldissime qualità spirituali e operative che portava al fuoco suscitando l’ammirazione dei vecchi e già provati battaglioni del reggimento e delle truppe alleate. In una ricognizione da lui diretta oltre le linee, effettuata per valutare la consistenza dell’occupazione nemica, su di una posizione la cui conquista avrebbe meglio salvaguardato l’integrità della difesa e creata la necessaria premessa per la prossima azione offensiva, cadeva eroicamente. Col suo sacrificio egli volle infondere in ciascuno dei suoi alpini la sicurezza ed il mordente che nutriva nel proprio cuore.

    Ci è riuscito quando il suo esempio è diventato comandamento e la leggenda a tutti gli alpini ragionanti tra loro e di continuo del loro giovane maggiore che era andato più avanti di tutti e, che era caduto primo tra tutti, insegnando con così semplice naturalezza quale fosse la via dell’onore e della gloria.” Valle Idice, 23 marzo 1945.