Nikolajewka, un'eco mai spenta

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    Appuntamento sempre uguale e sempre diverso quello degli alpini che celebrano la ricorrenza della battaglia di Nikolajewka, non per osannare la guerra ma per rendere omaggio a coloro che l’hanno combattuta compiendo il loro dovere fino all’estremo sacrificio. Dovere, sacrificio, parole che oggi sembrano anacronistiche e superate, ma non è stato così per decine di migliaia di giovani che non sono più tornati e che non vanno dimenticati.

    A Brescia, città della Tridentina per eccellenza, la ricorrenza del 64º anniversario della battaglia è stata commemorata secondo un programma che fa parte della tradizione, cominciando dai giovani: alla scuola media Divisione Tridentina e alla scuola media Pascoli , dove si sono esibiti il coro Alte Cime e la fanfara Brigata Tridentina e hanno parlato i reduci, per spiegare cos’è la guerra, per insegnare la pace.

    Poi l’omaggio ai Caduti, con la deposizione di una corona al monumento che li ricorda al cimitero Vantiniano, presente il Labaro scortato dal presidente nazionale Corrado Perona dai vice presidenti Attilio Martini e Alessandro Rossi e dai consiglieri Michele Casini, Roberto Formaggioni, Cesare Lavizzari e Adriano Rocci, centinaia di alpini con tanti vessilli scortati dai presidenti di Sezione e centinaia di gagliardetti. Ha reso gli onori un picchetto armato.

    Fra le autorità, il col. Vladimir Mediakov, addetto militare della Federazione Russa dell’ambasciata di Roma. Nel pomeriggio cerimonia a Mompiano, alla scuola per miodistrofici Nikolajewka, con una cerimonia aperta dall’alzabandiera del Tricolore e della bandiera della Federazione Russa.

    C’era una sparuta pattuglia di reduci, che Perona ha abbracciato ad uno ad uno, poi ha pronunciato un accorato discorso che ha toccato il cuore di tutti. Nello stesso pomeriggio, il vescovo ausiliare di Brescia mons. Francesco Beschi ha concelebrato una S. Messa a suffragio di tutti i Caduti.

    Al termine si è formato un corteo che da piazza Paolo VI ha raggiunto l’auditorium di corso Magenta, dove il generale Cesare Di Dato, già direttore de L’Alpino, ha svolto una appassionata commemorazione della battaglia, lasciando poi spazio a racconti di reduci e a letture sulla campagna di Russia. È stato anche presentato il libro Siamo tornati a baita del giornalista e scrittore alpino Redaelli.