Naja e dintorni

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Vedo che l’argomento “servizio militare obbligatorio, sì o no” continua a tenere banco sulle pagine de L’Alpino. Non passa numero senza una lettera che ne parli, spesso, purtroppo, con risentimento e livore, come se l’abolizione del servizio militare obbligatorio sia stata il risultato di un complotto, magari dei partiti della sinistra, e non una scelta dettata da ragioni di efficienza e di costo delle nostre Forze Armate. 

Sono un amico degli alpini, ufficiale in congedo dell’Aeronautica Militare. Devo dire, con tutta sincerità, che ho del mio servizio militare (1963-1964) un ricordo molto variegato: come ufficiale del Genio (sono ingegnere) ho visto molte persone e cose interessanti, come ufficiale di giornata o di picchetto nelle caserme ho visto anche purtroppo dei grandi sprechi, ho visto i soldi dei contribuenti “presi a calci” da soldati a cui interessava solo farla finita al più presto con la naja. Vorrei ricordare a tutti gli alpini, per cui ho una grande ammirazione e rispetto, che le Forze Armate italiane non sono fatte solo di alpini e che, nell’Esercito di una volta, prima dell’abolizione della naja, contavano numericamente, molto di più, altre specialità, fanteria in primis. Sul valore “formativo” del servizio militare obbligatorio, se parliamo di corpi scelti come gli alpini, posso anche essere d’accordo, ma le Forze Armate non sono fatte solo di alpini.

Rodolfo Gamberale, Roma

Caro lettore, lei ci tiene a dirci che nell’Esercito non esistono solo gli alpini. Ne siamo ben coscienti e li aspettiamo in piazza con le loro Adunate a far concorrenza alle nostre. In attesa di vederli, ci lasci il piacere di sentirci orgogliosi del Corpo cui apparteniamo. Quanto al dibattito sul servizio militare obbligatorio, quello che a noi interessa è che non vada perso per il futuro lo spirito che muove l’Ana. Noi lo chiamiamo alpinità e siamo convinti che sia ancora un bene utile e prezioso per il Paese.