Medaglia d’Oro al Valore Civile a Simone Moro, alpino e alpinista gentiluomo

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    Durante una spedizione sull’Everest Lhotse salvò la vita a un giovane inglese abbandonato dai compagni di scalata.

    Con grande coraggio, rinunciando al compimento di un’ardua impresa alpinistica, interveniva in soccorso di un giovane rocciatore inglese precipitato lungo la parete di un monte : questa la motivazione della Medaglia d’Oro al Valore Civile conferita all’alpinista Simone Moro, alpino della sezione di Bergamo, per essere stato protagonista di un episodio di eroismo estremo sul Lhotse Everest, nel Nepal, il 22 maggio 2000. Di Moro si parla poco, eppure è uno dei migliori alpinisti al mondo, protagonista di epiche imprese e ardimentose traversate.
    Stava appunto compiendo la traversata Everest Lhotse, con Denis Urubko, quota 8.500 metri. Erano in una piccola tenda quando sentono delle grida provenire dalla tenda di una spedizione composta da quattro spagnoli, un neozelandese, un americano e due sherpa. Moro esce dalla sua tenda e vede Darek, un alpinista polacco che assieme a una connazionale, uno sherpa e al britannico Tom Moores avevano conquistato la vetta qualche ora prima. Darek racconta di aver appreso che il giovane Moores era scivolato, precipitando per centinaia di metri, senza che i suoi compagni di ascensione potessero soccorrerlo. Il suo corpo, immobile, era in fondo a un ripido canalone, sulla neve. C’erano 38 gradi sottozero e le condizioni del tempo erano pessime. I compagni di spedizione, gli altri alpinisti del campo vicino davano ormai per spacciato Moores.
    Per Moro quelle sono le sue montagne, ma soprattutto è un alpinista che non avrebbe mai abbandonato nessuno, neanche a costo della sua vita. E così, da solo, compie l’impresa impossibile. Il tempo è orrendo, tra lui e il giovane precipitato, forse morto, forse ancora in vita, ci sono duecento metri di dislivello e una placca di roccia tirata a specchio: è costretto ad aggirarla, scende, risale dall’altra parte, finalmente raggiunge la conca nevosa sulla quale è immobile il corpo di Moores. Il giovane ha perso molto sangue, è senza un rampone, è allo stremo delle forze ma vivo. Moro tenta di rianimarlo ma a quella quota è difficile perfino respirare, ogni boccata brucia i polmoni.
    Lui si carica sulle spalle il ferito e lo riporta al campo, lo assiste per tutta la lunga, terribile notte, gli salva la vita.
    Per questo episodio l’alpinista bergamasco riceverà a Parigi, dalle mani del segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, il David A. Sowles Award , il prestigioso premio istituito nel 1981 dall’American Alpine Association, un premio che in oltre vent’anni è stato assegnato solo quattro volte. E poi, come si diceva, la Medaglia d’Oro al Valor Civile, dalle mani del presidente Ciampi.