Libano: un pensiero al Natale 1942 di Selenyj-jar

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26 Dicembre 2015, Shama Sud del Libano – La Brigata alpina Taurinense, attualmente schierata in Libano, ha inaugurato, in occasione della visita natalizia dell’ Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, Monsignor Santo Marciano’, un  monumento a ricordo del sacrificio delle penne nere abruzzesi del Battaglione alpini L’Aquila durante la battaglia di Selenyj –jar – Russia  nel 1942.

Il monumento, benedetto da Monsignor Santo Marciano’, porta incisi i versi commoventi di “Natale 1942”, poesia scritta dal Sottotenente Giuseppe Prisco, ufficiale del Battaglione alpini L’Aquila, uno dei soli 3 ufficiali dell’Unità reduci della campagna di Russia.
L’inaugurazione del cippo, svolta presso la sede del comando della Joint Task Force Lebanon e’ stata preceduta dal rito di apertura, da parte dell’ordinario, della Porta Santa nella Chiesa della base di Shama come gesto simbolico che si inserisce nell’ anno Giubilare straordinario.
Il momento più significativo della commemorazione è stata la lettura dei versi di Natale ‘42, da parte di un giovane alpino del Battaglione alpini L’aquila, erede della tradizione alpina della storica Unità abruzzese che, commosso ha ravvivato il ricordo delle migliaia di caduti in quell’inverno del ’42 a Selenyj-jar.
I lavori di realizzazione del monumento, nella sede di Shama, hanno visto operare con entusiasmo e partecipazione moltissimi caschi blu italiani del 9 ° Reggimento alpini, che operando nel tempo libero e nelle pause dal servizio, hanno permesso di inaugurare in tempo record la stele con l’ immancabile aiuto della sezione ANA Abruzzi, che ha donato al contingente nazionale il cappello alpino in bronzo, opera del maestro Massimo Della Morte.

NATALE 1942

“C’ERA GESÙ, TRA NOI,
NELLE TRINCEE PRESSO IL DON,
A TENERCI COMPAGNIA NEL GELO.
SE NO, DI CHE SAREMMO VISSUTI,
SE NEPPURE LUI CI AVESSE PARLATO,
NEL SILENZIO NOTTURNO DELLA STEPPA?
CHI PUÒ VIVERE SOLTANTO DI GELO, DI FAME, DI FUOCO?
E ALLORA LUI CI SUSSURRAVA IL NOME DELLA MAMMA,
NE ADOPERAVA LA VOCE
PER OFFRIRE L’AUGURIO E IL DONO DI NATALE:
“RITORNA FIGLIOLO… NOI TI ASPETTIAMO”.
INNUMEREVOLI GOMITOLI GRIGIO-VERDI
RANNICCHIATI ED INFISSI NELLA NEVE,
ERAVAMO UNA UNICA LINEA PRESSO IL DON,
MA POCHI, PER LA BIANCA VASTITÀ DI JVANOWKA,
MOLTI SOLTANTO A SELENYJ-JAR, AL PICCOLO CIMITERO
NATO DAL SANGUE DEGLI ALPINI DE “L’AQUILA”.
GALUBAJA KRINIZA, NOVA-KALITWA;
IL BAMBINO PARLAVA A NOI, SI SOFFERMAVA
IN SILENZIO E INATTESO INNANZI A LORO,
LI ATTENDEVA PER PORTARLI CON SÉ,
NELLA NOTTE DI NATALE.
NOI SUPERSTITI RESTAVAMO SGOMENTI,
QUEL MISTERO SI ESPRIMEVA SOLTANTO IN DOLORE:
LEGAVA UN’UNICA PATERNITÀ, UNA STESSA SORTE.
SOPRA LA NEVE, SOTTO LA NEVE
MA NOI SIAMO TORNATI.
NON C’È PIÙ NATALE EGUALE A QUELL’ULTIMO NOSTRO:
OGNI ANNO SIAMO LÀ, SU QUELLA NEVE A CHIAMARLI.

FRATELLI NOSTRI, NOI VI RICORDIAMO.”