Lezioni di civiltà

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    Vorrei segnalare un gesto di grande umanità e fratellanza che ha commosso tutti i presenti. Mi trovavo nel cimitero di Carpaneto Piacentino (Piacenza), ad un certo momento vedo arrivare una quindicina di alpini con un cuscino di fiori con fascia tricolore e la scritta “Da Saviore all’alpino Paolo”. Arrivati davanti alla tomba un’aquila d’oro ha dato l’attenti col grido “l’alpino è presente”.

    Il segno della croce, la preghiera dell’alpino e poi un minuto di silenzio, il riposo e il rompete le righe. Sui volti di tutti si leggeva la commozione, compresi i passanti che hanno assistito all’intenso momento. Il fatto meriterebbe un po’ di spazio per il senso di fratellanza che regna nel Corpo degli alpini. L’alpino in questione certamente sarà stato un grande compagno d’armi ed amico che non si dimentica facilmente. La delegazione di alpini proveniva da Saviore dell’Adamello in visita all’alpino Paolo Ballotta, classe 1912, deceduto nel 2004. Li avrei abbracciati tutti e salutati volentieri, grazie di esistere, viva gli alpini.

    Giuseppe Fanti Gruppo di Bettola, Sezione Piacenza

    Ho provato qualcosa di analogo, che mi ha fatto scendere qualche lacrima, quando ho visto il coro dei congedati dell’Orobica recarsi al cimitero di Costalunga (Verona) a cantare per il loro fondatore, don Bruno Pontalto. Mi chiedevo in quella circostanza quello che forse tu stesso ti chiedevi al cimitero di Carpaneto Piacentino: riconoscenza, fraternità, spirito di Corpo? Tutto questo certamente. Aggiungerei: una grande lezione di civiltà.