La storia in cartolina

    0
    172

    Ammettiamolo, negli ultimi decenni tutti abbiamo strizzato l’occhio alla tecnologia. La tastiera “qwerty” sostituisce sempre più spesso la penna, il rituale degli auguri in occasione delle feste viene annunciato dal freddo tono di un cellulare e nelle casella della posta arrivano più pubblicità e bollette che lettere attese con trepidazione da una persona cara o provenienti da un paese lontano. Ma non è stato sempre così. C’è stato un tempo in cui si aveva un unico modo di parlarsi quando si era lontani, quello di scrivere, oppure – dato che l’analfabetismo era frequente – di farsi scrivere una lettera. Per le Poste del XIX secolo però il peso della missiva, che comprendeva anche la busta, incideva grandemente sui costi e di conseguenza sul prezzo pagato per usufruire del servizio.

     

    Il primo a intuire l’utilità di un biglietto postale in formato ridotto fu il direttore generale della Posta imperiale tedesca, Heinrich von Stephan che nel 1865 lo propose al 5° Congresso postale di Karlsruhe. Occorsero però altri quattro anni prima che una cartolina postale potesse essere consegnata nel territorio dell’Impero austro-ungarico. In molti Paesi con una forte presenza di semianalfabetismo, la cartolina costituisce un facile ed efficace strumento di dialogo a distanza, al contrario della lettera che comporta la conoscenza della grammatica e della sintassi, appannaggio delle classi colte e agiate. La cartolina permette, invece, l’elaborazione di un messaggio breve, accessibile a chiunque possieda rudimentali conoscenze scolastiche ed è interpretabile comunque, anche se scritto in maniera approssimativa. Con il tempo le cartoline postali divennero sempre più elaborate, abbellite da illustrazioni, una tecnica probabilmente già in uso in alcune parti del Vecchio Continente.

    Le cartoline riportavano litografie che riproducevano vedute di città o bellezze artistiche e si diffusero anche nell’Esercito. In Italia la prima cartolina militare è da considerarsi quella edita nel 1887 dal 64° Reggimento fanteria, per celebrare il suo 25º di costituzione. Fu sul finire del XIX secolo che presero definitivamente piede e si diffusero notevolmente tra il 1900 e il 1920, quando la quasi totalità dei comandi militari ebbe una notevole produzione di cartoline reggimentali. Le prime cartoline postali militari erano senza alcuna immagine, in seguito furono stampate cartoline che riproducevano lo stemma o l’emblema con l’intestazione del Corpo, ma quelle più ricercate sono stampate con realizzazione pittorica o fotografica. I coscritti chiamati a prestare servizio militare a centinaia di chilometri di distanza, dotati in maggioranza di un’istruzione sommaria, per poter comunicare i loro sentimenti alle famiglie lontane, utilizzarono da subito questo strumento.

    Alcune tra le vecchie cartoline reggimentali hanno segnato le Campagne e le tragedie storiche, che hanno avuto principalmente per protagonisti i reparti alpini e altri reparti di fanteria, e rivelano in modo intimo la vita di quei soldati: il senso della distanza, il bisogno di raccontare, di farsi sentire presenti. La posta, le lettere e le cartoline, così come le fotografie, sono tutto per chi era lontano da casa. Le parole scritte durano e restano per sempre impresse, si passano da padre in figlio e si conservano come tesori. E le cartoline illustrate sono vere e proprie opere d’arte che ci accompagnano nella nostra storia; mutano nel tempo, seguendo le tecniche pittoriche e il gusto estetico, influenzato spesso dal clima politico e dal fine propagandistico di alcune epoche, come durante il Ventennio fascista. Con una punta d’orgoglio possiamo dire che, tra le riproduzioni più belle, ci sono certamente le cartoline del Corpo degli Alpini. I paesaggi degli esemplari più antichi – la prima cartolina “alpina” risulta aver viaggiato nell’agosto 1898 – sono quelli ameni delle montagne.

    Dopo lo scoppio della Grande Guerra sono preferite le rappresentazioni delle gesta militari, della dura vita in montagna, molto spesso riportando il nome, lo stemma e il motto del battaglione o del gruppo. Accanto agli uomini ci sono spesso i fedeli compagni di fatiche, i muli, mentre in quelle dal sapore più stilizzato è immancabile l’aquila, simbolo per eccellenza del Corpo. Su tutte dominano le immagini di imprese guerresche o di atteggiamenti di grande spessore morale e umano, oppure con gli Alpini raffigurati in posture epiche e solenni. Accanto alle cartoline militari ci sono anche quelle della nostra Associazione, realizzate in occasione delle prime Adunate nazionali o per celebrare un particolare anniversario. Qui la varietà la fa da padrona: si passa dalle cartoline simboliche come quella del pellegrinaggio sull’Ortigara del 1920, in cui sono riprodotti un cappello alpino e la Colonna mozza, a quelle evocative o paesaggistiche, a quelle più ironiche delle Adunate del ’34 a Roma, del ’35 a Tripoli o del ’39 a Trieste. Spiccano, su tutte, le cartoline disegnate dalla mano di grandi Alpini come Giuseppe Novello e Paolo Caccia Dominioni.

    Enzo Nuzzo