La stele di San Giusto

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    Sul numero di novembre avete dedicato alla strage di Vergarolla del 18 agosto 1946 una lunga lettera di Norberto Ferretti, in cui si pone chiaramente in luce la matrice slavocomunista di quel delitto contro l’umanità, autentico colpo di grazia alle ultime speranze di Pola italiana, che non a caso avrebbe visto il 92% dei suoi cittadini prendere la via dell’esilio rinunciando ad affetti, beni, e persino alle tombe dei propri cari, in nome dell’Italia e della vita. Spiace, peraltro, che vi sia ignorata l’esistenza della grande stele commemorativa installata a Trieste nella zona sacra di San Giusto, coi Nomi e l’età delle 64 vittime identificate, ad iniziativa della Federazione Grigioverde e della Famiglia di Pola in Esilio, e del loro Presidente, il compianto gen. Riccardo Basile.

     

    L’inaugurazione avvenne il 18 agosto 2011, nel 65º anniversario dell’eccidio, alla presenza delle Associazioni d’Arma, tra cui quella particolarmente significativa dell’Ana. E ogni anno si ripete, con l’intervento ufficiale del gonfalone di Trieste, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nel silenzio della classe politica italiana, opportunamente rilevato nella lettera (nonostante la vigenza della legge 30 marzo 2004 n. 92 istitutiva del Giorno del Ricordo), e nelle perduranti reticenze attendiste dell’attuale amministrazione di Pola, è cosa buona e giusta che almeno a Trieste esista un monumento commemorativo (unitamente a quello in onore di Micheletti) dove si può deporre una corona o un fiore “ad memoriam”.

    Carlo Cesare Montani, esule da Fiume
    Laura Brussi, esule da Pola

    Chi scrive dal centro non sempre conosce ciò che esiste in periferia. Il senso delle lettere è anche quello di consegnarci un orizzonte il più ampio possibile. Il nostro non è stato un peccato di omissione, ma di ignoranza, nel senso etimologico della parola.