La nostra Preghiera

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    Dopo aver letto molto sulla nostra Preghiera, ho avuto l’impulso di dire la mia. Ho conosciuto la Preghiera dell’alpino quando mi presentai alla Scuola Militare Alpina, il 17 gennaio 1969, quale partecipante al 22º corso Acs.

     

    Da quel giorno, pur non essendo un buon cattolico, “sento” decisamente tanto la “Preghiera dell’Alpino”, forse perché mi porta a ricordare chi prima di me l’ha recitata, anche in tempi meno felici dei miei. A chi propone di modificarne il testo, vorrei dire di ricercare in lui quella umiltà che contraddistingue gli alpini tutti, vorrei poter dire loro che il passo “Rendi forti le nostre armi…” è solo una licenza poetica, io leggo un’esortazione ad esser forti contro le avversità, vorrei poter dir loro che gli alpini, con tutto il bene che hanno fatto e ancora dispensano, non pensano certo a usare le armi, fermo restando il fatto che abbiamo giurato fedeltà alla Patria. Infine, vorrei chieder loro con quale diritto si chiede la modifica del testo, domani chiederanno di modificare o cambiare il nostro 33.

    Erminio Ferrarese, Genova

    Le armi usate per difesa non sono una bestemmia ma un servizio ai fratelli. Ci sono stati fior di Papi che hanno parlato di ingerenza umanitaria per difendere categorie di cittadini indifesi. O vogliamo credere che le persone si possano difendere con i cortei in piazza?