La misura che fa la differenza

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    Caro don Bruno, mi preme una riflessione che magari ai più può sembrare fuori tempo o fare sorridere. Come presidente di Sezione ho modo di incontrare sia i Gruppi che singoli alpini e noto, con rammarico, un affievolimento nel sostenere e mettere in pratica ciò che l’art. 2 del nostro Statuto ci presenta come scopi dell’Associazione.

    Mi sembra che ci si dimentichi della cosa più importante per cui esistiamo, quella di essere un’Associazione d’Arma, per lasciare il posto esclusivamente alla parola “volontariato”. Ma questo fa già parte del nostro DNA quindi… È angosciante per me presidente di Sezione constatare che molti Gruppi sono diventati le Onlus o il bancomat di parrocchie o amministrazioni comunali e, pur rispettandone e valorizzandone gli interventi, notiamo che talvolta dimenticano di essere parte integrante di una Associazione che si chiama Associazione Nazionale Alpini. Chiaramente il singolo Gruppo deve avere e mantenere il suo spazio nell’ambito del mosaico in cui vive e lavora ma quando si antepone il “particolare” agli impegni o proposte dell’Associazione dovremmo riflettere e secondo me correggere il tiro. Questo purtroppo si verifica perché anche noi ci siamo fatti permeare dal “buonismo” imperante per non essere additati come facili “militaristi”. Perché ci lasciamo facilmente trasportare dalle onde più o meno spumeggianti? I nostri alpini sono consapevoli che non saranno le dipartite o le defezioni a ridurre la nostra Associazione bensì la scomparsa dei valori per cui siamo nati nel 1919, e che dovrebbero stimolarci ad una vita associativa più piena, condivisa e responsabile. Altrimenti modifichiamo o “modernizziamo” l’articolo 2 e parliamo solo di volontariato. Inoltre spesso si percepisce un’altra evidente distorsione che mi ha fatto molto riflettere perché magari anch’io ci sono cascato: “L’alpino, il Gruppo deve essere soggetto (cioè attore principale, parte attiva) dell’Associazione Nazionale Alpini e non oggetto del capogruppo o di chicchessia”.

    Mario Penati – presidente sezione Monza

    Caro Mario, come in tutte le cose della vita è la misura che fa la differenza. Ad essere proiettati solo nel fare si rischia quello che tu chiami buonismo, ma limitarsi a commemorare potrebbe diventare reducismo. E comunque anche il volontariato rientra negli obiettivi del nostro Statuto. Riporto di seguito l’art. 2, mi sembra ci sia posto per tante cose. Il tutto sta poi nel trovare l’equilibrio: “l’Associazione Nazionale Alpini si propone di: a) tenere vive e tramandare le tradizioni degli alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta; b) rafforzare tra gli alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall’adempimento del comune dovere verso la Patria e curarne, entro i limiti di competenza, gli interessi e l’assistenza; c) favorire i rapporti con i reparti e con gli alpini in armi; d) promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni; e) promuovere e concorrere in attività di volontariato e Protezione Civile, con possibilità di impiego in Italia e all’estero, nel rispetto prioritario dell’identità associativa e della autonomia decisionale. Per il conseguimento degli scopi associativi l’ANA, che non ha scopo di lucro, si avvale in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri soci”.