La memoria sfragiata

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    Il mio paese è posto sulla sponda del Lago di Garda ed era, cento anni fa, l’immediato retroterra del fronte sul confine tra l’Italia e l’Impero austroungarico che correva sullo spartiacque. Sono zone in cui si combatté per tutto il periodo della Grande Guerra. Oltre cinquant’anni fa, nella frazione Vesio, su iniziativa del locale gruppo alpini, venne edificato un monumento dedicato ai Caduti di guerra. 

     

    L’anziano Capogruppo chiese a me, allora diciassettenne, di recarmi in quelle zone per recuperare dei pezzi di reticolato risalenti ai tempi della Grande Guerra, che sapeva essere rimasti in Val Cerese, zona di combattimenti e sede di un ospedale militare. Li recuperai e sulle spalle li portai in bicicletta per essere posti sugli originali storici sostegni (le cosiddette code di porco) intorno al monumento che abbiamo sempre onorato e di cui siamo sempre stati orgogliosi. Poco tempo fa la nostra Amministrazione Comunale, per un malinteso senso di sicurezza, ha fatto asportare e buttare tutto quel filo spinato, considerato al pari dei recinti per i pascoli, per il bestiame, tra l’indifferenza generale. Noi italiani inorridiamo, giustamente, quando qualche barbaro, nostrano o straniero, vandalizza i nostri monumenti: si sprecano i servizi dei telegiornali, gli articoli dei giornali e i lamenti dei politici. Io penso che lo sfregio ad un nostro monumento non sia meno grave della rottura di un dito, un piede o una zanna di una statua di marmo, ancorché patrimonio della nostra cultura, che ci viene invidiata dal mondo intero. Ma un’offesa alla memoria non è sicuramente inferiore all’offesa all’arte. È una grave offesa a coloro ai quali è dedicato quel monumento al loro sacrificio e a tutti noi italiani, ed è ancora più grave se il vandalo è una mano pubblica.

    Andrea Cavazza Gruppo di Tremosine sul Garda, Sezione Salò

    C’è modo nel fare le cose. Anche un mobile di famiglia può essere spostato. Ma è sempre il modo che fa la differenza.