La memoria che insegna

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    Caro direttore, mi chiamo Mario, amico degli alpini e nipote di alpino. Come ogni anno nelle festività mi trovo a visitare mia suocera a Pysarivka nei pressi di Volocysk in Ucraina centrale. Camminando in questa immensa pianura mi sono sentito a disagio, come fuori posto. Oggi ci sono 23 gradi sotto zero, e io sono qui ben coperto con cuffia e guanti. 

     

    Mi fermo a guardare verso l’infinito est: tutto il luccichio della tormenta arriva al viso, ed ecco arrivare al mio cuore come frecce le facce di migliaia di ragazzi, che settanta anni indietro mandati allo sbaraglio erano qui su queste strade per cercare di portare a casa la pelle e tornare a ritrovare la mamma, la moglie, i propri figlioli. Ora capisco gli occhi lucidi del signor Calini di Legnano reduce di Russia quando mi raccontava di queste giornate. Lui era sempre restio al ricordo, ma a volte lo faceva quasi per giustificare il suo rientro, lui era tornato, molti suoi coetanei no. Pensando a loro spero che un giorno questo nostro mondo possa tornare a vivere quei valori di vita che stanno andando persi e per cui questi ragazzi hanno lasciato la giovane vita nella pianura Ucraina. Voglio ricordarne uno per tutti: Enrico Giovanelli di Cannero Riviera, zio di Bruno mio caro amico. Lui non è tornato.

    Mario Zanni – Cannero Riviera (Verbania)

    Caro Mario, tu giustamente parli dei valori che rischiano di andare perduti. Io vorrei che la memoria dei nostri Caduti ci liberasse anche dagli egoismi contemporanei della politica che continua a seminare sementi di guerra.