La Linea Cadorna

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    Lungo “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno” di manzoniana memoria, poche decine di chilometri a nord del capoluogo, in territorio comunale di Dervio, la sezione di Lecco ha realizzato il recupero di un tratto della Linea Occupazione Avanzata Frontiera Nord (O.A.F.N.). Il tratto di Linea, che noi continueremo a chiamare con il nome con cui è ormai universalmente nota, ovvero Linea Cadorna, faceva parte del Settore Mera – Adda, sotto settore Bellano – Dervio raggruppamento di Dervio.

    L’intervento di recupero ha fatto parte di un Programma di Cooperazione Transfrontaliera “Interreg” denominato “ForTi- Linea Cadorna” che ha visto operare, oltre a vari partner nazionali, anche Enti e Associazioni della vicina Confederazione Elvetica. L’intervento ha comportato il rilevamento cartografico, la stesura di un progetto di recupero dei manufatti e, una volta ottenute le debite autorizzazioni, i lavori di recupero veri e propri: un impegno di oltre 900 giornate-uomo.

    I lavori, fortemente voluti dal past president della sezione di Lecco Luca Ripamonti e dall’attuale in carica Marco Magni, succedutisi in corso d’opera, sono durati ben tre anni e hanno coinvolto non solo l’unità di Protezione Civile sezionale, peraltro pietra d’angolo di tutto l’intervento, ma tutti i soci che, rispondendo in massa alla chiamata, hanno prestato la loro opera con il tipico entusiasmo alpino. L’intervento ha consentito di realizzare un percorso storico, didattico, culturale con alcune caratteristiche particolari. Nonostante sia un percorso relativamente modesto (circa 200 metri di dislivello) si potranno ammirare una serie di manufatti tali da fare di questa porzione di Linea, quasi un piccolo compendio di opere campali. Il percorso inizia sulle rive del lago di Lecco, ad una quota di poco superiore ai 200 metri, rendendo quindi la visita possibile durante tutto l’anno. Ma veniamo al sodo: ecco come raggiungere la nostra Linea. Direttrice di marcia la S.S. 36 da percorrere in direzione Colico per tutte le provenienze esclusi chiaramente coloro che da Colico scendono. Arriviamo a Corenno Plinio dove una splendida cinta fortificata con un’elegante torre in fregio alla strada (sec. XIII-XIV) saranno il nostro riferimento. Siamo pronti ad iniziare la visita alle opere militari.

    Il percorso di salita è in realtà un semplice sentiero di arroccamento in quanto tutta la viabilità di servizio che doveva alimentare le opere proviene dalla strada provinciale che sale lungo l’aspro solco della val Varrone, parte anch’essa delle opere della Linea Cadorna. Salendo incontreremo postazioni singole e multiple per mitragliatrici, blindate e non, con banchine realizzate in calcestruzzo o semplicemente accostando grosse pietre piatte, postazioni lineari per fucilieri, piazzole destinate ad ospitare l’artiglieria, due bellissimi ricoveri in caverna per addetti di artiglieria uno dei quali, addirittura, scavato in salita. Sulla cima del cornetto che ospita le opere, una splendida postazione multipla in caverna per mitragliatrici che reca ancora sulle pareti i segni dello scalpello con cui è stata scavata. Viene spontaneo pensare a quanta fatica sia costata la realizzazione di queste opere. Un’attenzione particolare meritano tutte le opere murarie, di sottomuratura, le massicciate, i piani di calpestio realizzate assolutamente senza leganti di nessun genere e arrivate a noi in queste splendide condizioni solo grazie ad una abilità, ad una tecnica costruttiva che si potrebbe quasi chiamare arte. Non mi resta che augurarvi buona gita ricordando la possibilità di essere accompagnati durante la visita contattando la sezione di Lecco (tel. 0341- 364108).

    Ivan Piazza

    La batteria Cardina

    La batteria di Cardina è una installazione militare risalente alla prima guerra mondiale, appartenente alla cosiddetta Linea Cadorna, situata sull’omonima collina e immediatamente a nord-ovest della città di Como, fra i quartieri di Monte Olimpino, Tavernola e Sagnino. Affacciata su uno splendido panorama, Cardina è un prezioso polmone verde per tutta la zona circostante. Oltre che con sentieri pedonali, la si può raggiungere mediante una strada carrozzabile che si imbocca sulla via Bellinzona, la principale arteria che collega Como città a Chiasso. La batteria è costituita da 4 postazioni per cannoni, disposte in linea, situate ad una certa distanza l’una dall’altra per disperdere il più possibile gli effetti del tiro nemico.

    Due di esse sono visitabili. I cannoni erano pressoché invisibili dalle posizioni occupate dal nemico ed il terrapieno che li circondava assicurava a personale e pezzi una certa protezione. Un muro perimetrale realizzato in pietra a vista, alto circa due metri protegge la postazione. Nella parte interna del muro sono ricavate delle nicchie per il deposito delle munizioni di immediato impiego. Compito dei cannoni di Cardina era quello di battere il territorio del Mendrisiotto, in Canton Ticino. Bersaglio principale era il ponte di Melide. Tale funzione era svolta in concomitanza con un’altra batteria da 149, situata nel comune di San Fermo della Battaglia, in località Villa Prelio. Il fuoco combinato delle due batterie era pari a quasi tre colpi al minuto, cadenza di tiro sufficiente a contrastare validamente ogni tentativo di sfondamento.

    Grazie all’impegno completamente volontario di numerosi Gruppi alpini della sezione di Como, che hanno lavorato fianco a fianco per diversi mesi, si è potuto riportare due postazioni alla condizione originaria. Alla bonifica dei luoghi ha fatto seguito la ricostruzione muraria delle vestigia, compresi i locali accessori, che ha avuto luogo utilizzando le stesse pietre impiegate a suo tempo per l’originaria edificazione. Contestualmente, è stata riportata alla luce la pavimentazione in pietra delle postazioni, rimuovendo lo strato di detriti che la ricopriva. Il lavoro non è stato facile a causa del completo stato di abbandono delle infrastrutture, semi crollate e invase da vegetazione d’alto fusto, in molti casi abbarbicata ai muri di contenimento. Degna di nota la bonifica dell’area del laghetto, invasa ormai da anni da rovi e sterpi. Oltre al recupero di una testimonianza del nostro passato di innegabile valore storico, gli alpini hanno voluto avviare una riqualificazione ambientale delle aree collegate, interpretando in tal modo l’esigenza della comunità locale.

    Angelo Moretti