“La guerra è follia”

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    A Redipuglia non è stata una giornata di festa. Così ha voluto papa Francesco che ha svicolato dal rigido protocollo militare, evitando passerelle e bagni di folla. Ha scelto un momento di raccoglimento e di preghiera nel Sacrario dove riposano i 100.000 Caduti, simbolo del sacrificio per la Patria e nello stesso tempo luogo di dolore. Il “Papa semplice” lo è stato sia nei gesti, sia nelle parole, sferzanti come la pioggia che cadeva sul luogo della cerimonia.

     

    La guerra non è solo l’assenza di pace. È un sentimento che si insinua nell’animo dell’uomo, contaminato “dalla cupidigia, dall’intolleranza, dall’ambizione di potere, spesso giustificati da un’ideologia”. “Sopra l’ingresso di questo cimitero – ha ricordato nell’omelia papa Francesco – aleggia il motto beffardo della guerra: A me che importa?”.

    La guerra non guarda in faccia a vecchi, bambini, mamme, papà. Lo si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni”. Nel recente passato il Santo Padre aveva per la prima volta parlato di terza guerra mondiale, una guerra frammentata, combattuta a capitoli e forse per questo meno evidente, ma ugualmente pericolosa. I numeri danno l’idea della gravità della situazione: oggi un terzo delle nazioni al mondo sono implicate in un conflitto. Attualmente ce ne sono più di 400 e 45 di questi sono classificati come vere e proprie guerre. Centomila ogni anno è il numero dei morti.

    Francesco si è rivolto ai “pianificatori del terrore”, a coloro che guardano solo agli interessi, ai piani geopolitici, al denaro, al potere, all’industria delle armi, a quanti hanno scritto nel cuore solamente “A me che importa?”. Sono queste le parole che impediscono ai cuori corrotti di piangere. “L’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”, ha concluso così il Santo Padre, con un accorato appello alla vita, contro la follia della guerra, in ogni tempo.

    Ad ascoltare le sue parole un nutrito parterre di autorità civili e militari: il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il Capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, quello dell’Esercito gen. Claudio Graziano, il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani, il duca Amedeo di Savoia-Aosta, nipote del duca Emanuele Filiberto comandante della 3° Armata che riposa a Redipuglia, oltre agli ambasciatori di molti paesi europei, all’ordinario militare mons. Sergio Marcianò e a 13 ordinari militari stranieri. Ai lati dell’altare, tra i vessilli delle associazioni d’Arma, c’era il Labaro dell’ANA con il presidente Sebastiano Favero e alcuni consiglieri nazionali.

    La cerimonia è stata anche un’occasione d’incontro dei militari e delle loro famiglie con il Papa: erano circa 15mila le persone che hanno seguito la Messa, trasmessa in diretta dalla Rai. All’ingresso del Sacrario, ai lati della via Eroica, erano disposti i militari in divisa storica della prima guerra mondiale; al centro un picchetto di varie Armi con la bandiera di guerra del reggimento Genova cavalleria.

    Uno dei momenti più toccanti è stato quello dell’offertorio con l’olio portato dalla mamma del maggiore dei bersaglieri Giuseppe La Rosa, l’ultimo dei Caduti italiani in missione, morto nel 2013 in Afghanistan. Accanto a lei c’era il comandante del 3° reggimento bersaglieri, col. Corrado Carlini, che ha offerto un cappello da bersagliere. È stato un omaggio al Papa e un ricordo di suo nonno Giovanni Carlo Bergoglio che nel 1916, con il 78° reggimento fanteria, fu combattente nella Grande Guerra vicino a Gorizia e tre anni più tardi si congedò, dopo essere stato aggregato proprio nel 9° Bersaglieri di Asti. Il foglio matricolare del nonno è stato donato al Papa dall’amm. Binelli Mantelli, mentre il ministro della Difesa Pinotti ha omaggiato il Santo Padre di un altare da campo utilizzato cent’anni fa dai cappellani militari per celebrare la Messa al fronte. Infine il presidente della Regione Debora Serracchiani ha donato a Francesco una copia del Vangelo secondo Marco in lingua friulana e la Croce di Aquileia, realizzata dalla scuola mosaicisti del Friuli, che è stata benedetta dal Papa.

    Al termine della funzione è stata recitata una preghiera per le vittime di tutte le guerre e papa Francesco ha consegnato agli ordinari militari e ai vescovi una lampada che verrà accesa nelle rispettive diocesi nel corso delle celebrazioni di commemorazione della prima guerra mondiale. Sarà anche un omaggio ai Caduti di ogni nazione che il Santo Padre ha voluto onorare recandosi – prima della Messa a Redipuglia – al cimitero austro-ungarico di Fogliano, dove ha deposto un fascio di fiori e si è raccolto in preghiera tra le migliaia di cippi di uguale foggia, ognuno dei quali riporta il nome di un soldato.

    A Redipuglia c’è stato un ultimo momento di silenzioso raccoglimento per i fedeli, assiepati ai piedi della grande scalinata, sormontata, in lontananza, da tre croci. L’attenti e l’avanti marche echeggiavano nel piazzale, comandando ai reparti l’uscita dallo schieramento. Dopo poco la folla li ha seguiti, passando nuovamente accanto alla targa posta all’ingresso del Sacrario che con disarmante verità ammonisce: “Non la curiosità di vedere, ma proposito d’ispirarvi vi conduca”. E l’ispirazione di pace nelle parole del Papa non può rimanere inascoltata, perché ci protegge dalla nostra follia e difende ciò che di più bello è stato creato: l’essere umano.

    Matteo Martin