La fine dei giochi

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    È pomeriggio inoltrato e senza preavviso alcuno, è arrivata l’estate. Gli alpini sono schierati sul piazzale di largo Bertello per la cerimonia di chiusura. Labaro, vessilli e gagliardetti. È il momento delle premiazioni olimpiche e dei discorsi conclusivi. Si procede con ritmo serrato, si susseguono gli interventi: il viceministro Bobba, l’assessore Gribaudo, i quattro sindaci Beretta di Borgo San Dalmazzo, Serale di Cervasca, Revelli di Limone Piemonte e Bussi di Chiusa di Pesio, anche loro grandi protagonisti di questo evento.

    Il generale Massimo Panizzi, comandante della brigata Taurinense, ricorda il suo primo incarico, proprio alla caserma Vian di San Rocco a Cuneo. Si dice soddisfatto degli alpini in armi che hanno partecipato alle varie competizioni, segno di rinnovata fratellanza tra le Truppe alpine e l’ANA. Al presidente nazionale Sebastiano Favero spetta l’intervento conclusivo: “All’Adunata di Pordenone abbiamo sfilato con lo striscione ‘Alpini esempio per l’Italia’, in questi giorni lo abbiamo messo in pratica.

    Gli atleti hanno dimostrato impegno, agonismo e lealtà. È stata una festa per tutti: tanti giovani insieme a tanti anziani, segnale evidente che la nostra Associazione non ha paura del futuro. Al presidente Antonio Franza e ai quattro capigruppo Matteo Galleano, Luciano Giordano, Luciano Ellena e Alessandro Imberti il mio grazie”. La fanfara della sezione Abruzzi, infaticabile guida musicale di queste Alpiniadi, suona l’Inno d’Italia: l’ammainabandiera e lo spegnimento del tripode annunciano la fine dei giochi, mentre la fiaccola delle Alpiniadi continuerà simbolicamente ad ardere in cima al Colle dell’Agnello. Il sole scende e allunga le ombre sulle strade di Borgo. I volti, le sensazioni, tutto scorre davanti ai nostri occhi, come un film. L’ultimo pensiero è per gli alpini cuneesi, per il loro presidente Antonio Franza. Per le migliaia di camicie a scacchi rossi che in questi giorni non si sono risparmiate nemmeno per un attimo. Ciau pais. E grazie.