La Bandiera del 6° Alpini fra orgoglio e applausi

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    Era uno spettacolo molto atteso, quello del passaggio della Bandiera di guerra del 6° Alpini per le vie della città, appuntamento suggestivo dell’Adunata, secondo solo alla grande sfilata della domenica per partecipazione della gente e spettacolarità. L’Adunata è un insieme di momenti racchiusi nello spirito alpino: l’alzabandiera del venerdì mattina, l’arrivo della bandiera di uno dei reggimenti, la sera; la resa degli onori ai Caduti, l’incontro con gli alpini che vivono lontani dall’Italia… e via via fino alla sfilata e all’ammainabandiera che chiude questo grande incontro. La bandiera del 6° Alpini è uscita dal palazzo Alti Comandi di piazza Diaz preceduta della fanfara della brigata alpina Taurinense, scortata da una compagnia del 6° e una compagnia mista del 2° Trasmissioni e del 24° di manovra di Merano.

     

    Ha percorso il cuore della città fra due ali di folla che applaudiva, seguita dal Labaro scortato dal presidente Perona e dal Consiglio Direttivo nazionale. Tante e tante le grida “viva gli alpini!”, “bravi”, al passaggio delle due compagnie d’onore, e tante “brave, viva le alpine” alle ragazze che imbracciavano i fucili con aria grave: molti di questi alpini hanno alle spalle non poche esperienze all’estero, anche rischiose: sono i nostri giovani in armi che tanto tengono alto il nome dell’Italia nelle missioni che sanno essere a rischio della vita e che serenamente affrontano con dignità e onore. E il cielo sa quanto abbiamo bisogno di questo credito. Erano 63 anni che non si vedeva, e si sentiva, tutto questo a Bolzano.

    La bandiera è arrivata nel cuore della città, in piazza Walther, dove il generale Primicerj, comandante delle Truppe alpine, ha passato in rassegna lo schieramento. Poi la fanfara ha intonato l’Inno nazionale, che è stato cantato da tutta la gente che gremiva la piazza. “La bandiera unisce coloro che sono andati avanti e coloro che vi si riconoscono – ha detto il sindaco Spagnolli – Le medaglie che la onorano sono il segno delle sue riconoscenze, non solo in guerra ma anche in pace, per esempio guadagnate nei soccorsi dell’alluvione del Piemonte…”. Un lungo applauso ha interrotto il suo discorso. “Cambiamo i tempi – ha concluso – non lo spirito”. E ha pronunciato quella frase – non nuova ma è importante averla sentita ancora – raccolta poi da tutti gli organi di stampa: “Le nostre bandiere si amano, quelle degli altri si rispettano”.

    Ce n’era bisogno, vista qualche polemica di troppo per l’imbandieramento della città – del tutto simile a quelle che ogni anno ospitano l’Adunata – da chi guarda con sospetto alla pacifica convivenza fra gruppi linguistici diversi in questa provincia felice sotto ogni aspetto. Poi la bandiera del 6° è stata scortata nel palazzo comunale dove è stata custodita fino a domenica mattina. La cerimonia si è conclusa con la resa degli onori al Labaro, e ai gonfaloni del Comune, della Provincia autonoma e della Regione Trentino Alto Adige. (ggb)