La Bandiera del 3° Alpini fra i simboli del nostro Risorgimento

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    C’era tutta la storia d’Italia nella Bandiera di guerra del 3° reggimento Alpini scortata da due Compagnie in armi, accolta in piazza Carignano da uno schieramento assai composito: il Labaro con il presidente nazionale Corrado Perona e il Consiglio direttivo nazionale, i gonfaloni della città di Torino, della Provincia e della Regione Piemonte, una selva di vessilli e di gagliardetti. E – un tocco del tutto particolare – le squadre del Giro ciclistico d’Italia che proprio dalla Città del Toro iniziava la sua lunga corsa attraverso l’intera penisola. Il percorso è stato una rivisitazione dei luoghi della memoria, per strade che riportano al nostro Risorgimento.

    È stato un turbinìo di sentimenti che ha coinvolto un po’ tutti, facendo cadere ogni riserva sulla capacità di commuoversi della gente per un Tricolore. Così lungo tutto il breve percorso, fino in via Roma, piazza San Carlo e infine in una stracolma piazza Castello, di fronte a Palazzo Madama, che fu sede del primo Parlamento dell’Italia unita, dov’era stata preceduta dai Gonfaloni, dal Labaro e dal gen. C.A. Alberto Primicerj, comandante delle Truppe alpine e dal sindaco alpino, Sergio Chiamparino.

    Hanno reso gli onori alla Bandiera il ministro della Difesa Ignazio La Russa, accompagnato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa gen. Biagio Abrate e dell’Esercito gen. C.A. Giuseppe Valotto. Un brivido ha percorso tutti al rombo improvviso che ha fatto rivolgere lo sguardo al cielo mentre passavano le Frecce Tricolori, orgoglio della nostra Aeronautica e di tutti gli italiani. I 9 caccia con i colori della nostra Bandiera hanno effettuato due passaggi salutati dall’entusiasmo della gente. Chiamparino è stato poi il primo a prendere la parola per dare il benvenuto a tutti nella città prima capitale d’Italia, decorata di Medaglia d’Oro per la lotta contro il nazifascismo. E ha ringraziato il presidente Perona, “alpino delle nostre terre” e il presidente dell’ANA di Torino Chiosso.

    “E rivolgendosi ai “cari colleghi sindaci”, ha affermato: “Questo stupendo spettacolo dei vostri Gonfaloni ci dice che noi rappresentiamo l’Unità d’Italia che parte dai Comuni”. Chiamparino è stato interrotto da un caloroso e lungo applauso. Poi ha continuato dicendo che Torino aspettava questo evento ed ha ricordato “l’esplosione di italianità” in tutta la città durante la visita, il 18 e 19 marzo, del presidente della Repubblica Napolitano. Ha quindi ricordato le varie cerimonie che uniranno tutte le Specialità del nostro Esercito in programma a Torino, la città in cui è nato l’Esercito italiano. “E questo perché nulla più dell’Esercito rappresenta quell’italianità che sentiamo il bisogno di esprimere, non come un vincolo – ha precisato – per risolvere i problemi ma come una delle risorse più straordinarie che il nostro Paese ha per affrontare le sfide del futuro”.

    E ha aggiunto: “Permettetemi una nota personale. Ho finalmente il piacere di parlare ad una cerimonia militare col cappello da artigliere da montagna, del 6° reggimento artiglieria della brigata Cadore, che non c’è più, gruppo Lanzo, 47ª batteria, massima carriera: caporal maggiore istruttore”. Ha continuato dicendo che non poteva esserci modo migliore per terminare il suo decennale mandato di sindaco, ed ha tracciato un parallelismo fra il servizio militare e quello di sindaco: in entrambi i casi si conosce la gente vera, “cioè quella che non avrei conosciuto se non durante il servizio militare, come, facendo il sindaco, ho potuto conoscere quella con i problemi, la gente che soffre.

    Gli alpini – ha concluso – sono la gente vera, quella di cui ha bisogno l’Italia per vincere le sfide del futuro”. “Sono orgoglioso e onorato – ha esordito il ministro della Difesa – di prendere la parola in apertura dell’84ª Adunata nazionale degli alpini e della presentazione del 94° Giro d’Italia”. Ha rivolto agli alpini e ai ciclisti “il più fervido augurio e affettuoso saluto”. Ed ha continuato ricordando che “la storia delle Forze Armate è intimamente legata al processo di unificazione nazionale, che ebbe formale compimento proprio a Torino, il 17 marzo 1861”. Ed è per questo che ha voluto le manifestazioni delle associazione d’Arma lungo il corso del 150°.

    “Ma è anche la prima volta che il Giro d’Italia e gli alpini si incontrano. È un incontro simbolico e affascinante, perché ciascuno nel proprio campo rappresenta il valore dell’Unità nazionale a cui vogliamo richiamarci e a cui hanno dedicato la vita alpini di tante generazioni”. Ed ha aggiunto: “Chi non è alpino forse non può capire, ma chi è stato alpino anche per un solo giorno, resta alpino per tutta la vita”. E ha detto del volontariato degli alpini in congedo, che “quando c’è una calamità arrivano per primi, vanno via per ultimi e fanno il lavoro meglio di chiunque altro”.

    Ed ha infine citato “l’ultimo intervento, forse il più piccolo ma significativo, quando, insieme ai militari, gli alpini in congedo sono andati a Lampedusa a sistemare le spiaggia. E fra quei volontari c’erano anche due ragazze della mininaja alpina”. Le ultime parole sono state dedicate agli alpini in armi che aveva di fronte, e tutti gli altri militari impegnati in Afghanistan e in altre missioni “ai quali va la nostra gratitudine.

    A coloro che hanno dato la vita per difendere la nostra libertà va la commozione più sentita di tutta la comunità nazionale. Ho sempre il piacere, ogni volta che incontro un generale o un ministro della Difesa degli altri Paesi alleati, di sentire l’apprezzamento della vostra opera, per quella capacità tutta alpina di essere sempre pronti a ogni necessità. È un insegnamento che date alle nuove generazioni”. Ed ha concluso con un triplice “Italia”.

    La Bandiera e il Labaro hanno quindi lasciato lo schieramento. Di seguito la cerimonia è proseguita con la presentazione delle squadre del Giro: i ciclisti sono stati chiamati nome per nome, passando tra la gente che li festeggiava.