L'intellingenza è figlia del realismo

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    Caro Ezio Cescotti, anch’io, nipote di Kaiserjaeger, e me ne vanto, non condivido per nulla quanto hai scritto circa l’intitolazione di una via di Pelugo ai fedeli soldati dell’Imperatore austriaco. E sono tanto orgoglioso di mio nonno che sul cappello alpino, vicino ai distintivi dei miei reparti, ho anche quello con l’aquila e stella alpina che portava sul berretto, proprio per ricordare lui e quei diecimila trentini che militarono sotto le insegne dell’Austria.

    Affermi che i nomi di certe strade, intitolate a Garibaldi, Mazzini, Battisti, ecc, fanno rabbrividire. Chi? Pochi nostalgici come te, a alcuni (pochi) politici sudtirolesi vorrebbero l’annessione all’Austria (che tra l’altro non li vorrebbe e non concederebbe loro, certamente, la larga autonomia che ora hanno). Dimentichi forse, volutamente, le migliaia di trentini che hanno passato le linee, arruolandosi nell’esercito italiano. Battisti, ufficiale alpino, era uno di questi. E fu impiccato dall’Austria! Dimentichi forse, volutamente, la “Legione Trentina”, formata da alpini della nostra terra e delle nostre città. Dimentichi che Riva del Garda, dove tu sei nato, era da sempre italianissima terra di confine e luogo dal quale, attraverso i monti o il lago, i giovani varcavano il confine per andare ad arruolarsi con l’Italia. Ci sono stati abusi, solo durante il periodo fascista, ma con la repubblica le cose hanno continuato ad andare per il meglio. Ancora su mio nonno. Era brigadiere dei Kaiserjaeger della guardia all’Arciduca Alberto di Arco. Finita la guerra, a casa sua arrivarono i carabinieri che gli dissero pressappoco: “Lei, Carlo Hartner, è austriacante, come la mettiamo ora?”. E mio nonno rispose: “Come ho fedelmente servito l’Imperatore, ora servo fedelmente il Re d’Italia, ho anche una famiglia da mantenere”. Dato che era personaggio conosciuto e ben voluto da tutti, in quel periodo di transizione lo fecero comandante delle Guardie comunali. E non l’ho mai sentito criticare l’Italia, se non la baraonda di certa inevitabile nuova burocrazia ed il gusto tutto italiano di complicare le cose. Infine, caro Ezio, mi chiedo: a volte ti vedo col cappello piumato da Kaiserjaeger, a volte col cappello alpino, come fai a conciliare le due cose, che in te (ma solo in te) sono antitetiche?

    Giancarlo Angelini – Riva del Garda

    Pubblico questo scritto che sintetizza i pareri di moltissime altre lettere pervenute sullo stesso argomento. Che aggiungere ancora, se non fare i complimenti al nonno? L’intelligenza vera non è mai frutto dell’opportunismo. Quando è reale essa è sempre figlia del realismo.