L'importanza della leva

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Ho letto con piacere la lettera di Gaio Croci a proposito della leva. Le sue parole mi riportano all’anno 2000, quando il Parlamento decretò la sospensione del servizio militare obbligatorio. Vissi il momento di persona come senatore. Compattamente l’Aula, da destra a sinistra, votò a favore della sospensione della leva obbligatoria. Solo in tre o quattro senatori votammo contro e solo due, il senatore Preioni ed io, in dissenso dal proprio Gruppo, prendemmo la parola in aula, nella discussione generale, in difesa della leva. 

Ho riletto quell’intervento che oggi sottoscriverei puntualmente perché vedo nell’attuale situazione l’avverarsi di quelle previsioni. Non è infatti da sottovalutare, che attualmente si stiano facendo strada, a livello politico, ripensamenti sulla necessità di un servizio obbligatorio per esigenze civili ma anche militari. Aggiungo. L’assoluta maggioranza dei soldati professionisti (ottimi soldati a prescindere dalle motivazioni che li hanno indotti a scegliere il mestiere delle armi) è reclutata in Campania, Puglia e Sicilia. Non rappresentano, pertanto, la Nazione nella sua interezza, caratteristica che ritengo, invece, fondamentale per Forze Armate che hanno il compito prioritario della difesa della Patria. Per noi alpini il problema è, come noto, ancor più accentuato. È innegabile, cioè, che sia venuto a mancare il legame territoriale che da sempre rappresentava la nostra forza in pace e in guerra. Penso che l’argomento meriterebbe un dibattito aperto o addirittura un convegno.

Gen. Luigi Manfredi, già c.te 4º Corpo d’Armata Alpino

Caro Manfredi, là dove tu dici che le zone di reclutamento dei professionisti non esprimono l’idea di nazione nella sua interezza dici una cosa vera, benché parziale. La mancanza di unità è prima di tutto etica, morale. A fronte di gente che si guadagna il pane con questo lavoro, c’è tutta una massa di indifferenti che del bene comune si fanno un baffo. Grazie anche per averci segnalato, con altro scritto, come in Francia il presidente Macron abbia annunciato ufficialmente che il servizio militare tornerà obbligatorio e sarà “nazionale, obbligatorio e universale”. Scopo di questa scelta, spiega sempre Macron, è quello di “rafforzare il senso di appartenenza al Paese, ma anche di imparare disciplina e rispetto per le regole sociali”. È esattamente ciò che diciamo noi alpini. La speranza è che l’esempio francese riesca a far superare quel provincialismo di tanti nostri politici, sempre timorosi di sembrare retrogradi e impopolari. A questi parlamentari dobbiamo ricordare che progresso non è sinonimo di novità, ma ciò che realmente fa crescere il tasso di civiltà di un Paese.