L’alpino pellegrino

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    Caro don Bruno, ti ricordi? L’anno scorso, prima dell’Adunata di Pordenone, ti dissi che, a causa di un malanno a un ginocchio che quasi non mi permetteva di camminare, dopo quasi 20 anni dovevo interrompere la tradizione di andare a tutte le Adunate a piedi. Il mio disappunto era dovuto non solo al fatto che dovevo rinunciare al viaggio a piedi ma, soprattutto, perché era la fine di un sogno: andare a L’Aquila passando da Papa Francesco. Sarebbe stato il 3º Papa che avrei incontrato. 

    Al ritorno da Pordenone, per rincuorarmi, mi hai detto: il futuro non lo conosce nessuno ma l’anno prossimo ti aspettiamo a L’Aquila. Quelle parole mi riaccesero la fiammella della speranza e con quel pensiero ho affrontato cure, terapie, intervento chirurgico, lunga riabilitazione, ma più passavano i mesi e più mi rendevo conto che il più bel sogno sarebbe diventato il più grosso rimpianto. La vita, un po’ a tutti, fa conoscere vittorie e sconfitte. Nel 2000 venni a sapere che a Verona stavano organizzando un pellegrinaggio per andare a Roma a piedi per festeggiare il Giubileo. Arrivato in piazza San Pietro in lontananza vidi un uomo con in testa il cappello alpino. Allora mi sono ricordato che anch’io ero alpino e istintivamente collegai le fatiche fatte sulle Dolomiti durante la naja con il pellegrinaggio appena concluso. Per questo considero gli alpini i pellegrini delle montagne. Da allora ogni Adunata alla quale andavo a piedi, la vivevo come un pellegrinaggio alpino. Un giorno un famoso campione di atletica mi disse: dopo una importante prestazione sportiva quello che rimane di più bello non sono gli elogi e le medaglie, ma i ricordi. Ora non farò più i lunghi viaggi a piedi, né quei pellegrinaggi alpini ai quali tenevo tanto. Da questo aspetto, in un certo senso, ho fatto zaino a terra. Ma, nonostante ciò, posso assicurarti che per il resto della mia vita sarò e rimarrò per sempre un alpino pellegrino.

    Eliseo Zago – Gruppo di Parona, Sezione di Verona

    Caro Eliseo, ti aspetto a L’Aquila, in tribuna con me. Non sarò il Papa, ma chi si accontenta gode.