L’Afghanistan che verrà

    0
    40

    Generale Battisti, lei – alpino – è il capo di Stato Maggiore del comando della Forza multinazionale in Afghanistan e si trova a Kabul con il comando del Corpo d’armata di reazione rapida della NATO di stanza a Solbiate Olona. A otto mesi dall’inizio della sua missione come vede la situazione del Paese?

    L’Afghanistan sta compiendo evidenti sforzi per recuperare gli effetti di 35 anni d’ininterrotti conflitti. Ancora molta è la strada da percorrere prima di poter recuperare il ritardo con il resto del mondo, ma i miglioramenti si notano in tutti i settori della società.

    Questa non è la sua prima volta…

    Questa è la mia quarta missione in Afghanistan, la prima iniziò nel dicembre 2001: l’aspetto che mi colpisce più di tutto è quanto sia cambiato il Paese e, conseguentemente, come siano cambiate le aspettative degli afgani. Certo, rimangono ancora sfide difficili da affrontare, e in alcune zone del Paese la situazione non è stabile per l’aggressiva presenza degli insorti, ma ritengo si stia andando nella giusta direzione. Fattori quali l’instabilità, la lotta alla corruzione, al terrorismo e alla proliferazione del mercato dei narcotici, gli spostamenti della popolazione, così come lo sfruttamento delle opportunità nel commercio, infrastrutture e connettività sono problematiche all’attenzione di tutti. Ma vi è un crescente riconoscimento della necessità di un impegno costruttivo. La natura transnazionale di sfide importantissime per il futuro dell’area sembra essere stata recepita dalle differenti leadership della Regione. Un chiaro esempio è la recente visita del Presidente Karzai a Islamabad che ha portato un nuovo tono nelle relazioni Afghanistan – Pakistan, riducendo la carenza di fiducia tra i due Paesi. Tutto ciò rende ancora più chiaro, laddove ce ne fosse bisogno, che la soluzione politica è la chiave per una pace sostenibile, per la sicurezza e la prosperità economica in Afghanistan e nella Regione.

    Come si stanno comportando le Forze Armate e di Polizia afgane, le Afghan National Security Forces (ANFS)?

    L’Esercito e la Polizia dimostrano ogni giorno una sempre maggiore capacità di affrontare le sfide della sicurezza. Hanno sempre più fiducia in loro stessi e operano con riconosciuto coraggio per guadagnare la fiducia della popolazione, nonostante le pesanti perdite che subiscono ogni giorno. La loro dedizione contrasta efficacemente la campagna di terrore degli estremisti che si oppongono al processo di riconciliazione e stabilizzazione nazionale. Occorre comunque tener conto che le Forze di Sicurezza afgane sono molto “giovani” ed evidenziano ancora carenze in alcuni campi, quali la capacità di leadership dei comandanti, l’intelligence e il supporto aereo. Queste criticità non consentono loro il pieno e autonomo svolgimento delle attività operative. Per porre rimedio a questa situazione, ISAF è impegnata da tempo per sostenere le forze afgane nel superare questi gap operativi.

    Le elezioni del 2014 saranno senza dubbio un importante banco di prova per il Paese. Che atmosfera si respira nella capitale?

    Le elezioni presidenziali del 2014 sono la prossima importantissima sfida nella vita politica dell’Afghanistan e della Comunità Internazionale. Una leadership stabile, eletta attraverso elezioni trasparenti, credibili, tempestive e in conformità con la Costituzione è di fondamentale importanza per il futuro del Paese e della Regione. Gli ultimi tre mesi hanno visto progressi significativi nella preparazione tecnica e organizzativa delle consultazioni. La nomina dei membri della nuova Commissione Elettorale Indipendente, segue le recenti approvazioni parlamentari e presidenziali della legge elettorale e della legge che disciplina la struttura e le responsabilità degli organi di gestione elettorale in Afghanistan. È stata, inoltre, avviata la seconda fase del programma di registrazione degli elettori con l’apertura di centinaia di uffici nei distretti rurali in tutto il Paese. A oggi sono stati aperti 385 centri di registrazione, e si è vicini al traguardo finale dei 399 centri. Questo sforzo senza precedenti dovrebbe contribuire a garantire la massima partecipazione, compresa quella delle donne.

    LE SFIDE: CORRUZIONE E NARCOTRAFFICO

    Quali sono le più importanti problematiche all’attenzione della Comunità Internazionale?

    Vi è un chiaro progresso nel processo di stabilizzazione nazionale in Afghanistan. Allo stesso tempo persistono le sfide nel settore della sicurezza e della lotta al traffico dei narcotici e alla corruzione. Ci sono ancora elementi ostili che hanno la capacità di portare a compimento attacchi spettacolari, con chiare finalità mediatiche. Il governo afgano sta mettendo in atto misure straordinarie nella lotta alla corruzione per arginare questo fenomeno che rappresenta un malcostume endemico e un rischio strategico significativo per la stabilità del Paese, in quanto inficia, inevitabilmente, la fiducia nell’apparato istituzionale da parte della popolazione e l’immagine stessa dell’Afghanistan agli occhi dei partner internazionali.

    A titolo di mero esempio, cito i risultati più significativi raggiunti nel corso degli ultimi 12 anni:

    • oltre 7.000 insorti hanno già deposto le armi e sono rientrati nella società civile attraverso un apposito programma di reinserimento;

    • la crescita interna è la più rapida tra i Paesi dell’Asia del Sud nelle aree dello standard di vita, della salute, dell’istruzione e della formazione. La mortalità materna è sensibilmente in discesa, l’aspettativa di vita è in aumento; • più di un terzo della popolazione usufruisce della rete di energia elettrica. Le maggiori città hanno energia elettrica per 24 ore al giorno;

    • sono state costruite strade asfaltate per circa 32.100 chilometri (nel 2001 i km erano circa 2.500);

    • quasi 9 milioni di bambini frequentano le scuole elementari (meno di un milione sotto i Talebani) e il 40% sono ragazze. Nel periodo 2007/2008 il numero delle ragazze al liceo è quasi raddoppiato, passando da 67.900 a 136.621 studenti. Nello stesso periodo, in Afghanistan si sono laureati 8.944 universitari, di questi 1.734 erano studentesse;

    • circa l’80% della popolazione ha accesso all’assistenza sanitaria di base, a fronte del solo 8% nel 2001. Il Ministero della Salute Pubblica ha alle dipendenze più di 1.650 ostetriche professionali che forniscono assistenza sanitaria al parto. Ciò ha contribuito a ridurre la mortalità infantile del 23%, salvando 80.000 neonati ogni anno;

    • il 71% della popolazione possiede un cellulare; il 52% dispone di un televisore e l’8% ha accesso a Internet. Sono presenti 175 stazioni radio, 75 canali televisivi, agenzie di stampa e centinaia di pubblicazioni, inclusi 7 quotidiani. Esiste ancora un forte divario tra il livello di sviluppo raggiunto nelle principali città e le aree rurali (che costituiscono il 70% del Paese) per le difficoltà connesse con la morfologia compartimentata dell’Afghanistan, la carenza di una buona rete stradale per i collegamenti e, talvolta, per una certa resistenza all’innovazione legata a radicate tradizioni socio- culturali. La rapida diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, in particolare la radio, sta riducendo progressivamente questo divario di “conoscenze”.

    L’IMPEGNO DEI MILITARI ITALIANI

    Come descriverebbe l’impegno dei militari italiani in Afghanistan e degli alpini in particolare?

    In oltre 11 anni, l’ltalia è arrivata a schierare in Afghanistan fino a 5.000 soldati (oggi circa 3.000) con una presenza a ogni livello della struttura di comando ISAF, dal Regional Command West, all’ISAF Joint Command, alla NATO Training Mission Afghanistan (NTM-A) e, infine, al Quartier Generale a Kabul. L’impegno italiano è anche testimoniato dai quasi 4 miliardi di euro d’investimenti, oltre al completamento di un ospedale e del carcere femminile di Herat, 81 scuole, 49 strutture sanitarie, un ospedale pediatrico e un centro giovanile. Inoltre, gli italiani hanno restaurato 20 edifici pubblici e costruito 715 pozzi, 25 strade, 20 canali e ponti in Karta e Zirko Valley. Gli uomini e donne in divisa rappresentano benissimo l’Italia all’estero e il loro contributo, anche in termini di vite umane, è riconosciuto da tutti gli alleati. Non posso che essere orgoglioso della professionalità dei nostri soldati che operano con la dovuta determinazione e prontezza, frutto di un valido addestramento in Patria, mai disgiunte dal rispetto nei confronti degli usi e costumi locali. Come artigliere da montagna sono, inoltre, particolarmente fiero dei nostri alpini e alpine delle Brigate “Taurinense” e “Julia” che si sono dimostrati in ogni circostanza degni eredi dei loro Padri e delle tradizioni delle truppe da montagna italiane!

    Quale futuro?

    La strategia condivisa per un Afghanistan stabile e padrone del proprio futuro si basa su quattro elementi: la formazione delle Forze di Sicurezza, la costruzione di una partnership duratura con la Comunità Internazionale, la riconciliazione tra afgani e la promozione della stabilità regionale, della crescita economica e l’integrazione con i Paesi confinanti. Abbiamo avuto difficoltà nel passato e sono stati commessi errori, stiamo fronteggiando un presente complesso e, sono sicuro, ci saranno ancora problemi e contrattempi nel futuro. Quello che però mi dà fiducia, oltre alle sempre maggiori capacità delle forze di sicurezza afgane, che vanno di pari passo con la volontà di prendere il futuro del Paese nelle loro mani, sono i giovani, che rappresentano circa il 50% della popolazione, che saranno il “mezzo” per far si che l’Afghanistan non possa ritornare nel periodo degli “anni bui” dei talebani. Qualche settimana fa c’è stato un episodio che ha originato una dimostrazione di unità nazionale e di orgoglio che ha sorpreso il mondo. La nazionale di calcio afgana ha battuto quella dell’India nella finale della Coppa della Federazione Calcistica dell’Asia Meridionale: si è trattato di un risultato storico e si tratta di un grande segnale di ritorno alla normalità! In conclusione, sono ottimista nella capacità e nel desiderio di questo Paese di lasciarsi alle spalle questi decenni di guerre e di terrore, trovando una soluzione afgana ai problemi afgani, nel pieno rispetto della sovranità, della cultura e delle tradizioni locali.

    Cosa le rimarrà di tutti questi periodi trascorsi in Afghanistan?

    In questi ultimi 11 anni, ho trascorso diversi lunghi periodi in Afghanistan. I ricordi che ho portato e porterò sempre con me sono tanti, ma più di tutto rimarranno impressi nella mia memoria i paesaggi sconfinati del Paese, gli occhi delle bambine e il volto e i nomi dei nostri soldati Caduti in questi anni. (g.g.b.)