Italianità e alpinità

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    Lontananza, sacrifici e duro lavoro. Sono queste le caratteristiche che contraddistinguono i nostri connazionali emigrati all’estero. Nell’Ottocento i milioni di italiani che per primi lasciarono il Belpaese erano friulani, piemontesi e veneti. Seguì l’esodo di tante famiglie del Sud Italia, in cerca di una “nuova Patria” che permettesse di vivere del proprio lavoro. Erano viaggi verso l’ignoto, con gli occhi rivolti speranzosi al futuro e il cuore ancorato alla terra natìa. Ecco perché per l’Associazione è importante rinnovare ogni anno, in occasione della festa più bella, l’incontro con loro.

    In un Teatro Ridotto gremito gli alpini all’estero sono stati accolti dal Presidente Sebastiano Favero e dal delegato alle Sezioni all’estero Ferruccio Minelli che negli ultimi due anni si sono recati in visita alle Sezioni Ana nei cinque Continenti (l’Asia è l’unico in cui gli alpini non sono presenti). Hanno potuto così conoscere meglio le realtà e saggiarne lo stato di salute, scoprendo che spesso la vitalità delle Sezioni non è necessariamente legata all’età dei soci. Ed è vero a vedere l’energia e l’esuberanza del rappresentante arrivato da più lontano, l’ottantacinquenne Vittorio Pellizzer, presidente del North Queensland (Australia).

    Dai viaggi sono emerse anche storie emozionanti, come quella di Paolo Como e di Vittorio Dalla Cia. Figli di emigranti nati in Sudafrica, hanno deciso di ritornare in Italia per prestare il servizio militare nelle penne nere. «Sono un esempio – ribadisce Minelli – e finché ci saranno giovani così nel mondo, l’Italia non può che essere ben rappresentata». «Quando ero piccolo ho vissuto qualche anno all’estero con la mia famiglia – ha ricordato il Presidente Favero – e quindi conosco la fatica di lasciare tutto per ricominciare lontano». E annuncia che è il momento di mettere in pratica la soluzione trovata per tentare di dare nuovo vigore alle Sezioni all’estero, colpite da un inesorabile calo di soci alpini: «Negli scorsi anni, a partire dal past Presidente Perona – presente all’incontro e applaudito dal pubblico – abbiamo fatto piccoli passi in avanti per trovare la soluzione giusta per i nostri soci all’estero, perché i valori di italianità e di alpinità che difendete con tanta tenacia, rimangano. È giunta l’ora di fare un ulteriore passo in avanti».

    Renato Cisilin, responsabile della commissione della Federazione internazionale dei soldati di montagna (Ifms), ha salutato i rappresentanti di Francia, Germania, Slovenia e Spagna e ha annunciato che nella prossima riunione sarà deciso se il coordinamento dell’Ifms sarà affidato all’Ana. «L’importanza della Federazione – sottolinea Cisilin – è anche quella di alimentare il forte senso di amicizia tra soldati di nazioni che solo qualche decina di anni fa erano nemici». Un concetto ripreso anche dal gen. Federico Bonato, alla sua prima Adunata quale comandante delle Truppe Alpine, che ha ricordato l’epocale evoluzione che negli ultimi vent’anni ha investito l’Esercito: «Soldati che si erano combattuti oggi cooperano insieme sul territorio nazionale ed estero, raffrontandosi in un’attività continua. Nell’ambito delle truppe da montagna delle varie nazioni questo legame è ancora più forte perché la montagna forma non solo il fisico, ma rafforza anche lo spirito».

    Uno spirito che si ritrova forte nel caporal maggiore scelto Ferdinando Giannini, Medaglia d’Oro al Valore e al Merito Civile e in quella d’Oro al V.M. caporal maggiore scelto Andrea Adorno, ai quali è stato tributato un lungo applauso. L’incontro è terminato con un simpatico fuori programma, annunciato dal presentatore Nicola Stefani. Il comandante della nave “Alpino”, capitano di fregata Marcello Grivelli e alcuni ufficiali sono saliti sul palco per una foto ricordo con le penne nere. In sala nuovamente battimani e il ricordo non è potuto non andare ai fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e alla triste vicenda.

    Matteo Martin