Insieme si va lontano

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    È su questa terra, “dove Sile e Cagnan s’accompagna” che gli alpini sono tornati per difendere quel patrimonio etico e di memoria cristallizzato sulle pagine della letteratura alpina, nelle immagini in bianco e nero vecchie di un secolo. Cento anni fa le sofferenze degli uomini al fronte, delle donne tanto coraggiose, delle genti costrette al profugato. 

     

    Oggi l’Adunata del Piave. Mezzo chilometro percorso in sfilata dalla chiesa di San Nicolò al Teatro Comunale Mario Del Monaco per l’appuntamento del sabato sera durante il quale la città che ospita l’Adunata abbraccia l’Associazione, con ufficialità e cuore.

    Un programma dal ritmo incalzante condotto dal tenente alpino Nicola Stefani, incapace di domare l’emozione di un’Adunata giocata in casa. Sul palcoscenico il Presidente nazionale Sebastiano Favero e il Presidente della locale Sezione Ana, Raffaele Panno. Accanto a loro il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano e il Comandante delle Truppe Alpine gen. C.A. Federico Bonato. E poi le autorità legate al territorio, il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il Presidente della Provincia Stefano Marcon e il sindaco della città, l’alpino Giovanni Manildo.

    «Il Piave che divideva poiché rappresentava la linea di confine, oggi ci unisce » ricorda Panno nel suo intervento. Manildo e Marcon raccontano la grandezza degli alpini, uniti dal sacrificio, da valori altissimi come l’amicizia e il senso di appartenenza. «Abbiamo dato, ma abbiamo soprattutto ricevuto» è stato il grazie di Marcon, che ha continuato: «L’ammicco che la provincia di Treviso fa al turista in viaggio è ‘Se la vedi ti innamori’. E così succede anche con voi alpini».

    Una panoramica della realtà veneta, l’ha offerta il presidente Zaia, che ha sottolineato come questa sia una terra nella quale il volontariato è fortissimo e spesso si sostituisce alle Istituzioni. E la ragione sta anche e soprattutto negli alpini che in Veneto sono una parte della quotidianità del fare, in silenzio. Stefani legge il messaggio di saluto ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e poi invita il Presidente Favero al centro del palco per la consegna del Premio giornalista dell’anno assegnato ex aequo a Gianfranco Ialongo di Rai 3 Valle d’Aosta e a Enri Lisetto del Messaggero Veneto.

    Per la prima volta dopo molti anni, a ritirare l’assegno che l’Ana devolve a favore della Fondazione don Carlo Gnocchi, non c’è monsignor Angelo Bazzari, in sala, ma il suo successore al vertice della baraca don Vincenzo Barbante. I contributi video e gli interventi del comandante delle Truppe Alpine Federico Bonato e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano hanno anticipato la consegna degli assegni a otto associazioni di volontariato operanti sul territorio.

    Un’atmosfera capace di emozionare anche il Presidente Favero restìo a mostrare il proprio sentire «quando calzi questo cappello, da quel momento, sei un alpino e lo sei per sempre. È un valore oltre che un simbolo così potente da unirci e da aiutarci ad essere noi stessi. Emozioni forti per me quest’oggi. Stamattina nell’incontro con le Sezioni all’estero e stasera con voi. Questa è la mia terra. Grazie alpini!». Parole quelle di tutti che hanno raccontato la storia di un territorio ferito nel passato, ma sempre coraggioso.

    “Poi venne il miracolo del Piave, quattro gatti affamati e sfiniti hanno resistito, hanno fermato il nemico. La resistenza del Piave è la più grandiosa pagina della nostra storia. Da allora ho sentito ancora l’orgoglio di essere italiano, ho sentito rinascere la fede, ho sentito che non ero più solo a credere, a sperare” (alpino Carlo Locatelli, caduto il 26 maggio 1918). Non sentirsi più soli, sta in questo la forza della più bella Famiglia.

    Mariolina Cattaneo