Informare con correttezza

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    Egregio direttore, chissà quante discussioni avrà suscitato la lettera pubblicata su L’Alpino di giugno a firma dell’art. Aldo Parodi. Una lettera di per sé estremamente spigolosa e con delle affermazioni e/o convincimenti che sono il frutto di una informazione, cavalcata da quasi tutti i media, che poco si addice alla tanto declamata professionalità del giornalismo e dei giornalisti. 

    Basta semplicemente controllare lo spazio riservato nei Tg o nella stampa a questo argomento, e magari scoprire che a Ventimiglia c’erano in questi giorni più giornalisti ospitati negli alberghi che “clandestini” sugli scogli. Purtroppo chi detta legge nei media sono gli editori, i proprietari e non da ultimo i politici di turno; e non è per caso, se nella classifica riguardante la libertà di stampa, l’Italia è tra gli ultimi Paesi “civili”. E allora mi vien da concludere che gli italiani non sono proprio bene informati ma sono semplicemente indottrinati su cosa conviene cavalcare al momento, onde distrarli da argomenti più scabrosi. Anche il nostro amico Aldo ritengo sia semplicemente vittima di questa malsana informazione. Un dato: nonostante i continui sbarchi scopriamo che in Italia la percentuale di stranieri ospitati è inferiore ad altri Paesi europei, motivo questo più che sufficiente per ridimensionare il nostro allarme e le nostre apprensioni. Che poi per non voler essere né guerrafondai, né interamente buonisti, dalle mie parti si dice “per star seduto su due sedie”, cerchiamo di distinguere tra “clandestini” e “aventi diritto di asilo”. Ma chi è in grado di fare questo distinguo? Che differenza c’è tra chi fugge dal proprio Paese per non morire a causa della guerra oppure fugge per non morire di fame? Sono comunque persone che cercano semplicemente situazioni di vita migliori e vorrebbero incontrare la nostra solidarietà. Abbiamo invece paura di questi nuovi arrivi solamente per il fatto che non siamo in grado di far rispettare il nostro Paese, le nostre tradizioni ma soprattutto le nostre leggi; ma su questo fronte la colpa non è loro ma semplicemente nostra (leggi, dei nostri governanti). Continuiamo quindi, per quel che ci riguarda, coll’essere fieri della nostra solidarietà, come gli alpini sanno e hanno saputo fare finora, e al nostro amico Aldo, che termina la lettera con un certo senso di smarrimento, l’augurio di continuare ad operare con le “mani” e soprattutto con il “cuore” come, sono sicuro, ha saputo fare finora.

    Lorenzo Battistuzzi

    Ringrazio Lorenzo per questa lettera equilibrata e saggia, con cui cerca di entrare nelle cause dei fenomeni e non solo limitarsi alle loro manifestazioni esteriori. A cominciare da un’informazione che spesso altro non è che una cronaca collaterale alla cronaca dei fatti. Ed è cosi che si spiegano fraintendimenti, ma anche condizionamenti sociali, di cui il cittadino finisce spesso per essere incolpevole vittima.