Il valore del Cauriol

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    Un paesaggio alpino pressoché intatto, dunque selvaggio, è quello delle montagne che l’una dopo l’altra s’alzano a formare la Catena del Lagorai. La strada che conduce a Caoria, piccola frazione del comune di Canal San Bovo, termina a ridosso di boschi profumati attraversati da un dedalo di sentieri che montano le cime. Salendo verso l’alto si incontrano numerosissimi manufatti legati alla Grande Guerra, ai reparti alpini in particolare. 

     

    L’incanto e la verità del passato abbracciano il viandante e lo costringono a interrogarsi su ciò che accadde per conoscere il nome dei protagonisti e le loro vicende. Guida, in questo cammino, è il medico prestato alla storia Luca Girotto, appassionato conoscitore di ogni singola pagina di guerra vissuta tra la Valsugana, il Lagorai e la Val Cismon, ingaggiato dal gruppo alpini di Caoria per la due giorni a ricordo degli uomini che combatterono sul Monte Cauriol, un secolo fa.

    La regia è affidata a Renato Loss, alpino di Caoria, che si fa in quattro e non si risparmia. Vice sindaco entusiasta del suo paese. Sabato l’itinerario ha toccato i luoghi significativi del fondovalle a ridosso delle cime e il piccolo cimitero militare di Caoria. Trincee e postazioni in caverna a Pralongo e Refavaie, minuziosamente descritte dalle parole di Luca, impegnato in serata nel racconto della giornata del 27 agosto 1916 e dei fatti che videro protagonisti alpini e Kaiserjäger in quelle zone. Conferenza la sua, dedicata al grande amico e alpino William Faccini, scomparso lo scorso anno, il cui padre Bepi partecipò alle operazioni sul Cauriol nelle fila della 64ª compagnia del Feltre.

    Con logica serrata e abilità persuasiva in un’alternanza di immagini d’epoca e foto recenti, Luca ha mostrato gli scenari e le vicende di una guerra triste e lontana. Le parole delle cante interpretate dal coro Vanoi hanno disegnato i contorni più intimi dell’anima del soldato. Musica e immagini che sono rimaste nella mente di chi, l’indomani, ha raggiunto la croce di vetta del Monte Cauriol. Una breve cerimonia e quindi la discesa per raggiungere la chiesetta del Feltre, restaurata dagli alpini di Caoria. Capolavoro del fare.

    Accanto ai parenti dei combattenti, il Presidente della Sezione di Trento Maurizio Pinamonti con il Consigliere Renzo Merler, il vice Presidente della Sezione di Feltre Nicola Mione, il Capogruppo di Caoria Luigi Caser e il sindaco di Canale San Bovo Albert Rattin. Quindi la Messa accompagnata dal coro Ana Piave di Feltre e i discorsi delle autorità. Dall’alto è una macchia di colori accesi stretti davanti all’altare, ognuno giunto fino a lì per un motivo che porta con sé. Le facce del Cauriol sono tante. Quelle dei soldati austriaci e italiani, dei civili che soffrirono la guerra, della montagna scavata, colpita, che non fu più la stessa. E questi volti ritratti in bianco e nero si affiancano ai più recenti.

    A quelli degli alpini di Feltre che hanno il Cauriol nel cuore, a quelli di Ziano di Fiemme e Caoria la cui storia si unisce idealmente lungo i sentieri esigui che salgono questa montagna. Un secolo fa, la vita si prese una pausa che durò cinque anni. Lo spirito dei giovani e dei richiamati che combatterono quassù è monumento intatto e attuale. I parenti di Manaresi, Carteri, Faccini, Borgo, Molinelli, De Berardinis, Piantanida e molti altri si sono ritrovati ai piedi del Cauriol, nell’ombra lunga dei propri cari.

    Un appuntamento irrinunciabile per gli alpini di Feltre e di Caoria. In loro riconosciamo quell’Italia che vorremmo, che non ci stanchiamo di sognare: allegra, laboriosa e fiera. Un’Italia che onora la storia, per questo capace di guardare avanti.

    Mariolina Cattaneo

    lalpino@ana.it

    LA CONQUISTA DEL CAURIOL

    Nella primavera del 1916 gli alti comandi dell’Esercito Italiano decisero, per la prima volta dall’inizio della guerra, di dare il via a una massiccia controffensiva sulle Alpi di Fassa. Ai reparti di bersaglieri e di fanteria venne affidato il compito di conquistare Cima Cece, vetta più alta della Catena del Lagorai. L’azione sul Monte Cauriol avrebbe dovuto rivestire, invece, un semplice ruolo dimostrativo, richiamando in questa zona l’attenzione austriaca ed evitando così un possibile rafforzamento sulle posizioni più seriamente minacciate. Ma il destino non assecondò le aspirazioni dello Stato Maggiore italiano. La conquista di Cima Cece dalla Forcella di Valmaggiore fallì, mentre l’azione sul Monte Cauriol si concluse con l’occupazione della vetta nello stupore più assoluto degli alti comandi. Gli attacchi si svolsero tra il 22 e il 27 agosto: da Forcella Magna, dove erano dislocati, il battaglione Monrosa del maggiore Scandolara salì il fianco sud est del Cauriol, mentre il Feltre del capitano Nasci, investì direttamente il fianco sud ovest puntando alla vetta.