Il Premio fedeltà a un alpino della Valsesia Enrico Bonetta, una vita in montagna

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    Sabato 11 e domenica 12 settembre gli alpini si sono dati appuntamento in Valsesia per festeggiare Enrico Bonetta, premiato per la Fedeltà alla montagna , il riconoscimento più importante che dal 1981 l’Associazione Nazionale Alpini assegna a quanti con il lavoro in montagna concorrono a mantenerne vive le tradizioni, salvaguardarne l’ambiente e rilanciarne l’economia.

     

    DI MATTEO MARTIN
    Le montagne della Valsesia si innalzano gradualmente dalla pianura vercellese. Le basse Prealpi lasciano presto spazio ai rilievi alpini della Valgrande. Dai ghiacciai del Monte Rosa dove nasce, il fiume Sesia solca ubertosi pascoli alpini, serpeggiando ora in strette gole, ora in ampi e rigogliosi valloni ricoperti da boschi di larici, abeti, faggi, betulle e castagni. Un luogo così verdeggiante che il nome di Vallis Siccidae (Valle Secca) attribuito dagli antichi alla Valsesia oggi stonerebbe non poco.
    È in questo incontaminato paesaggio che Enrico Bonetta, alpino del gruppo di Agnona, da sempre lavora. Al ritorno dal servizio militare, nel 7º Alpini, continua l’attività pastorizia con i genitori. In questo periodo ristruttura le baite all’Alpe Busgnaic e all’Alpe Oro vicino a Foresto (Borgosesia). Poi, nel 1968, rilevata l’attività dei genitori che hanno raggiunto l’età pensionabile, decide, con la moglie Elena Debernardi, di spostarsi sopra Sabbia, in alta Valsesia, dove fa rinascere l’abbandonata alpe Campo (1.525 metri) e l’alpe Laghetto (1.810 metri), ai piedi del Monte Capìo.

    Nel ’68 all’alpe Campo le baite erano pressoché diroccate e gli altri proprietari l’avevano abbandonata, attratti dalle comodità in valle. Negli ultimi anni invece racconta orgoglioso Bonetta sono tornati quassù e si sono ricordati di quant’è bello .
    Bello ma anche faticoso, perché Bonetta ha ricostruito prima le baite e poi, nel 1978, grazie anche ad un piccolo contributo della Comunità Montana, è riuscito ad installare una teleferica che serve l’alpe Campo e che sale per 4 chilometri, fino all’alpe Laghetto. È qui che a metà giugno transumano gli animali dall’alpe Scalagna, vicino a Foresto: due giorni di viaggio a piedi con 80 vacche, 120 capre e 110 pecore per coprire i 20 chilometri di strada in valle e per salire all’alpeggio. Una fatica che condivide con la moglie e due dei tre figli: Wilma ed Ermes.

    L’alpe Laghetto viene lasciata ad agosto per la più attrezzata alpe Campo dove, scavando con pala e piccone nel terreno roccioso, Bonetta ha realizzato un acquedotto che convoglia l’acqua di una fonte che sgorga centinaia di metri più a monte. Un intervento necessario per creare elettricità, grazie a parte dell’acqua incanalata per far funzionare la turbina di un generatore, che ha permesso di mettere a norma il locale di produzione dei formaggi, ottenendo così le necessarie autorizzazioni sanitarie. L’azienda produce con latte bovino e di capra la ricotta e il tipico formaggio valsesiano, la toma, venduta in tutta la valle e al caseificio di Piode, del quale Bonetta è stato per 3 anni presidente.

    Per creare queste squisitezze la sveglia all’Alpe Campo è alle 5 del mattino: Si munge, si puliscono le stalle e poi ci si dedica alla produzione dei caseari. Ma non solo continua Bonetta qui c’è molto altro da fare perché la natura non sempre è clemente. In 17 anni 2 fulmini hanno colpito le baite e altri hanno ucciso una trentina di capre e un paio di vacche. E il parafulmine serve a poco! .
    La stagione in quota termina a inizio ottobre con il ritorno della famiglia a Foresto. Seguendo un’antica usanza della Valsesia, i pascoli vengono abbandonati dopo San Michele, il 29 di settembre.

    Ma non è ancora tempo di partire. Sabato l’alpe Campo si è vestita a festa: la famiglia Bonetta a fare gli o­nori di casa, i tricolori e la scritta Benvenuti! sulle baite salutavano gli alpini. C’erano il presidente Corrado Perona, il vicepresidente vicario Vittorio Brunello, i consiglieri nazionali Antonio Cason, Bruno Gazzola, Aldo Innocente, Cesare Lavizzari, Alfredo Nebiolo e il presidente della commissione del premio, Mauro Romagnoli. Erano presenti anche i sindaci della zona, alcuni dei premiati degli scorsi anni, il presidente della sezione Valsesiana Marco Zignone e, con il presidente sezionale Arrigo Cadore, una folta rappresentanza delle penne nere di Tambre (Belluno), paese che ha ospitato la scorsa edizione della manifestazione.

    Al termine della cerimonia alla cappelletta dell’alpe il presidente Perona ha ribadito che questo premio è espressione di quel connubio inscindibile alpini montagna e dell’attenzione degli alpini per le risorse del territorio: Il Premio Fedeltà cerca anche di svolgere un ruolo di sensibilizzazione sui problemi della montagna, oltre che gratificare chi ci lavora . E ha ricordato che già 4 anni prima quando non era ancora presidente era venuto per un sopralluogo all’alpe Campo e aveva visto quanto di buono era stato fatto.

    Il sindaco di Sabbia Carlo Frigiolini ha aggiunto che il Comune ha sempre sostenuto la scelta di vita della famiglia Bonetta. Ultimo in ordine di tempo è il progetto, imponente, per costruire una strada che da Sabbia raggiunga l’alpe, un’iniziativa per avvicinare le vette alla valle che certo farà di questa montagna un luogo non più appartato e difficile da raggiungere, anche se la renderà meno incontaminata e meno unica.

    Domenica le celebrazioni si sono spostate a Borgosesia. In piazza Martiri per la commemorazione ai Caduti c’erano il Labaro dell’ANA, il vicepresidente vicario Vittorio Brunello, i consiglieri nazionali, il presidente della sezione Valsesiana Marco Zignone, il capogruppo di Agnona Federico Risoletti, le autorità locali, i sindaci della zona e tanti alpini con i vessilli delle sezioni Abruzzi, Alessandria, Asiago, Asti, Belluno, Bergamo, Biella, Cadore, Casale, Cividale, Cusio Omegna, Feltre, Genova, Intra, Ivrea, La Spezia, Luino, Marche, Milano, Pinerolo, Torino, Varese e Vicenza. Numerosi anche i gagliardetti in rappresentanza di oltre 70 gruppi.

    Alpini e autorità hanno sfilato per le vie del paese fino alla chiesa parrocchiale, per la S. Messa. Le note della banda musicale di Borgosesia che ha aperto il lungo serpentone hanno richiamato tanti cittadini che nelle strade, nelle piazze e dai balconi applaudivano le penne nere.
    Quindi la manifestazione si è spostata al Teatro Pro Loco, gremito per assistere alla consegna del premio Fedeltà alla montagna ad Enrico Bonetta. Dal palco, sul quale sono saliti anche i premiati delle scorse edizioni, si sono succeduti gli interventi delle autorità locali: Luca Pedrale in rappresentanza della Regione Piemonte, il presidente della Provincia di Vercelli Renzo Masoero, il vicesindaco di Borgosesia Corrado Rotti e il sindaco di Tambre Corrado Azzalini.

    Quindi, dopo l’abbraccio e lo scambio di doni tra gli alpini bellunesi e valsesiani, ha preso parola il vicepresidente vicario Vittorio Brunello, che ha ricordato che il Premio fedeltà alla montagna per l’ANA è la seconda manifestazione più importante dopo l’Adunata nazionale: Negli anni con il premio abbiamo attraversato quasi tutte le regioni italiane con grande prevalenza alpina. È stato un itinerario della memoria e della riconoscenza ha ricordato Brunello per cercare di mantenere vive quelle tradizioni e quel patrimonio unico che si sta lentamente perdendo per un inarrestabile fenomeno di globalizzazione e appiattimento della nostra società, ma anche grazie alla miopia nella gestione delle risorse montane di uno Stato che dovrebbe garantire alle autorità locali strumenti adeguati all’importanza della tutela della montagna .
    E ha ripensato, amareggiato, ad una decina di anni fa, quando precise proposte sulla tutela del territorio che l’ANA aveva avanzato alle Istituzioni furono rimandate al mittente perché Anche le tradizioni col tempo cambiano . Di sicuro fino a quando ci saranno anche gli alpini la ricchezza delle tradizioni della montagna vivrà.

    E la giornata a Borgosesia ne è stato un bell’esempio. Bonetta e la moglie Elena sono saliti sul palco e hanno ricevuto l’attestato e l’assegno di 7.750 euro. Quindi il consueto passaggio di consegne del simbolo del premio, la scultura che raffigura una radice, sinonimo dell’attaccamento ai valori della terra, che gli alpini di Tambre hanno consegnato a Bonetta, raggiunto sul palco dai figli e dai nipoti Mattia, Yuri e Francesco. I festeggiamenti si sono poi spostati al Palalpini e sono continuati fino a sera.

    Le giornate settembrine si accorciano e l’imbrunire non tarda ad arrivare in Valsesia. Mentre continua la festa Bonetta e la famiglia sono già sulla mulattiera che da Sabbia conduce ad Erbareti e poi su, all’alpe Campo, passando per quel sasso dipinto sul sentiero che con disarmante semplicità ammonisce: Dai 1111 in su, tutti si danno del tu .

    Leggi la motivazione del premio