Il ponte che unisce

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    È stato ribattezzato “Sewa” – che vuol dire unità in lingua locale – il ponte costruito a Bangui dal Genio militare italiano in missione in Africa. I 24 metri di metallo, questa la lunghezza del manufatto, riunisce tre zone della capitale centrafricana che dal 2010 erano divise a causa del crollo della struttura che superava un ampio canale idrico.

    Il ponte è composto da oltre 1.000 elementi e nell’arco di due giorni è stato assemblato e spinto a mano tra le due sponde del canale dagli uomini del 2º reggimento Genio della brigata Julia. Al progetto hanno preso parte numerosi Paesi dell’Unione Europea: la Repubblica Ceca ha fornito la struttura metallica modulare di fabbricazione polacca, successivamente trasportata a cura delle Svezia e infine assemblata dai militari dell’Esercito italiano, con la supervisione di tecnici tedeschi e cechi. L’iniziativa, portata a termine dalla missione EUFOR RCA, si inserisce nel quadro dei progetti europei a sostegno della popolazione, realizzati in cooperazione con le autorità centrafricane.

    In particolare, il ponte metallico realizzato dai Genieri italiani ha anticipato temporaneamente il ponte permanente, in costruzione nella stessa zona grazie al finanziamento dell’Unione Europea, che è il primo partner per lo sviluppo della Repubblica Centrafricana. Il taglio del nastro è avvenuto per mano del comandante operativo di EUFOR RCA, generale Philippe Pontiès e della presidente della Repubblica Centrafricana Catherine Samba Panza; presenti anche l’Ambasciatore a capo della delegazione dell’Unione, Jean-Pierre Reymondet e il console onorario d’Italia a Bangui Stefano Giuliani.


    AIUTI DALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

    Il capitano Giovanni Agosti, comandante dei genieri della brigata Julia, ha consegnato la donazione della sezione di Vicenza e del gruppo di Malo alla dottoressa Patrizia Emiliani – direttrice sanitaria del Petit Hôpital de S. Pierre Célestin V di Bimbo (Repubblica Centrafricana) – con la quale sono stati acquistati farmaci destinati ai 250 piccoli ospiti, ricoverati nel reparto oncologico della struttura delle monache Benedettine Celestine, che opera nei pressi della capitale centrafricana Bangui.

    Il piccolo ospedale è uno dei pochissimi centri rimasti aperti durante il conflitto interconfessionale che nel 2013 ha provocato migliaia di vittime e un milione di sfollati. Nelle scorse settimane le sezioni piemontesi di Torino e Casale Monferrato avevano donato diverse borse di studio per i giovani che studiano presso i Carmelitani di Bimbo, dove hanno trovato accoglienza centinaia di famiglie in fuga. Sempre a Bimbo erano arrivati i giocattoli e i quaderni raccolti dalle penne nere della sezione di Como, distribuiti il giorno di Natale dai Genieri del 2º reggimento dopo la Messa di Natale, celebrata all’interno della missione.

    I Genieri di Trento hanno infine raccolto una somma che è stata donata ai Padri Comboniani per sostenere un progetto che promuoverà un programma di lavori agricoli, ai quali parteciperanno diversi giovani bisognosi di Bangui.