Il montanaro Eustacchio Costa

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    Il n. 9/2014 de L’Alpino riporta un articolo di Andrea Bianchi: “La conca di Fuciàde, un museo all’aperto ad impatto zero”. Sono nato ad una quindicina di km da Fuciàde nel 1940, Alpino del 3º Artiglieria da montagna della Julia. Il progetto del Bianchi è una buona idea, un percorso rievocativo degli avvenimenti rappresentati da tabelloni esplicativi lungo la conca di Fuciàde, è un valido incentivo anche al turismo.

    Bianchi riassume tante cose ma non prende in considerazione il “fattaccio” più eclatante e tragico di quel luogo. All’estremo est della conca viene posizionato l’accampamento militare, gli ufficiali non si accorgono del pericolo incombente dei versanti soprastanti. Un montanaro di Falcade, certo Eustacchio Costa, guardia comunale, conoscitore di ogni particolare del territorio, si azzarda ad avvisare i comandi (Peppino Garibaldi l’intoccabile): «Vi siete messi sotto il pendio ove ogni anno scende una valanga». Alcuni giorni dopo, il povero Costa viene posto in stato di fermo e trasferito a Belluno per precauzione, come soggetto non affidabile e fomentatore di notizie tendenziose e cariche di sabotaggio. Ma venne il primo inverno e una valanga scese, come da sempre scendeva, spazzando l’intero accampamento con la morte di una quarantina di militari, compreso don Costanzo Bonelli cappellano militare. Perché a quel punto non è stato messo in galera l’ufficiale responsabile di tanto delitto? Per quanto possa valere il mio giudizio, avrebbe dovuto essere fucilato. Se Bianchi ha menzionato “Le montagne del Destino” di Bepi Pellegrinon, non gli poteva sfuggire la pag. 74 e se non gli fosse sfuggita perché non ne parla?

    Graziano Ronchi – Agordo

    L’unica cosa da fare era dare una medaglia al Costa. Questa sarebbe stata la risposta giusta (leggi botta nei denti) a chi il Costa aveva rimosso e penalizzato.