Il miracolo del Col di Nava

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    Dal Sacrario della Cuneense s’ode un vociare lontano. Poco distante gli alpini si stanno incontrando per sfilare e celebrare il 60º raduno solenne al Col di Nava. Accanto al cippo eretto nel 1950 alcuni reduci di Russia attendono gli altri commilitoni e l’inizio della cerimonia. Indicano le targhe dove sono incisi i nomi di decorati di Medaglia d’Oro caduti al fronte e narrano di quella volta quand’erano con i battaglioni Pieve di Teco e Dronero o con i gruppi Pinerolo e Mondovì . Si intuiscono sui loro volti commozione e sofferenza e parlano con discrezione, quasi sussurrando, perché quella di cui raccontano è una ferita che non si rimargina.

    In migliaia, alpini ma anche tanta gente, si sono recati al Col di Nava, uniti dal ricordo, per rendere omaggio ai Caduti della divisione martire, la Cuneense .

    La sfilata è stata aperta dalla fanfara della brigata alpina Taurinense e da un reparto in armi del 2º Alpini di Cuneo, il reggimento comandato dal colonnello Antonio Di Gregorio, presente tra le autorità. Nel prato antistante al Sacrario mons. Vincenzo Lupi, vescovo di Savona e Noli, ha celebrato la S. Messa, accompagnata dal coro Monte Saccarello e dalla fanfara Colle di Nava . Accanto all’altare i reduci, il Labaro dell’Associazione, scortato dal presidente Corrado Perona, con il vice presidente vicario Marco Valditara, il vice presidente Cesare Lavizzari e numerosi consiglieri nazionali.

    Decine i vessilli delle Sezioni ANA presenti anche quelli di Francia, Brasile e Sud Africa centinaia i gagliardetti e poi i labari delle associazioni combattentistiche e d’Arma, una rappresentanza di chasseurs francesi e alcuni gonfaloni dei Comuni tra cui quello della Città di Imperia, decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, scortato dal neo sindaco Paolo Strescino. Gli onori di casa sono stati fatti dal presidente della Sezione di Imperia Gianfranco Marini che ha donato al presidente Perona una scultura in legno d’ulivo raffigurante un cappello alpino.

    Sono onorato di essere qui tra voi anche perché mi sento in famiglia , ha esordito mons. Lupi, ricordando il padre che era un reduce alpino, e ha lodato l’operato delle penne nere che sono presenti sempre dove c’è bisogno d’aiuto . Parole riprese nel suo discorso dal presidente nazionale Perona: La vita della nostra Associazione parte dalla generosità, ma soprattutto da ciò che hanno tramandato i nostri padri. Sono loro che ci hanno suggerito qual era la strada da seguire e noi abbiamo il dovere di indicarla ai giovani. Il miracolo del Colle di Nava è forse anche questo: vedere attorno al Sacrario dei Caduti e ai reduci tanta gente e anche tanti giovani, uniti nel ricordo di una parte della nostra storia e di quanti non sono tornati. Quello della memoria ha proseguito Perona vuole essere un messaggio alle nuove generazioni ed è fatto senza retorica perché essa non esiste quando lo si trasmette con il cuore .

    In fondo, quel messaggio ci dice che conoscere le nostre radici, le tradizioni e il nostro passato (compresi gli errori), cioè il sapere quel che si è stati, ci aiuterà anche a poter scegliere meglio come essere in futuro. Al termine della S. Messa e dei discorsi delle autorità, la cerimonia si è spostata al Sacrario dove, al suono del Silenzio, mons. Lupi ha benedetto il cippo dedicato alla Cuneense .

    Sfilando tra autorità e reduci, gli alpini e gli chasseurs francesi hanno deposto due corone alla tomba del generale Emilio Battisti, comandante della divisione Cuneense in Russia, che nel suo testamento, aperto nel 1971, chiese di essere sepolto con i suoi alpini. L’uomo, la sua encomiabile carriera quella che lui stesso chiamava il mestiere delle armi e il suo comportamento sul fronte nel momento della resa furono esemplari: condivise infatti la sorte dei suoi alpini rifiutando di salire sull’aereo, messo a disposizione dal comando tedesco, che lo avrebbe portato in salvo. Rientrò in Italia solo nel maggio 1950, dopo sette anni di prigionia.

    È al suo sepolcro che sabato gli alpini di Imperia, Savona, Cuneo e Ceva luoghi di reclutamento della Cuneense al termine della marcia del fuoco hanno acceso la fiamma sul tripode. La cerimonia del fuoco evoca il divenire, il cambiamento, il passato e il futuro e ci parla di tradizioni.

    Quelle tradizioni si sono splendidamente incontrate all’11º Cantamontagna , sabato sera al Forte centrale di Nava, dove il coro Monte Saccarello diretto da Gian Paolo Nichele e il coro dei congedati della brigata Taurinense hanno intonato canti alpini e della montagna. Ad assistere e cantare tutti insieme con i cori, le penne nere e tante famiglie con i bambini. All’uscita alcuni dei più piccoli, emozionati, dicevano di aver imparato un nuovo canto.
    Anche questa è la magia della montagna, quasi fosse un miracolo.

    Matteo Martin

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    LA 4ª DIVISIONE ALPINA CUNEENSE

    Comandante: generale Emilio Battisti. Capo di Stato Maggiore: ten. col. Lorenzo Navone. Capo sezione operativa: magg. Walter Berardi. 1º reggimento alpini, comandato dal colonnello Luigi Manfredi. Battaglioni: Pieve di Teco (magg. Carmelo Catanoso), Ceva (ten. col. Giuseppe Avenanti), Mondovì (magg. Mario Trovato). 2º reggimento alpini, comandato dal colonnello Luigi Scrimin. Battaglioni: Borgo San Dalmazzo (ten. col. Piero Palazzi), Dronero (magg. Agostino Guaraldi), Saluzzo (magg. Carlo Boniperti). 4º reggimento artiglieria alpina, comandato dal colonnello Enrico Orlandi. Gruppi: Mondovì (ten. col. Mariano Rossini), Pinerolo (ten. col. Ugo Lucca), Val Po (ten. col. Berardo Cresseri). Reparti e servizi divisionali: 4º battaglione misto genio, comandato dal magg. Giovanni Mazzone; 14ª compagnia cannoni, 84ª compagnia cannoni, 2º reparto salmerie, 201º autereparto, dal 613º al 617º ospedale da campo, 306º sezione sanità, 107ª sezione sussistenza, 203º ufficio posta, 63ª squadra panettieri.

    La divisione in Russia: 16.500 uomini, 13.470 Caduti e dispersi, 2.180 feriti e congelati. Onorificenze: 4 Ordini militari d’Italia, 22 Medaglie d’Oro, 317 Medaglie di Bronzo, 317 Medaglie d’Argento, 290 Medaglie di Bronzo, 500 Croci di Guerra.

    Pubblicato sul numero di settembre 2009 de L’Alpino.