Il capo di SME: basta tagli!

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    Ma a chi dobbiamo fare la guerra? . È la domanda del capo di Stato Maggiore, generale Giulio Fraticelli, alla prospettiva di forniture di aerei e navi a scapito dell’Esercito che vedrebbe sacrificare altri uomini per dirottare i fondi verso sistemi d’arma costosissimi . Fraticelli fa notare che una fregata costa trecento milioni di euro: con quei soldi io ci mantengo una brigata per tre anni .

    E pone implicitamente una serie di interrogativi: quale Esercito vogliamo, con quali mezzi e per fare che cosa. Ma soprattutto chiede di stabilire delle priorità, e poiché nelle missioni all’estero vengono usate truppe di terra o comunque reparti che affiancano truppe di terra, le voci su nuovi tagli alla Difesa, abbinate ai programmi di potenziamento di altre componenti delle Forze armate, suonano più d’un campanello d’allarme. Noi alpini lo sappiamo bene cosa questo significhi, perché delle nostre cinque brigate ne sono rimaste solo due e non vorremmo che altri nostri reparti fossero sottoposti a nuove cure di dimagrimento, sacrificati per esigenze di bilancio.

    Per due volte, nel mese scorso, in altrettante interviste al Sole 24 Ore e al Corriere il generale Fraticelli ha ripetuto l’allarme lanciato qualche anno fa dal suo predecessore generale Ottogalli: i nostri professionisti guadagnano la metà (talvolta solo un terzo, aggiungiamo noi) dei corrispettivi pari grado di altri Paesi della Comunità, hanno bisogno di alloggi per viverci con le famiglie, le stesse caserme vanno ristrutturate ed adeguate ad accogliere professionisti.

    La nostra Associazione ha posto gli stessi interrogativi nelle sedi istituzionali più opportune sin da quando veniva pianificato il cosiddetto nuovo modello di difesa , che prevedeva, fra l’altro, la sospensione della leva obbligatoria. Allora i nostri interlocutori interpretarono queste perplessità soltanto come il tentativo di salvare il servizio militare obbligatorio, un cuneo dissero una tassa nella vita dei giovani . Ora i nodi vengono al pettine. All’allarme lanciato dal generale Ottogalli che parlava al Centro alti studi della Difesa, quindi in una sede istituzionale la classe politica fece orecchie da mercante; cosa farà dopo lo stesso allarme di Fraticelli? Ognuno ha le proprie esigenze, non faccio polemiche, semmai sono preoccupato ha affermato il capo di SME sostengo che l'Esercito rappresenta la quota maggioritaria dell'impegno internazionale e ha necessità indiscutibili di sicurezza, di aggiornamento tecnologico e di dotazione di mezzi adeguati.

    Se non aumentiamo le risorse, l'attuale situazione non potrà protrarsi . Vale la pena di rinfrescarci la memoria. Per qualche decennio, dal dopoguerra, i militari furono relegati in una sorta di isolamento psicologico e sociale dal resto del Paese, chiusi nelle caserme. E quando c’erano vuoti nella finanziaria venivano coperti alleggerendo il bilancio della giustizia, della scuola ma, soprattutto, della difesa. Poi si scoprì che era finalmente possibile avviare una politica estera italiana proprio grazie ai militari e alle loro missioni di soccorso e di pace.

    I primi a partire, in Mozambico, furono, dieci anni fa, gli alpini di leva! del Susa , i quali sono stati così bravi che da allora le partecipazioni sono moltiplicate e oggi abbiamo tre delle quattro missioni di pace più importanti (in Afghanistan, in Bosnia e in Kosovo) a comando italiano. E allora, visto che siamo tanto bravi come Esercito, e soprattutto come alpini, da meritare la stima e l’ammirazione dei nostri alleati, perché non farne a meno?

    Lasciamo pure caserme vuote (da quelle alienate, finora non è arrivata una lira all’Esercito!), strutture obsolete, stressanti turnazioni dei reparti; lasciamo che la forza operativa dell’Esercito basato su 11 brigate: teniamoci ben strette la Taurinense e la Julia! sia addirittura l’80 per cento del personale e che non ci sia, quindi, alcuna possibilità di alleggerire il carico di impegni, non disponendo neppure di reparti di riserva. Volete mettere la suggestione di un luccicante Harrier a decollo verticale che sembra galleggiare nell’aria davanti a estasiati invitati?Americano?, chiederete voi. No, italiano. In leasing