I nostri volontari e l'ospedale da campo ancora in prima linea

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    L’intervento nello Sri Lanka, nell’isola di Kinniya devastata dall’onda tragica del 26 dicembre. Squadre di volontari impegnate anche a Crevalcore (BO) dopo lo scontro di due treni.

    L’Associazione è ancora una volta in prima linea nei soccorsi a popolazioni travolte dalla tragedia nel sud est asiatico. È appena rientrato in Italia il primo nucleo di volontari della nostra Protezione civile che hanno trascorso due settimane nello Sri Lanka, nell’isola di Kinniya, distretto di Trincomalee, dove decine di migliaia di persone hanno perso la vita nel maremoto del 26 dicembre che ha provocato complessivamente oltre 230mila morti. Nei giorni seguenti, sempre a Kinniya, si schiera anche un settore del nostro ospedale.

    I primi a partire sono stati una dozzina di volontari della protezione civile del 4º raggruppamento, con alpini delle sezioni Abruzzi (De Bernardinis, Dell’Orso, Di Lorenzo, Di Martino, Guardiani e Sabatino), Latina (Roberto e Marta Pellizzon, con il presidente sezionale Nicola Corradetti) e Roma (Damiani e Stazi). Sono partiti il 7 gennaio da Fiumicino ed arrivati nell’isola devastata con migliaia di persone senza casa e con centinaia di vittime ancora sotto le macerie. Impossibile fare la cronaca del lavoro dei nostri volontari, incessante e preziosissimo, in quei territori martoriati, dove la gente aveva bisogno di tutto.

    I nostri volontari hanno assicurato la fornitura di acqua potabile, hanno montato in diverse località dell’isola centinaia di tende che sono state via via assegnate a famiglie rimaste senza alcun riparo. Hanno costruito strutture in legno per sale d’attesa e per i servizi igienici a ridosso dell’area sgomberata per il nostro ospedale da campo che sarebbe giunto di lì a pochi giorni. Nelle brevi relazioni giunte ogni notte a Roma via posta elettronica a Francesco Beolchini, responsabile del 4º Raggruppamento, c’è tutto il modo di lavorare dei nostri volontari alpini, tutto lo spirito di solidarietà che non viene certo meno nella lontananza, la voglia di dare senza pensare a se stessi, al sonno, alla fatica, al cibo (soltanto noci di cocco!).

    In quei giorni hanno ricevuto la visita del presidente della Camera Casini, del vice presidente del Consiglio Fini e della parlamentare europea Margherita Boniver. Inutile dire della riconoscenza degli isolani, manifestata anche nei giorni successivi all’arrivo del settore del nostro ospedale da campo, partito dall’aeroporto di Orio al Serio, dopo non poche peripezie, ordini e contrordini da Roma, con gli immaginabili problemi organizzativi e logistici da superare per il direttore dottor Lucio Losapio e i suoi collaboratori.

    Alla fine apparecchiature, strumenti chirurgici, medicinali e tutto quanto poteva servire in quelle condizioni di emergenza estrema è partito alla volta di Kinniya, nello Sri Lanka, con 5 tecnici (Arrigoni, Boffi, Carminati, Mazzoleni e Taribello), altrettanti medici (il direttore gruppo medico chirurgico Carlo Saffiotti, l’anestesista Virginia Dal Pizzol, l’infettivologo Benigno Carrara, il ginocologo Giovanni Aletti, il pediatra Alberto Flores d’Arcais), l’ostetrica Sonia Bozzini e due infermieri professionali (Bruno Rizzi e Silvia Giustinelli). Il nostro Gruppo di intervento ha svolto un’opera assolutamente preziosa, sostituendosi ai medici dell’ospedale locale, andato completamente distrutto.

    L’oculata scelta delle apparecchiature, del personale e dei medicinali ha consentito di svolgere nel migliore dei modi il lavoro. Fra tanta desolazione, una dimostrazione di quanto sia forte la vita sulla morte è stata la nascita di un maschietto nella tenda attrezzata per l’ostetricia del nostro ospedale da campo. Poche ore prima la madre, una giovane di religione musulmana, si era presentata ai medici chiedendo di essere assistita. Così è nato Mohammed, che nella foto alla pagina precedente vediamo in braccio al padre con a fianco l’ostetrica. Un segno di vita fra tanti lutti, un segno di ripresa. Ma anche la dimostrazione che la nostra Protezione civile, nelle sue componenti di indiscusso livello di organizzazione e preparazione, senza suonare la grancassa, sa essere sempre all’altezza della situazione.

    Ma gli interventi dei nostri volontari non sono finiti qui. Squadre della sezione di Varese si sono alternate all’aeroporto della Malpensa per presta8re assistenza ai turisti scampati al maremoto che giungevano dalle zone devastate ed erano in transito per raggiungere i rispettivi Paesi. Altre squadre delle sezioni Bolognese Romagnola, Modena e Reggio Emilia sono intervenute dopo il tragico scontro ferroviario avvenuto il 7 gennaio a Crevalcore. Mezz’ora dopo lo scontro, nonostante la fitta nebbia che gravava su tutto il territorio, coordinati dal responsabile della PC sezionale Diego Gottarelli erano sul posto 18 volontari del gruppo di Cento, con il capogruppo Sergio Bonsi.

    Quando sul posto sono arrivati anche volontari della P.C. delle sezioni di Modena e Reggio Emilia, la Regione ha affidato a Bonsi anche il coordinamento dei volontari delle altre associazioni, a dimostrazione del grado di preparazione e della considerazione di cui gode la nostra Protezione civile. I nostri volontari hanno collaborato con i vigili del fuoco nel soccorso ai feriti e nell’opera di recupero dei corpi delle vittime. Particolarmente delicate le operazioni nel corso della notte successiva, quando agli alpini è stato affidato l’impiego dei gruppi elettrogeni, indispensabili per il prosieguo dell’opera di soccorso.

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