I nostri eroi

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    «Gli alpini ci sono ancora, ci sono sempre, non solo nei momenti di ricordo, gli alpini di oggi sono la testimonianza dei valori di chi non è tornato e per quei valori ha dato la vita. Ragazzi divenuti uomini in fretta la cui devozione va ricordata e trasmessa alle nuove generazioni come esempio da seguire. Giovani che non ho paura di chiamare eroi e che oggi Mondovì ha saputo ricordare come meritano». Così il Presidente nazionale Sebastiano Favero al termine della quattro giorni di eventi organizzati dalla Sezione di Mondovì in ricordo della campagna di Russia: 4.548 fra Caduti e dispersi solo del 1º reggimento alpini, 13.470 per la Cuneense. 

     

    Il tributo più grande fu versato fra il 19 e il 20 gennaio 1943, nella battaglia di Nowo Postojalowka il cui ricordo è stato commemorato quest’anno a Mondovì. «Tutte le nostre vallate furono spopolate, derubate di giovani vite in quella terribile Campagna», dice il Consigliere nazionale Ana Antonio Franza. Facevano parte del contingente italiano i battaglioni Borgo San Dalmazzo, Saluzzo, Dronero, Pinerolo, Mondovì, Ceva, Val Po e una parte della divisione Julia, per lo più annientati proprio a Nowo Postolajowka.

    «Le pianure russe non erano terra per alpini» ha ricordato lo storico monregalese Ernesto Billò, ma proprio in quelle terre i nostri ragazzi furono costretti, dopo mesi di stenti, a combattere con vecchi fucili e qualche bomba a mano contro i carri armati. A chi fece ritorno, scampando all’arresto e alla prigionia in Siberia, il compito di spiegare che l’alleato nazista era il vero nemico, un messaggio del quale furono portavoce anche Nuto Revelli e Beppe Milano, che con gli altri reduci salirono sui monti di casa nella lotta di liberazione dall’occupazione nazifascista avviata nel settembre del 1943. Per non dimenticare, dal 2003 le quattro Sezioni Ana della provincia di Cuneo organizzano questa cerimonia. Per la prima volta quest’anno, a Mondovì, con il patrocinio del Ministero della Difesa.

    «Una cerimonia – ha aggiunto Favero – che mi ha riempito di orgoglio ». L’apertura è stata affidata al film “I Girasoli” di Vittorio De Sica, tributo al ritorno in Patria di chi sopravvisse alla Campagna di Russia. Grande partecipazione di pubblico in sala e scopo benefico della proiezione, a favore delle popolazioni colpite dal sisma nel Centro Italia. Venerdì nella cornice della chiesa sconsacrata di Santo Stefano a Breo, centro storico della città del Belvedere, l’inaugurazione della Mostra storica a cura del Comando Militare Esercito Piemonte Nord e dei volontari del Museo della locale Sezione Ana. Centinaia i visitatori che hanno ripercorso la grande storia degli alpini, nel primo e nel secondo conflitto mondiale, attraverso storici equipaggiamenti, manifesti d’epoca e una pregevole raccolta di cappelli concessa dall’alpino Lino Revetto.

    L’allestimento è stato poi spostato a Cuneo nella sala Einaudi della Provincia, per la mostra storica “A Colpi di Matita” che il Comando Militare ha organizzato in collaborazione con la Prefettura cuneese. Sabato l’incontro con gli studenti delle quarte e delle quinte superiori delle scuole monregalesi. Per loro, partendo dalla Grande Guerra, il colonnello Antonio Zerrillo del Comando Militare Piemonte Ovest ha ripercorso idealmente il cammino degli alpini durante i conflitti e quello della divisione Cuneense in terra di Russia. «La canzone del Piave – ha ricordato – è stata più potente di qualunque strategia di battaglia, capace di risvegliare l’orgoglio e l’amor di Patria tanto da ridare coraggio ai ragazzi in trincea». Nel pomeriggio l’apertura ufficiale delle celebrazioni solenni. In 500 hanno partecipato all’alzabandiera in Piazza della Repubblica e assistito alle esibizioni delle fanfare nel centro storico.

    Sabato sera spettacolo della compagnia locale Canzone e Teatro “Bello far l’Alpin ma scomodo”. Domenica in quattromila hanno raggiunto Mondovì per tener viva la memoria: 29 i vessilli sezionali, compreso quello di Brescia, 231 i gagliardetti provenienti da Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta e Toscana. Il Gruppo più lontano arrivava da Bassano del Grappa. Ad accompagnare il Labaro anche il comandante della Taurinense generale Massimo Biagini. «L’impegno degli alpini non è mai venuto meno – ha detto Biagini durante le orazioni – e non sono pochi quelli che oggi servono l’Italia in terre avvolte dal conflitto».

    L’alto ufficiale ha voluto salutare personalmente i quattro reduci presenti alla cerimonia. Numerosa la partecipazione delle istituzioni. Con il primo cittadino di Mondovì, Stefano Viglione, decine di sindaci in fascia tricolore, come le strade e i negozi della città. La Messa è stata celebrata dal vicario della Diocesi di Mondovì monsignor Meo Bessone con don Gianpaolo Laugero, «che con il Comune e le fondazioni Crc e Crt » ha ricordato Gazzano «hanno contribuito al buon esito della manifestazione». «Un evento che è cresciuto notevolmente rispetto ai numeri e alle presenze del 2013», ha aggiunto. «Il merito è di un grande lavoro di squadra che ha coinvolto tutti, dal direttivo della nostra Sezione ai Gruppi che ne fanno parte». Alla sfilata hanno partecipato anche il gruppo storico Alpin del Dui dell’Associazione Tracce di Memoria e il reparto Salmerie dell’Ana di Mondovì, uno degli ultimi due rimasti in Italia con quello di Vittorio Veneto.

    La manifestazione si è conclusa con l’esibizione delle fanfare: quella della brigata alpina Taurinense, il coro sezionale “Ivo Tosatti”, la fanfara sezionale di Mondovì e la fanfara alpina Monregalese. Dal Presidente nazionale Favero un importante messaggio: «Bisogna smettere di associare gli alpini al fascismo: sono andati là per compiere il loro dovere. Quel passato non ci appartiene ».

    Zaira Mureddu