I nostri Caduti

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    Egregio direttore, le scrivo non certo per fare politica, ma una scelta del nostro governo mi ha lasciato perplesso e vorrei sentire il suo parere. Nei recenti fatti parigini una ricercatrice italiana è rimasta vittima di un fanatismo irrazionale e crudele ed a lei sono stati tributati i funerali di Stato.

     

    Non compete certo a me sindacare sulle scelte del governo, ma con la partecipazione del Presidente della Repubblica e quella delle massime autorità dello Stato fra sicurezza e cerimoniale sono state spese alcune migliaia di euro. Di contro non c’è nessuna disponibilità per sistemare le tombe di quei poveri soldati, molti più giovani di Valeria, che il governo di un secolo fa ha mandato al fronte, e che quello di un passato regime ha voluto seppellire alla testata delle tre principali vallate altoatesine caricandoli di una simbologia da sempre al centro di infinite diatribe. I Sacrari, almeno due, sono ormai in condizioni quasi disastrose e praticamente abbandonati; costituendo inoltre un pessimo biglietto da visita per chi entra in Italia. Non ci sono soldi? Ci sia allora il coraggio di portare i poveri resti presso il Sacrario di Asiago (da cui dipendono) o quello di Pocol per una degna sepoltura, e poco importa se alcune forze politiche locali canteranno vittoria. Se necessario si potrebbe aprire una raccolta fondi sotto l’egida dell’Ana a garanzia di onestà e trasparenza. Penso lo si debba a questi poveri soldati, morti per ubbidire ad un ordine e non per caso. Ringrazio per l’attenzione e mi scuso per essermi dilungato.

    col. Ivan Bertinotti

    Terrei distinti i due casi. I funerali della giovane Valeria hanno assunto davanti al Paese e davanti al mondo una valenza morale e simbolica, per far crescere nella coscienza il rifiuto della violenza e del fondamentalismo ideologico. Il rispetto per i nostri Caduti assolve invece il compito di un dovere morale nei loro confronti ed anche un singolare modo per tener vivi gli ideali del loro sacrificio.