Grazie alla terra Giuliana

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    Gorizia, un raduno festoso, protetto da un tempo favorevole, finalmente senza il fastidio dei trabiccoli e dell’ineducazione di chi li conduce e li usa. La città è stata una piccola Berlino. Il muro che divideva la città, protetto da torri armate di mitragliatrici, separava l’abitato goriziano rimasto italiano, dai quartieri periferici e dalla stazione della ferrovia Transalpina.

     

    Nova Gorica sorse successivamente alla separazione con l’intenzione di contrapporre simbolicamente i progressi del mondo socialista a quello capitalista e la piazza della Transalpina divenne uno dei simboli della separazione ideologica, durante la Guerra Fredda, tra l’Europa occidentale e quella orientale. Queste le tragiche conseguenze della guerra che le popolazioni hanno pagato con un prezzo altissimo e ingiusto. Non voglio qui riscrivere delle atrocità dei vincitori che allora erano gli slavi di Tito. Voglio solo tentare nel ricordo un abbraccio simbolico con degli italiani veri che hanno imbandierato la città con tricolori e che hanno dimostrato con gli applausi e con i sorrisi il loro affetto. È stata forte questa percezione di entusiasmo da parte della popolazione del capoluogo isontino allo sfilare degli alpini. È una lezione che ci viene data da chi avrebbe buoni motivi di risentimento nei confronti di un Paese non sempre giusto verso il popolo giuliano. Proprio per questo il sentimento di italianità di questa gente è ancora più prezioso. L’amor di Patria vince anche su quelle vicende che per anni sono state colpevolmente taciute, non ancora indennizzate e che la storia solo recentemente ha permesso affiorassero come ingiustizie nelle coscienze dei responsabili. Queste terre furono anche teatro delle dodici battaglie dell’Isonzo. Anche per coerenza con le parole degli striscioni che accompagnano le Adunate, per non dimenticare, la giornata non poteva non terminare con la visita al sacrario di Redipuglia. La maestosa scalinata, formata da 22 gradoni su cui sono allineate le tombe dei Caduti, sul davanti ed alla base della quale sorge, isolata quella del duca d’Aosta, comandante della III Armata, morto nella sua Torino nel 1931, fiancheggiata dalle urne dei suoi generali caduti in combattimento, è simile al poderoso e perfetto schieramento d’una grande unità di centomila soldati. Disposte sui gradoni riposano le salme dei 39.857 Caduti identificati e nell’ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, le salme di 60.330 Caduti ignoti.

    Maurizio Mazzocco, Legnago (Verona)

    Caro Maurizio, nelle tue parole piene di riconoscenza, sta anche il nostro grazie verso le genti di Gorizia e della terra giuliana, capaci di custodire le loro radici nell’orgoglio di un’appartenenza al Paese, passata attraverso infinite prove, che mai hanno fatto venir meno il loro senso di italianità.