Forza paralimpica

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    Quando lo sport incontra la solidarietà l’avversario diventa un compagno d’avventura, gli sci corrono più leggeri e la tensione agonistica, palpabile sui visi degli atleti prima della gara, si scioglie in ampi sorrisi. È stata questa l’aria che si è respirata alla 68ª edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine svolti a Sestriere, nel comprensorio che nel 2006 fu la punta di diamante delle Olimpiadi. Aver avuto la sensibilità di dedicarla agli atleti paralimpici «è un segno di vicinanza ad un mondo che tocca da vicino anche molti militari che hanno contratto lesioni o malattie invalidanti e permanenti nell’adempimento del proprio dovere», ha ricordato durante la cerimonia d’apertura il comandante delle Truppe Alpine, generale Federico Bonato.

     

    Alfiere d’eccezione della manifestazione è stato il caporal maggiore alpino Ferdinando Giannini, insignito della Medaglia d’Argento al Valor Civile, concessa per un gesto di altruismo poco comune. Nel 2002, a sprezzo del pericolo Giannini soccorse alcune persone coinvolte in un incidente in autostrada e venne a sua volta ferito, perdendo una gamba. È stato lui ad accendere il braciere che ha ufficialmente aperto i campionati. Poco prima erano stati issati il Tricolore e le altre 15 bandiere delle nazioni partecipanti (Austria, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Libano, Macedonia, Polonia, Oman, Romania, Slovenia, Spagna, Ungheria e Usa).

    Nel saluto inaugurale il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. Danilo Errico ha reso omaggio ai cinque militari francesi morti nel corso di un’esercitazione nella zona del Frejus e ha sottolineato come i campionati siano un ottimo banco di prova per testare l’addestramento, poiché saper operare in montagna significa essere meglio preparati a quello stress psicofisico che si ritrova durante le delicate missioni internazionali.

    Il connubio tra sport e disabilità, leitmotiv dei campionati, ha trovato una bella consacrazione durante la prima gara-evento in notturna, la team sprint di fondo con due squadre composte da Michela Andreola del Centro Sportivo Esercito e dall’atleta paralimpico Giordano Tomasoni, e quella formata dalla plurititolata campionessa Stefania Belmondo e dall’atleta paralimpico Pantaleo Sette. Proprio durante la gara, commentata dagli speaker di Radio NumberOne, è stata aperta la raccolta fondi a favore della Federazione Italiana Sport Paralimpici.

    La presidente Tiziana Nasi è di casa a Sestriere – suo padre Giovanni fu il sindaco per più di trent’anni – e racconta che quest’iniziativa può aiutare a capire che anche nello sport non esistono differenze: «Spesso usiamo la parola ‘diversamente abili’ ma in tanti anni di attività ho capito che quella che chiamiamo disabilità non esiste e che è un atteggiamento mentale che si può superare». Ed è proprio così a vedere Giordano e Pantaleo spingersi con la sola forza delle braccia e tenere il passo delle campionesse. Hanno sofferto tra le pieghe della vita ma con lo sport, che è pane per l’anima oltre che per il fisico, hanno saputo rinascere. L’attenzione e la sensibilità negli ultimi anni è aumentata anche grazie ad associazioni come la “Freewhite” di Gianfranco Martin, argento ai Giochi Olimpici di Albertville nel 1992, che proprio a Sestriere organizza numerose attività dedicate agli sportivi con disabilità, ad iniziare dallo sci alpino.

    Direste che è possibile per due atleti non vedenti disputare uno slalom gigante? Beh, gli apripista sono stati proprio loro. Con l’aiuto della voce guida di un atleta che li anticipava, hanno tagliato il traguardo tra gli applausi. Dopo di loro sono scesi gli atleti militari e quelli Ana che hanno disputato un’ottima prova, in particolare quella di Gian Mauro Piantoni (Sezione di Bergamo) che si è classificato al secondo posto. Il distacco nelle due manche è stato di soli 25 millesimi dal francese Sebastien Fournier Bidoz, a cui i giudici di gara hanno concesso la ripetizione della prima prova per essere stato rallentato durante la discesa da un atleta, doppiato, che lo precedeva. Un vero peccato per l’alpino bergamasco che al termine della gara è stato salutato dal responsabile dello Sport Ana Mauro Buttigliero e dal Consigliere nazionale Cesare Lavizzari.

    Di livello anche le prove degli altri due atleti Ana in gara: Andrea Rossi (Sezione di Bergamo) si è classificato decimo e Massimiliano Marino (Sezione di Cuneo), quattordicesimo. Le soddisfazioni per l’Ana sono arrivate anche dallo sci alpinismo in notturna che ha portato altri punti per il Trofeo dell’Amicizia. Tra i 150 partecipanti Simone Brunelli (Sezione Valcamonica) si è classificato sesto, Erwin Deini (Sezione Domodossola) settimo e Roberto Testini (Sezione Valcamonica), dodicesimo. I più attesi, Matteo Eydallin e Gloriana Pellissier, hanno dominato la gara che ha decretato anche i campioni dell’Esercito di specialità: il caporal maggiore scelto Daniele Cappelletti – terzo in classifica assoluta – lo è per la quinta volta consecutiva mentre la gara femminile è andata al 1º caporal maggiore Anna Moraschetti, seconda in classifica assoluta dietro l’inossidabile Pellissier.

    Accanto alle gare individuali, dove tecnica e preparazione fisica la fanno da padrone, ci sono le specialità più tipicamente militari in cui è il gruppo ad esaltare lo spirito di solidarietà, di coordinamento e la capacità operativa. Da togliere il fiato è la 25 chilometri, con fucile Sc, della gara di pattuglia, che è stata vinta dal 6º Alpini per il Trofeo Medaglie d’Oro e dal Centro Sportivo Esercito per il Trofeo dell’Amicizia. Nei 15 chilometri del biathlon il 2º Alpini ha sovrastato gli altri reparti piazzando sul gradino più alto il sergente Roberto Mauro e la caporal maggiore Emanuela Piasco. Qual è il segreto del successo in una disciplina che unisce sforzo fisico e precisione? Emanuela non ha dubbi: «La preparazione. Tenersi tutto l’anno in buon allenamento e intensificarlo in novembre e dicembre».

    La sfida più dura, quella tra i plotoni, quest’anno ha visto ben 26 squadre in gara. Accanto agli alpini c’erano le rappresentative di Austria, Germania, Slovenia e Svizzera. In tre giorni i reparti hanno percorso più di 40 chilometri per 2.000 metri di dislivello superando prove tecniche come il lancio della bomba a mano, la lettura topografica e il trasporto di un ferito. Quindici chili di zaino sulle spalle, fedeli al motto “Indietro non si lascia nessuno”. L’ultima stremante prova è stata la staffetta a coppie lungo un pendio di oltre cento metri di dislivello, per una lunghezza complessiva di 500 metri, che ha sancito la vittoria dell’8º reggimento alpini. Il reparto della Julia ha alzato il “Trofeo Buffa” battendo il 3º e il 2º Alpini.

    Durante la cerimonia di chiusura sono stati decretati i vincitori delle altre discipline. L’International Federation of Mountain Soldiers è andato sempre all’ 8º Alpini, mentre il Trofeo Medaglie d’Oro è stato vinto per il secondo anno consecutivo dal 4º reggimento alpini paracadutisti. Per pochissimi punti su Francia e Romania, l’Italia si è aggiudicata il Trofeo dell’Amicizia. Ottimo il piazzamento dell’Associazione: con sole tre gare disputate su dieci valevoli per l’assegnazione del trofeo, l’Ana si è classificata settima, davanti alle titolate Austria e Stati Uniti.

    La premiazione è avvenuta a Sestriere nella piazza che proprio durante la cerimonia di chiusura è stata intitolata alla “Brigata Taurinense”. Lo scoprimento della targa è avvenuto alla presenza del ministro della Difesa Roberta Pinotti e del sindaco Valter Marin. In chiusura il comandante delle Truppe Alpine gen. Bonato ha consegnato a Tiziana Nasi 8.500 euro, frutto della racconta fondi. La grande speranza è quella di aver dato voce agli atleti paralimpici che dello sport ne esaltano la parte più virtuosa, coraggio, determinazione e volontà. Caratteristiche utili per vincere la medaglia più preziosa: la forza di rinascere.

    Matteo Martin


    Ferdinando, campione di vita

    Spesso chi ha grandi virtù le cela sotto la cortina della normalità. Uno dei sintomi della grandezza è infatti quello di dare per scontato che gli altri, per fare ciò che è giusto, siano portati ad agire nello stesso modo davanti al pericolo, alla paura, alla morte. Sguardo fiero, sorriso contagioso e una cordialità sincera. Ferdinando è così. Quell’8 novembre di quattordici anni fa non esitò: si fermò sull’autostrada per soccorrere due persone ferite in un incidente e fu travolto da un camion. A sua volta soccorso, ricoverato, operato, perse una gamba.

    «Quando hai un incidente si ferma una parte della tua vita e per ricominciare è veramente difficile perché vedi tutto buio. Trovare la luce attraverso lo sport è una scommessa che si fa prima di tutto con se stessi. È stata un’emozione incredibile e un onore fare il tedoforo e aprire ufficialmente i campionati. Quando mi hanno chiesto se fossi stato disponibile mi hanno detto: “Avremmo pensato a te anche per il gesto eroico che hai fatto…”, anche se io dico sempre che non c’è nulla di eroico, ho tentato di aiutare chi aveva bisogno. C’è chi lo potrebbe fare per avere notorietà, ma noi alpini ci distinguiamo proprio perché ci mettiamo a disposizione senza ricevere nulla in cambio. Legare lo sport al personale disabile è importante perché non si parla di vittoria ma di un punto di ripartenza e di rivincita. Mi auguro che l’esperienza di avere degli atleti paralimpici ai Ca.Sta si possa replicare e possa diventare una bella consuetudine.

    È importante associare questa iniziativa ai diversamente abili perché serve per far capire che riescono a fare tutto. Un aiuto c’è già grazie al Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, diretto dal ten. col. Gianfranco Paglia, Medaglia d’Oro al V.M. So che anche all’Ana ci sono tante gare e campionati. Sarebbe un bel messaggio dare la possibilità di partecipare anche agli atleti paralimpici. Molti si chiudono dentro casa e non vogliono saperne di uscire, mentre con lo sport coinvolgi e fai famiglia». Strappiamo una promessa. Caro Ferdinando, ti aspettiamo ai prossimi campionati!