Finzioni cinematografiche

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    Ricevo il numero di novembre, bella l’immagine di copertina, mi dico. Forse meno il titolo. Quel “Ciak si gira” mi appare un po’ frivolo… poi penso: sei il solito brontolone. E continuo nella lettura. Più avanti altre illustrazioni mi fanno ripensare a quella di copertina. Che mi convince sempre meno, anche se non riesco a capire bene il perché. Poi, mi capita in mano il numero di novembre 2013 con la copertina “Le mani per la gente”.

    Due mani tozze e grinzose, con segni neri sui polsi, che sorreggono un cappello d’Alpino, alquanto logoro e vissuto. Comincio a capire, sfoglio rapidamente questi e altri numeri con resoconti di raduni, sfilate e, soprattutto, degli Alpini al fronte. Ma penso anche agli altri soci, qui al paese. E vedo gli Alpini veri. Sì, adesso mi è chiaro cosa c’è che non va, nella foto di quella copertina: le mani, lisce, con dita lunghe e affusolate, curate, le unghie ben tagliate e pulite. Non certo mani di chi maneggia armi, scava trincee, inchioda assi grezze per le baracche, governa i muli. E poi i volti, pallidi e di fresco rasati, rilassati, privi di tensione, di rabbia, di paura. Direi quasi annoiati. Sotto cappelli lindi e impeccabili, lucidi. Insomma sono Alpini finti, e si vede. Cosa che invece non dovrebbe essere. Una sceneggiatura che si rispetti, deve prestare estrema attenzione a questi solo apparentemente insignificanti particolari. Altrimenti la storia che si va a raccontare, al di là delle migliori intenzioni, non risulta credibile.

    Sergio Balestra – gruppo Sant’Orsola (Trento)

    Caro Sergio, è vero: sei un po’ brontolone. I film si girano per tenere viva la memoria e nessuno come un attore professionista sa rendere emotivamente coinvolgente questa rivisitazione della storia. E allora poco male se non hanno le unghie sporche, come tu vorresti.