Eroe di corsa

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    Appena avuta la comunicazione gli alpini della Sezione di Vancouver hanno pensato ad uno scherzo: una penna nera bergamasca si era messa in testa di attraversare il Canada coast to coast, un’impresa mai tentata da alcun runner. Migliaia di chilometri in un ambiente ancora selvaggio, attraverso le Montagne Rocciose e immense foreste, percorrendo, tranne che per i tratti autostradali, la Trans-Canada Highway e, in subordine, la rete viaria di giurisdizione federale che unisce le dieci province del Paese.

     

    Questa pazza idea – non per lui – aveva preso forma nella mente di Battista Marchesi, 75 anni compiuti: «Era da tempo che pensavo a questa impresa. Non era facile però organizzarla, a causa della distanza e delle difficoltà linguistiche. Mi chiedevo chi potesse darmi una mano e guardando al mio cappello con la penna nera mi son detto: ‘Chi meglio degli alpini emigrati in Canada mi potrebbe supportare in questa lunga corsa?!’».

    A fine maggio Battista ha raggiunto il Centro Culturale Italiano di Vancouver, dove ha sede la locale Sezione Ana, e ha incontrato il Presidente Roberto Zanotto e i suoi collaboratori per illustrare loro l’impresa e per ascoltare consigli e osservazioni sul percorso da seguire. Quei vecchi alpini della seconda naja, sapendo dell’immensità del Canada, hanno squadrato per bene il nuovo arrivato, non certo un gigante, rimanendo colpiti dai suoi occhi color acciaio che trasmettevano una volontà della stessa consistenza del metallo, e gli hanno dato credito.

    Alla vigilia della partenza per la traversata – il 2 giugno, festa della Repubblica Italiana – gli alpini di Vancouver hanno riunito la comunità italiana della città per celebrare la ricorrenza e salutare l’alpino giunto dall’Italia. Con il sindaco di Vancouver, il console italiano e altre autorità, hanno partecipato alla Messa, alla deposizione di una corona al monumento ai Caduti italiani e ad un “pranzo condiviso”. L’usanza del luogo è che i partecipanti a queste cerimonie portino cesti di pietanze preparate in famiglia che vengono condivise dai commensali.

    Battista ha poi raccontato che quella è stata l’emozione più grande provata durante la sua avventura, sentendo i racconti di quegli alpini così lontani eppure tanto vicini alla cara Italia. Il giorno dopo Battista ha cominciato a macinare chilometri, più di 75 al giorno! Bisogna sapere che il nostro alpino non è nuovo a imprese del genere, sempre compiute con il cappello alpino a portata di mano. Il nostro atleta è un meccanico in pensione ed è nato a Sedrina in Val Brembana, stesso paese di Felice Gimondi. E siccome buon ambiente non mente, ha iniziato a fare sport a 10 anni: prima il calcio, poi la corsa, lo sci alpinismo e lo sci di fondo.

    Dopo il servizio militare, alpino dalla nappina rossa, ha ripreso la corsa. È stato detentore del record del giro dei rifugi orobici (circa 80 km e 5.000 metri di dislivello con scarponi e zaino). Nel 2005 è uscito di casa ed è andato a Capo Nord: 4.028 km in 59 giorni, con una media di quasi 70 km al giorno. In questa avventura aveva al seguito un amico con il camper per i rifornimenti. Arriva un 2006 a stelle e strisce con una coast to coast da Miami a Portland: 5.500 km in 70 giorni, con una media di quasi 80 km al giorno. In questo caso Battista era seguito da un amico in macchina e da uno in bicicletta.

    Il 2007 è l’anno del giro d’Italia (periplo più vicino al mare con isole e Alpi comprese), partendo da Cogoleto e arrivandoci dopo 78 giorni, 6.500 km con una media di 85 km al giorno, assistito sempre da un camper e da un amico in bicicletta. Nel 2012, a 70 anni, Battista polverizza il precedente record mondiale sulla distanza di 19.100 km (Parigi-Tokio) che era del francese Serge Girard, nel caso non era Tokio la sua meta ma battere il record su tale distanza. Obiettivo raggiunto, impiegando 239 giorni invece di 260, macinando 80 km di media al giorno, su e giù per la Valcamonica, contro i 73 del precedente record. E ora l’ultima impresa, da Vancouver alla Contea di Halifax, 6.471 chilometri percorsi in 86 giorni, alla media superiore a 75 km quotidiani, assistito dal compagno d’avventura Claudio Marchesi, anche lui alpino, che lo ha seguito in camper.

    «Correvo tutti i giorni e non ho mai riposato – racconta Battista – se ci si ferma poi è difficile ripartire. La mia giornata iniziava alle 4 del mattino, alle sei facevo colazione, quindi dodici ore sempre in movimento, alternando la corsa al passo veloce. Consumavo un panino, sempre in movimento, circa ogni ora e il vero pasto completo solo la sera. Bisogna sapersi regolare ma quello che conta più di tutto è lo spirito, la testa. Il fisico arriva fino ad un certo punto e poi è la testa che ti porta». Racconta della cordialità della gente che lo incoraggiava, che gli offriva qualsiasi cosa, come quel canadese che, durante un gelido temporale in mezzo alla foresta, gli voleva regalare la sua giacca a vento; oppure quel camionista che “parlava leggermente italiano” e che voleva donargli un pacco: «Questo è tutto mangiare italiano».

    Ma l’incontro più singolare è stato il vis-à-vis con un orso: «Piovigginava e correvo con il cappuccio calato sulla fronte, quando scorgo qualcosa di insolito ai margini della strada e alzo la testa. Vedo una figura, penso ad una sagoma in legno di un orso accovacciato sulle gambe posteriori, quando sono a pochi passi lo guardo e lui mi guarda, mi fermo e lui sbatte gli occhi. Ero lì faccia a faccia, ma non ho avuto paura, ho visto che aveva gli occhi buoni. Quando ha sentito il rumore del camper che stava arrivando si è alzato ed è andato dietro a un albero ad osservarmi mentre riprendevo la corsa. Delle volte gli orsi siamo noi…». L’impresa è stata particolarmente dura per il nostro bisnonno, l’età comincia a farsi sentire, ed è giunto alla meta stremato ma felice.

    Rientrato in Italia, dopo un’assenza di quasi tre mesi, è stato festeggiato da familiari e amici, su tutti gli alpini dei Gruppi Sedrina- Botta e Zogno e i vertici della Sezione con in testa Dino Perolari, per anni commissario tecnico della Sede nazionale e della Sezione di Bergamo e suo caro amico. Commentando il video e le foto della corsa canadese, Battista ha fatto intendere che non ritiene questa l’ultima sua impresa e ha accennato ad un continente dall’altra parte del mondo… Intanto ha ripreso ad allenarsi.

    Luigi Furia