Don Pollo, un fratello

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    È stato l’arcivescovo di Vercelli monsignor Marco Arnolfo a consegnare due reliquie del Beato don Secondo Pollo alla brigata alpina Taurinense e all’Ordinariato Militare d’Italia, al termine della Messa che si è svolta nella basilica di Maria Ausiliatrice di Torino, in occasione della celebrazione del precetto pasquale da parte delle Forze Armate del capoluogo piemontese.

     

    La celebrazione della Messa, animata dai canti del coro interforze e dal quintetto di ottoni della fanfara della Taurinense, è stata presieduta da mons. Santo Marcianò, arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia e segretario della commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso all’interno della Cei, con a fianco l’arcivescovo Arnolfo, i cappellani militari del Piemonte e della Valle d’Aosta, guidati dal coordinatore e cappellano della Taurinense, don Mauro Capello, e da don Andrea Matta, parroco di Lenta e Ghislarengo. Durante la Messa, l’Ordinario Militare, ha conferito la cresima ad un gruppo di giovani militari e nella sua omelia ha ribadito come lo Spirito «debba sempre guidare il lavoro di ogni singolo militare, a qualsiasi Corpo appartenga, perché è un servizio e tale servizio, nella maggior parte dei casi è sempre rivolto a persone che sono deboli o in stato di bisogno.

    Esempi come quello del Beato don Pollo, ma anche di don Gnocchi, di padre Kolbe e di tanti martiri dei primi secoli, ci insegnano come la militarità possa essere una strada che conduce alla santità». La reliquia donata alla brigata alpina Taurinense sarà custodita nella cappella dedicata a San Maurizio, santo protettore delle Truppe Alpine, nella caserma Monte Grappa di Torino, mentre quella destinata all’Ordinariato Militare d’Italia sarà conservata presso la sua chiesa principale, Santa Caterina a Magnanapoli, a Roma. Contestualmente alle reliquie è stato donato al 3º Alpini – reggimento al quale apparteneva il Val Chisone, battaglione in cui prestava servizio don Secondo – un quadro raffigurante il Beato che verrà custodito nel proprio ufficio dall’attuale comandante, col. Carlo Di Somma.

    La delegazione vercellese, oltre a Gian Domenico Ciocchetti e Maurizio Mattiuzzo della Sezione Ana e del Gruppo alpini don Pollo, era composta dai nipoti del Beato, Carlo e Giuseppe Pollo, da Carlo Massimello, tipografo che ha stampato pressoché tutte le opere riguardanti don Secondo. Era presente anche Maria Domenica Raisaro, figlia di Emilio, massimo studioso e biografo del sacerdote vercellese, che venne nominato notaio nella commissione diocesana per il processo di canonizzazione dall’allora arcivescovo Tarcisio Bertone e fu l’artefice sia del recupero delle spoglie mortali in Montenegro, sia della beatificazione del sacerdote, culminata con la visita di Papa Giovanni Paolo II a Vercelli, nel 1998.

    Alla cerimonia era presente anche Vincenzo Borgarello, alpino classe 1920, del Gruppo di Cambiano, commilitone di don Secondo, ultimo superstite dello scontro in cui il Beato perse la vita. Al termine della funzione Vincenzo è stato invitato da mons. Marcianò e da mons. Arnolfo a ricordare don Secondo. Con una forte emozione, in poche parole, ha trasmesso il messaggio di carità del primo beato alpino: «Non era solo il nostro cappellano, era un fratello. Quando gli arrivava qualche pacco lo divideva con noi e tante, tante volte, ci distribuiva le sue razioni. Non ci lasciava mai soli e più eravamo in pericolo, più ci stava vicino». Un lungo e caloroso applauso e la battuta di un alto ufficiale che ha definito le parole di Vincenzo Borgarello «la predica più bella che ho sentito negli ultimi anni», hanno fatto da preludio alla benedizione finale, impartita dai due vescovi.

    Gian Maria Gagna