Di legno e di corda

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    Esattamente cent’anni fa, il 12 luglio 1916, sotto le mura del Castello del Buonconsiglio a Trento, allora provincia imperiale e regia del basso Tirolo, prendeva forma il mito di Cesare Battisti. Sì, perché quei tragici scatti fotografici ritraenti il martirio di Battisti, dal processo alla forca, fecero in pochissimo tempo il giro del mondo suscitando sdegno e orrore persino fra la stessa popolazione austriaca.

     

    I vertici militari e politici dell’impero asburgico si resero subito conto di aver creato, più che un esempio punitivo, un vero e proprio documentario di come far d’un uomo un martire della libertà. Il resto della storia la conosciamo più o meno tutti; oltre mille strade e piazze in Italia sono state dedicate a lui e, purtroppo, il ventennio ammantò di retorica mitologica la storia dell’uomo, preferendo dare di Battisti una narrazione più da Olimpo greco, invece che privilegiarne tutto quello che d’umano, e magari anche di più culturalmente stimolante, il personaggio offriva alla storia.

    Una cosa è certa: a distanza di tanti anni, la figura di Battisti è tuttora fonte di accese discussioni e tesi dibattimentali opposte, non solo in terra trentina; facinorose fazioni che contrappongono strumentalmente l’immagine del martire a quella del traditore della Patria. Tuttavia, come spesso accade, non vi è in realtà torto o ragione da una sola parte. Senza velleità fideistiche, l’Associazione Nazionale Alpini ha voluto dunque dare il proprio contributo al ricordo di Battisti alpino, geografo, giornalista, politico, ma soprattutto uomo. E lo ha fatto per iniziativa della Sezione di Trento che, per l’occasione, ha unito forze e idee con il Club Armonia e il coro della Sat, altri due storici sodalizi trentini nelle cui fila militò il giovane Cesare Battisti, diffondendo fra i soci l’idea d’irredentismo.

    Un progetto culturale nato grazie anche alla fattiva collaborazione con la Provincia autonoma di Trento che ha sostenuto concretamente l’allestimento di questo spettacolo per voci narranti e coro, presentato in prima assoluta nazionale l’11 giugno scorso proprio a Milano nella sala Verdi del Conservatorio dedicato al grande compositore di Busseto. Il racconto è affidato a due elementi naturali, il legno e la canapa, interpretati dagli attori Renzo Fracalossi di Trento, che ne è anche l’autore, e Marco Gobetti del teatro stabile di Torino.

    Il primo elemento narra Battisti nella sua lingua madre, il dialetto trentino; la seconda, la canapa appunto, più aspra e dura, descrive in lingua italiana l’ultimo suo incontro con Battisti sul patibolo, una volta fattasi corda fra le mani grassocce del boia di Stato Josef Lang. La colonna sonora dal vivo è eccezionale: è affidata al Coro della Sat che non ha bisogno di presentazione alcuna, e ripercorre attraverso una vera e propria operazione di archeologia musicale i canti più significativi della Grande Guerra, per finire con l’inno a Battisti, brano rimasto per oltre sessant’anni in archivio e mai più eseguito dal vivo, né inciso. La serata milanese ha avuto quali ospiti d’onore il Presidente nazionale Sebastiano Favero, accompagnato per l’occasione da diversi Consiglieri nazionali e dal direttore generale Adriano Crugnola.

    Da Trento è invece giunto, assieme a molti altri trentini, il nipote del martire, Marco Battisti, che ha voluto tracciare un breve ritratto familiare del nonno. Lo spettacolo verrà replicato a Trento il prossimo 23 settembre, ma non si esclude che possano trovare spazio ulteriori repliche su altre piazze d’Italia. Onore e merito dunque agli alpini che non hanno mai dimenticato questa figura, commemorandola e ricordandola anche quando certe ideologie imperanti facevano strame di quanto sapeva di storia e, perché no, anche di mito. Viva Battisti, viva Trento italiana.

    Paolo Frizzi

    paolofrizzi@studiolegalefrizzi.it