Crolla il ponte Morandi

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    È la mattina del 14 agosto e sull’autostrada che attraversa Genova auto e mezzi pesanti viaggiano sotto un violento temporale. All’interno persone con le loro storie, le loro speranze e le loro preoccupazioni: chi sta raggiungendo una meta per le attese vacanze, chi un imbarco su un traghetto, chi si sposta per lavoro, magari pensando al Ferragosto ormai prossimo. Ma qualcosa non funziona, uno scricchiolio, un boato e poi la tragedia: un pilone che sorregge il ponte Morandi, costruito sul torrente Polcevera e che, di fatto, è un cordone ombelicale indispensabile per collegare Genova, ma soprattutto mezza Italia, si schianta da un’altezza di una quarantina di metri, portando con sé l’impalcato stradale e coloro che, in quello sfortunato momento vi stavano transitando. Una tragedia: alla fine si conteranno 43 vittime di tutte le età.

    Il moncone del manufatto rimasto in piedi è pericolante e determina l’evacuazione delle case e delle imprese sottostanti: Genova è ferita, la viabilità diventa problematica e lo sarà purtroppo a lungo. Alle 11,50, pochi minuti dopo il crollo, i volontari della Protezione Civile dell’Ana sono stati attivati dal Coordinamento provinciale di Genova. Quattro mezzi e 23 volontari entrano in azione con compiti di supporto alla popolazione e servizi resi alla prefettura ed opereranno ininterrottamente fino alle 19. «In momenti come questi viene la tentazione di cercare le cause e soprattutto colpe e responsabilità, – commenta a caldo il Coordinatore nazionale della Pc Ana Gianni Gontero – Questi sono i momenti del dolore e del raccoglimento, il ricordo delle vittime, il doveroso bisogno di assistenza da fornire agli sfollati. In questi attimi, che davvero mai e poi mai vorremmo vivere, gli alpini sono ancora una volta, una risorsa immediatamente spendibile per operare in emergenza. A loro, assieme a tutte le altre componenti del sistema che sono intervenute, deve andare il nostro ringraziamento». s.m.


    ALLA TAURINENSE IL CONTROLLO DELLA ZONA ROSSA

    Da metà settembre gli alpini della Taurinense presidiano la “zona rossa”, circoscritta dopo il crollo del ponte Morandi, assumendo il controllo dei varchi d’accesso all’area ritenuta a rischio per ulteriori cedimenti. Tale misura si è resa necessaria per incrementare ulteriormente la sicurezza della popolazione e per assicurare un presidio continuo e costante contro possibili odiosi episodi di sciacallaggio. Inoltre, l’intervento delle Forze Armate consentirà di liberare il personale delle Forze di Polizia, per consentirgli di riprendere le consuete attività istituzionali di prevenzione e contrasto della criminalità cittadina.