“Coraggio, fede e passione”

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    L’incontro in programma per il sabato sera dei rappresentanti delle istituzioni con presidente e il Consiglio direttivo nazionale dell’Associazione segnala, come un termometro ideale, il calore dell’Adunata, con le sue pulsioni, i colori, i suoni, la gioia che sprigiona e che finisce per coinvolgere tutto e tutti. È una festa di popolo, alla cui riuscita concorrono alpini e cittadini, negozianti e forze dell’ordine, baristi e cittadini. Perfino gli incontri ufficiali sembrano animati da sana allegria, com’è stata, appunto, al teatro Municipale la cerimonia di benvenuto agli alpini da parte delle autorità.

    Moderatore Nicola Stefani, uno dei quattro speaker dell’Adunata, che ha legato con garbo e professionalità la successione degli oratori intercalata da filmati sugli alpini di ieri e di oggi. E, a proposito di emozioni, il primo saluto è stato quello del presidente della Sezione Bruno Plucani, che dapprima con voce incerta poi via via sempre più chiara si è augurato di poter dire che “anche Piacenza ha svolto una bella Adunata”, confidando nel calore degli alpini e nell’amicizia che i cittadini stavano dimostrando. Ha ricordato che a giugno scadrà il suo mandato: “Ci sarà forse qualche lacrimuccia, ma anche un sorriso pensando che tutto è andato bene”. Del resto, questa adunata è stata lungamente attesa, ad iniziare dal precedente sindaco Roberto Reggi, come ha riconosciuto lo stesso attuale primo cittadino Paolo Dosi.

    Attesa anche dal presidente della Provincia Massimo Trespidi che riferendosi alla collaborazione fra istituzioni e alpini ha parlato di “connubio di amicizia spontanea e generosa, unica e irripetibile, intrecciata nella storia della città”, con quel 10 maggio 1848 quando con un plebiscito Piacenza ha votato, all’unanimità, l’annessione al Regno del Piemonte. “Guardavamo già lontano – ha detto Trespidi – con quel senso di coesione, unità, trasparenza e solidarietà che fa parte della stessa storia degli alpini”. E infatti Piacenza non ha deluso, dispiegando ogni settore dell’apparato comunale.

    “C’era qualche preoccupazione – ha ammesso il sindaco Paolo Dosi – poi trasformata in sorpresa e apprezzamento nel rendersi conto del felice svolgimento dell’Adunata. Del resto “siamo gente strana – ha aggiunto Dosi – al crocevia di quattro regioni. Siamo gioiosi emiliani, ma anche un po’ laboriosi lombardi, un po’ piemontesi discreti ma anche liguri parsimoniosi. Un mix del quale gli alpini hanno esaltato il senso della nostra comunità. Grazie per quello che ci avete portato, per averci fatto scoprire il meglio di noi stessi”, ha concluso. Giancarlo Muzzarelli, assessore regionale, zio reduce di Russia e padre alpino, ha esordito mandando un abbraccio a tutti, “agli alpini in congedo e a quelli in armi che sono il nostro orgoglio”.

    Le parole gli uscivano dal cuore, di alto tenore e grande convinzione quali vorremmo sentire spesso dai rappresentanti delle nostre istituzioni. L’assessore ha ringraziato gli alpini “per aver scelto Piacenza, Medaglia d’Oro della Resistenza, per il costante impegno della memoria, perché seminano valori e regole dentro l’asse dei diritti e dei doveri. Sono emozionato – ha confessato – perché da ex sindaco so quanto sia importante questo vostro momento di incontro, al quale si sommano i tanti interventi che fate sul territorio”. Ed ha ricordato lo slancio degli alpini nei soccorsi alla gente emiliana colpita dal terremoto. “Siete stati i primi ad accorrere: è stata una presenza vera, viva, costante. Un buon esempio della bella Italia.

    Grazie per questo, caro presidente Perona. Per stare nella comunità come cittadini responsabili, con i piedi per terra, come mi insegnava mio padre. Attori attenti, impegnati silenziosamente per dare una mano a chi ha bisogno”. E dopo aver elencato i vari interventi nei paesi terremotati nonché l’asilo, ormai completato, a Casumaro, ha concluso: “Questa è solidarietà, valore aggiunto della penna. Un grazie va anche a tutti i volontari accorsi, alle forze dell’ordine e all’Esercito. Grazie dal profondo del cuore per quello che avete fatto. Viva gli Alpini, viva l’Italia”.

    *

    Poi l’intermezzo della consegna di aiuti e di riconoscimenti. Oltre ai lavori svolti dalla nostra Protezione Civile in alcuni rioni della città è stato consegnato il “Premio giornalista dell’anno 2012” a due giornalisti altoatesini, Alberto Faustini e Florian Kronbichler: ne scriviamo in queste stesse pagine. Un colpo di scena, come si conviene ad uno spettacolo eccezionale, è venuto dal senatore Carlo Giovanardi, che a nome del presidente della Repubblica ha consegnato l’onorificenza di Grande Ufficiale ad un Corrado Perona sorpreso e frastornato, “uno straordinario esempio – ha detto Giovanardi – di come dev’essere il presidente nazionale degli alpini”. Perona, ripresosi dalla sorpresa, ha bonariamente rimproverato i suoi più stretti collaboratori per aver preso parte alla “congiura”.

    “Vi perdono, anche perché scadendo fra una settimana non avrei tempo di fare altrimenti”, ha detto fra gli scroscianti applausi di tutta la platea. Nel prendere la parola subito dopo, il generale Alberto Primicerj ha parlato dei nove interventi effettuati dagli alpini in missioni internazionali, dal 2002 ad oggi con la brigata Julia. Ha ricordato l’alto tributo di Caduti, dalla missione in Mozambico ai nostri giorni ben 27, dei quali 19 in Afghanistan.

    Ha parlato del momento di transizione dell’Esercito italiano, così come delle stesse missioni, essendo noto il passaggio di responsabilità sempre più completo dai nostri militari ai colleghi dell’esercito regolare afgano. Presentando l’intervento del capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. Claudio Graziano, Nicola Stefani ha ricordato di averlo avuto come comandante quando frequentava il 117° corso AUC alla Scuola Militare alpina di Aosta. Ed ha accennato infine alla missione degli alpini di leva in Mozambico, dove le compagnie della Taurinense e della Julia contribuirono a creare le condizioni perché il paese, martoriato dalla guerriglia, cambiasse pagina. “Il messaggio di solidarietà, di onestà e di coesione degli alpini – ha esordito il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, gen. Claudio Graziano – serve al Paese e all’Esercito perchè i nostri soldati in missione in Afghanistan, in Libano e in Kosovo hanno bisogno di sentire forte la coesione e la vicinanza del Paese.

    Perché sono là a rischiare la vita, purtroppo anche a perdere la vita per svolgere un servizio per l’Italia. Ed ha ricordato che alla recente ricorrenza del “2 Giugno” sono state conferite decorazioni alla memoria a 10 militari, tre dei quali erano alpini: il capitano Ranzani, il caporalmaggiore Miotto e il caporalmaggiore scelto Chierotti, del 5°, 7° e 2° Alpini caduti in combattimento in Afghanistan. Perché – ha continuato il capo di SME – per difendere la pace bisogna anche impugnare un’arma. Come avviene ancora in Libano e come è avvenuto con gli alpini di leva in Mozambico, vent’anni fa, la cui impresa ha fatto storia, un successo pagato con due Caduti”. (I protagonisti di questa epica missione hanno sfilato con il gen. Graziano, allora tenente colonnello, la domenica mattina).

    Il messaggio che ci stanno dando gli amici, i fratelli dell’Associazione alpini è molto importante; ci dicono: capiamo quello che state facendo per noi. Su quel Labaro – ha concluso Graziano – c’è la medaglia d’Oro del maresciallo Gigli. Quindi un messaggio di sostegno, così come noi militari dobbiamo saper trasmettere al Paese l’ottimismo e lo spirito di servizio anche in tempi di crisi”. Alla domanda di Stefani sulla differenza tra il militare di leva e il militare professionista di oggi, Graziano ha affermato che da questo passaggio “si guadagna qualcosa e si perde qualcosa”. Si perde un momento educativo, si acquisisce la capacità di operare in situazioni di rischio. Si tratta, comunque, sempre di un problema di addestramento: se un soldato di leva riceve un addestramento adeguato è in grado di operare in qualsiasi contesto.

    *

    Infine l’atteso intervento di Corrado Perona, accolto da una ovazione che voleva significare sentimenti profondi. Era il suo ultimo intervento ufficiale come presidente, tempo di bilanci che sono sotto gli occhi di tutti. Ma anche momento di forte emozione che Corrado ha mascherato a fatica. “Cosa deve dire un presidente nazionale nel suo ultimo discorso?”, ha iniziato. Ed ha ricordato le varie cerimonie dell’intensa due giorni, di quanto è stato detto e scritto da sempre. “Non ho tempo di leggere tutto, ma io so tutto di voi – ha continuato mentre la voce si faceva roca – perché me lo avete trasmesso attraverso l’accoglienza, le lacrime, i vostri figli, le vostre storie di lavoro, quelli che non ci sono più, l’emigrazione, l’amore per l’Italia”.

    E rivolgendosi a Stefani, che sentiva il peso dell’atmosfera di quel forte momento emotivo: “Ma cos’è, Nicola, la cosa più importante del sabato: è la serata della grande festa: che viene dopo gli impegni, doverosi, che non sono mai monotoni perché c’è sempre di nuovo da vedere e di bello da scoprire”. E, scandendo le parole: “È la festa degli alpini, che precede quell’Adunata ordinata e composta, simile a quella che facevamo in caserma. Domani avremo ancora il coraggio di marciare al passo al suono dei tamburi. Ma stasera sarà festa, con i cori le fanfare, la presenza del pubblico. E domani diremo a questa città: siamo venuti per salutarvi, perché vi vogliamo bene e perché noi apparteniamo alla comunità.

    Non siamo un’Associazione isolata, per questo dico agli alpini: continuiamo ad appartenere alla comunità. Signor sindaco Dosi, lei domani vedrà sfilare una infinità di sindaci, sfilano con noi perché portano la fascia tricolore, perché il sindaco è la persona che incontra l’alpino per le strade del paese e gli chiede cosa è possibile fare assieme, senza tante carte bollate”. E rivolgendosi al gen. Graziano: “Ci ricordiamo il nome del nostro tenente e del nostro capitano anche dopo cinquant’anni… Il mio tenente, nelle marce capiva se c’era qualcuno da aiutare, da portargli lo zaino… Ecco perché ci ricordiamo dei nostri ufficiali, fanno parte dei ricordi di un periodo che ha creato amalgama. Perché abbiamo sofferto assieme, perché la nostra compagnia era quella, perché non potevamo cedere.

    Gli alpini di oggi sono cambiati ma sono sempre quelli, stanno agli ordini non per disciplina ma per convinzione”. Le pause, sempre più lente, hanno fatto capire che il presidente stava dando le… istruzioni per il futuro. “Non dobbiamo perdere per strada le nostre regole, che sono scritte nei nostri statuti ma soprattutto sono scritte nel cuore. Sono le regole degli alpini! Bisogna conoscerle e trasmetterle nei momenti difficili. Dobbiamo anche cambiare per non indietreggiare o per non ridurre il nostro raggio d’azione. Purché non si perda il coraggio, la fede, la passione e la voglia di amare la nostra Patria e la nostra terra.

    Continuando così, questa nostra Associazione potrà anche perdere qualche numero ma sicuramente sarà sempre in grado di prodursi con effetti stupendi e meravigliosi”. E riprendendosi dopo una pausa: “Nel mio lungo periodo ho sentito spesso dire: bravi alpini per quello che fate. Ebbene, quello che facciamo non lo facciamo mai per forza, ma per quello spirito che ci consente di guardare avanti”. Ha notato in sala Carlo Vicentini, grande reduce e grande alpino. “Tu mi dici bravo presidente, ma sei tu il maestro e io l’allievo. Divento rosso davanti a te, caro Carlo. Vedete come sono i nostri veci? Ci hanno insegnato la strada che dobbiamo percorrere. Grazie a te e grazie ai veci”. E vincendo ancora una volta l’emozione: “Vi ringrazio e vi abbraccio tutti. Vi aspetto alla sfilata. Viva l’Italia, viva gli alpini, viva Piacenza”. Poi tutti in piedi, per un applauso che sembrava non finire.

    Giangaspare Basile


    Kronbichler e Faustini “Giornalisti dell’anno”

    L’edizione del “Premio giornalista dell’anno 2012” si è eccezionalmente sdoppiata. Sono stati due, infatti, i giornalisti premiati a Piacenza, al Teatro Municipale, nel corso dell’incontro dei rappresentanti delle istituzioni locali con le massime autorità militari, il presidente e il Consiglio direttivo dell’ANA. Significativa anche la scelta della commissione giudicatrice, che ha fatto riferimento all’Adunata di Bolzano premiando un giornalista di lingua tedesca, Florian Kronbichler, e uno di lingua italiana, Alberto Faustini, in ossequio alle due principali etnie – la terza è la ladina – esistenti in provincia di Bolzano.

    Nel corso della premiazione, Kronbichler ha affermato che “all’adunata gli alpini, per come si sono comportati e per il ricordo che hanno lasciato, hanno contribuito alla distensione e al clima di pacifica convivenza più di cento congressi e dibattiti”. “Florian ha scritto un paio di articoli ed è stato premiato – ha aggiunto, celiando, Faustini – Il mio giornale ne ha scritti centinaia e centinaia… Mi chiedo dove ho sbagliato”, ha concluso sorridendo, fra gli applausi. La commissione era composta da Renato Cisilin (presidente), Bruno Fasani (segretario) e da Enzo Grosso, Marino Amonini, Roberto Genero e Paolo Mastracchio.

    Queste le motivazioni del premio:

    FLORIAN KRONBICHLER – Giornalista professionista, collaboratore del giornale Die Neue Tageszeitung e dell’edizione di Bolzano del Corriere della Sera, ha interpretato con acutezza e onestà intellettuale il profondo significato dell’adunata degli Alpini e i valori da loro espressi, rendendo un significativo contributo alla civile convivenza dei tre gruppi linguistici presenti in Alto Adige, terra millenaria dalle diverse specificità storiche, linguistiche e culturali.

    ALBERTO FAUSTINI – Direttore del quotidiano Alto Adige, il più diffuso giornale in lingua italiana della Regione, ha dedicato all’Adunata, fin dai giorni successivi all’assegnazione alla sezione di Bolzano da parte del Consiglio Direttivo Nazionale, innumerevoli servizi dedicati agli Alpini e alla loro storia. Attraverso una capillare informazione ha preparato i cittadini all’avvenimento, creando ponti di accoglienza tra la popolazione residente e le centinaia di migliaia di alpini che negli anni si sono formati su queste montagne. Ammirevole l’impegno con cui tutta la redazione ha seguito l’Adunata nel suo svolgimento.


    Un aiuto solidale a due Onlus piacentine

    Com’è consuetudine l’Associazione lascia nella città dell’Adunata segnali della sua solidarietà. I volontari della nostra Protezione Civile intervengono a ripristinare e riordinare giardini, torrenti e spazi destinati al pubblico. Non vengono dimenticati gli enti di assistenza o benefici. Quest’anno, su suggerimento della stessa sezione di Piacenza, sono stati assegnati 15mila euro all’associazione “Oltre l’autismo”, composta da genitori e tutori di persone affette da sindrome autistica. Il contributo è stato ritirato dalla presidente dell’associazione, Maria Grazia Ballerini. Un contributo di 35mila euro è stato poi assegnato alla associazione “Il cuore di Piacenza”, una onlus che all’interno del “Progetto vita” sta realizzando una rete di defibrillatori dislocati nei punti strategici della città, nelle scuole, centri commerciali ecc. Si tratta di un progetto che consente di intervenire sui cardiopatici con il defibrillatore entro i primi fondamentali cinque minuti.