Con fierezza e riconoscenza

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    Nikolajewka, 74 anni dopo. Ricordo di dolore e sacrificio capace di trasmettere un forte segnale di pace e fratellanza. Lo tengono vivo gli alpini e in particolare la Sezione di Brescia, che ha l’onore di celebrare la ricorrenza a livello nazionale, ogni cinque anni anche in forma solenne come sarà nel 2018. Ma anche la manifestazione in forma “ordinaria” conferma la solidità del messaggio alpino: a Brescia, infatti, si sono ritrovati i vessilli di trenta Sezioni, i gagliardetti di centonovanta Gruppi e non meno di mille penne nere per partecipare alle cerimonie ufficiali a ricordo del tragico ed epico evento del 1943 in Russia. 

     

    E con loro anche ufficiali russi, addetti militari all’Ambasciata di Mosca in Italia, a suggellare un rapporto di amicizia che gli alpini bresciani hanno creato e portano avanti da anni. In mattinata si sono tenuti gli incontri tra i Reduci e le scolaresche delle Scuole medie “Tridentina” (dove ha cantato, anche insieme ai ragazzi, il Coro Alte Cime della Sezione di Brescia) e “Giovanni Pascoli”.

    Nel pomeriggio, davanti alla Scuola Nikolajewka, costruita oltre 33 anni fa dalle penne nere bresciane come “monumento vivente” e nata per dare sollievo ai disabili fisici (ne vengono accolti 120 ogni giorno), erano schierati con gli alpini anche il colonello Dmitri Stoliarov e il colonnello Viaceslav Zolotarev, accompagnati nelle giornate bresciane dal capitano di vascello Vladeslav Ivanov. Per le Truppe Alpine c’erano il loro vice Comandante, Comandante della Divisione Tridentina, gen. D. Marcello Bellacicco, il col. Roberto Cernuzzi, comandante del Reggimento logistico Julia e altri ufficiali e sottufficiali. Con loro, i comandanti di Carabinieri, Guardia di Finanza, Centro Documentale dell’Esercito e Vigili del Fuoco di Brescia, oltre a Prefetto, Sindaco e Questore. Foltissima la presenza Ana: il Labaro scortato dal Presidente nazionale, Sebastiano Favero con i tre vice Cailotto (vicario), Curasì e Sonzogni e da numerosi consiglieri.

    Le tre Sezioni bresciane erano guidate dai loro Presidenti, Gianbattista Turrini per Brescia, Romano Micoli per Salò e Mario Sala per la Valle Camonica. La fanfara Valchiese di Gavardo ha scandito i tempi della cerimonia. Quest’anno erano cinque i reduci di Russia, preziosi testimoni della storia: toccante il racconto di Ugo Balzari, classe 1922, battaglione Edolo. Quindi il Presidente Favero che nel suo intervento ha sottolineato come la realizzazione, nel 2018, del Ponte dell’amicizia a Livenka (Nikolajewka) traduca in concreto, 25 anni dopo l’Asilo di Rossosch, la volontà di gettare un ponte tra i popoli in segno di fratellanza. Gli alpini del Gruppo di Cogozzo (Val Trompia), che quest’anno ospiteranno l’Adunata sezionale di Brescia, hanno posto i ceri (che arderanno tutto l’anno) davanti alla lapide all’interno della Scuola Nikolajewka.

    Gli alpini si sono poi spostati in Piazza della Loggia, cuore della città, dove hanno ascoltato il gen. Bellacicco assicurare che l’impegno degli alpini oggi, dall’Afghanistan al Centro Italia terremotato, prosegue nel solco dei valori che dalla desolata Russia ci sono stati trasmessi. È toccato al sindaco Emilio Del Bono porgere il grazie della città di Brescia alle penne nere per lo spirito di solidarietà, il senso del dovere e il rispetto delle istituzioni. La sfilata per il centro ha portato quindi le penne nere alla Cattedrale per la Messa concelebrata da mons. Bruno Foresti, vescovo emerito della Diocesi, e dai cappellani militari. Non è mancato il tradizionale momento culturale, con la presentazione nella sede Ana del libro “Una vita alpina”, dedicato a Rino Dal Dosso, reduce residente a Montichiari e presente, in ottima salute, alla serata. La cena nei locali della Scuola Nikolajewka, scandita da scambi di doni e brindisi con gli amici russi, specie in ricordo dei Caduti, ha chiuso un’altra giornata alpina da incorniciare.

    Massimo Cortesi
    m.cortesi@giornaledibrescia.it


     

    Il reduce Rino Dal Dosso

    «Ero andato sull’altra sponda del Don, per uno dei ‘colpi di mano’ che tentavamo ogni tanto. Ma ero spaventato, c’era troppo silenzio. Inciampai e caddi in una buca nella neve. Dentro c’erano quattordici soldati russi: io avevo paura, loro di più. Mi venne in mente una delle frasi in russo che mi aveva insegnato il tenente Bernasconi: venite con me, dissi, e loro uscirono con le mani alzate e mi seguirono. Quando arrivai al campo il tenente mi disse: ma come hai fatto? Non lo so, gli ho solo detto di venire con me…». Lo racconta con un sorriso, adesso, Rino Dal Dosso, classe 1922 reduce del 6º reggimento alpini, battaglione Verona, durante le celebrazioni per il 74º di Nikolajewka. Nato a Verona, ma residente a Montichiari (Brescia) aveva meno di vent’anni quando arrivò in Russia. Con la ritirata il suo plotone fu lasciato di copertura, in retroguardia: fu la salvezza, perché il Verona venne annientato a Postojali. Poi la prigionia in Germania e anche qui la salvezza grazie a una donna russa che Rino aveva conosciuto e che rincontrò quando lei era diventata capitano medico. Gli diede da lavorare e Rino, finché non riuscì a salire con un sotterfugio su un treno per tornare in Italia, si mantenne in salute. La vita è stata generosa con lui: tornato a casa, si è sposato con la signora Teresa Corazza, con cui vive da oltre 65 anni, unione allietata da figli e nipoti. Oggi Rino, in forma eccellente, è prezioso testimone nella nostra storia, “coccolato” dal Gruppo di Montichiari, con cui partecipa alle cerimonie e incontra ogni anno decine di scolaresche per parlare della sua esperienza, alla quale è stato recentemente dedicato il volumetto “Una vita da alpino”.

    Con fierezza e riconoscenza Nikolajewka, 74 anni dopo. Ricordo di dolore e sacrificio capace di trasmettere un forte segnale di pace e fratellanza. Lo tengono vivo gli alpini e in particolare la Sezione di Brescia, che ha l’onore di celebrare la ricorrenza a livello nazionale, ogni cinque anni anche in forma solenne come sarà nel 2018. Ma anche la manifestazione in forma “ordinaria” conferma la solidità del messaggio alpino: a Brescia, infatti, si sono ritrovati i vessilli di trenta Sezioni, i gagliardetti di centonovanta Gruppi e non meno di mille penne nere per partecipare alle cerimonie ufficiali a ricordo del tragico ed epico evento del 1943 in Russia. E con loro anche ufficiali russi, addetti militari all’Ambasciata di Mosca in Italia, a suggellare un rapporto di amicizia che gli alpini bresciani hanno creato e portano avanti da anni. In mattinata si sono tenuti gli incontri tra i Reduci e le scolaresche delle Scuole medie “Tridentina” (dove ha cantato, anche insieme ai ragazzi, il Coro Alte Cime della Sezione di Brescia) e “Giovanni Pascoli”. Nel pomeriggio, davanti alla Scuola Nikolajewka, costruita oltre 33 anni fa dalle penne nere bresciane come “monumento vivente” e nata per dare sollievo ai disabili fisici (ne vengono accolti 120 ogni giorno), erano schierati con gli alpini anche il colonello Dmitri Stoliarov e il colonnello Viaceslav Zolotarev, accompagnati nelle giornate bresciane dal capitano di vascello Vladeslav Ivanov. Per le Truppe Alpine c’erano il loro vice Comandante, Comandante della Divisione Tridentina, gen. D. Marcello Bellacicco, il col. Roberto Cernuzzi, comandante del Reggimento logistico Julia e altri ufficiali e sottufficiali. Con loro, i comandanti di Carabinieri, Guardia di Finanza, Centro Documentale dell’Esercito e Vigili del Fuoco di Brescia, oltre a Prefetto, Sindaco e Questore. Foltissima la presenza Ana: il Labaro scortato dal Presidente nazionale, Sebastiano Favero con i tre vice Cailotto (vicario), Curasì e Sonzogni e da numerosi consiglieri. Le tre Sezioni bresciane erano guidate dai loro Presidenti, Gianbattista Turrini per Brescia, Romano Micoli per Salò e Mario Sala per la Valle Camonica. La fanfara Valchiese di Gavardo ha scandito i tempi della cerimonia. Quest’anno erano cinque i reduci di Russia, preziosi testimoni della storia: toccante il racconto di Ugo Balzari, classe 1922, battaglione Edolo. Quindi il Presidente Favero che nel suo intervento ha sottolineato come la realizzazione, nel 2018, del Ponte dell’amicizia a Livenka (Nikolajewka) traduca in concreto, 25 anni dopo l’Asilo di Rossosch, la volontà di gettare un ponte tra i popoli in segno di fratellanza. Gli alpini del Gruppo di Cogozzo (Val Trompia), che quest’anno ospiteranno l’Adunata sezionale di Brescia, hanno posto i ceri (che arderanno tutto l’anno) davanti alla lapide all’interno della Scuola Nikolajewka. Gli alpini si sono poi spostati in Piazza della Loggia, cuore della città, dove hanno ascoltato il gen. Bellacicco assicurare che l’impegno degli alpini oggi, dall’Afghanistan al Centro Italia terremotato, prosegue nel solco dei valori che dalla desolata Russia ci sono stati trasmessi. È toccato al sindaco Emilio Del Bono porgere il grazie della città di Brescia alle penne nere per lo spirito di solidarietà, il senso del dovere e il rispetto delle istituzioni. La sfilata per il centro ha portato quindi le penne nere alla Cattedrale per la Messa concelebrata da mons. Bruno Foresti, vescovo emerito della Diocesi, e dai cappellani militari. Non è mancato il tradizionale momento culturale, con la presentazione nella sede Ana del libro “Una vita alpina”, dedicato a Rino Dal Dosso, reduce residente a Montichiari e presente, in ottima salute, alla serata. La cena nei locali della Scuola Nikolajewka, scandita da scambi di doni e brindisi con gli amici russi, specie in ricordo dei Caduti, ha chiuso un’altra giornata alpina da incorniciare. Massimo Cortesi m.cortesi@giornaledibrescia.it