Cima Vallona

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    Caro direttore, rimango sconcertato e sgomento nell’apprendere che recentemente in alcuni paesi dell’Alto Adige è stato distribuito ed affisso da parte del partito Südtiroler Freiheit (di Eva Klotz&Co.) un manifesto bilingue (si può trovarlo in internet) che prospetta una rilettura di parte della storia legata alla strage di Cima Vallona, “chiedendo alla giustizia italiana di riaprire il processo di Firenze del 1971, e che siano pubblicamente riabilitate le persone tacciate di colpevolezza, nonostante l’assoluzione (a Vienna)”.

    Ritengo vergognosa questa continua rievocazione e rivendicazione del passato in disprezzo a coloro che hanno dato la vita per servire la Patria nell’adempimento del dovere a causa dei vili attentati dell’epoca, per i quali i colpevoli vennero individuati, processati e condannati. Credo che mio padre Girolamo, conosciuto come il “Nin”, Medaglia d’Argento al V.M. in terra di Russia con il Val Cismon inquadrato nella Julia, ed anche fautore con altri della chiesetta di Cima Vallona, eretta nel ricordo delle vittime del terrorismo suddetto, se fosse a conoscenza di quanto sopra, si rivolterebbe nella tomba. Vorrei che tu dessi il giusto risalto a questa incresciosa vicenda nel prossimo numero della nostra rivista e desidererei conoscere in merito anche il tuo pensiero e quello dell’ANA.

    Valentino Ribul Moro – Padola (Belluno)

    Ciò che Eva Klotz e compagni continuano a proporre non è solo un insulto alla verità dei fatti e alla memoria di chi ha perduto la vita. A me sembra molto più banalmente un modo strumentale per darsi un po’ di visibilità, come chi strilla senza avere nulla da dire, incassando quattrini dall’Italia mentre sputano nel piatto in cui continuano a mangiare.