Ciao Carlo!

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Il tenente Carlo Vicentini, classe 1917, è andato avanti la notte del 17 febbraio. Ci mancherà. Di lui ricorderemo il carattere, l’intelligenza, la generosità. Quanto ha fatto per l’Ana e per l’Unirr di cui è stato presidente dal 2004 al 2007, è la sua più grande eredità. Il lavoro di minuziosa ricerca dei luoghi di sepoltura dei prigionieri che insieme a lui, come lui, avevano combattuto la guerra in Russia, erano sopravvissuti alla Ritirata e poi sprofondati nell’incubo dei campi di prigionia.

Carlo era nato a Bolzano, grazie agli insegnamenti del padre, s’innamorò delle Terre alte fin da ragazzo. Per via del mestiere di portalettere del padre, la famiglia Vicentini si trasferì a Roma, nel 1931. Dopo la laurea frequenta la Scuola Militare Alpina di Aosta e nel 1941 è nominato sergente. Prosegue la formazione militare presso la Scuola Allievi Ufficiali di complemento alpini di Bassano, conseguendo il grado di sottotenente. Il 23 aprile 1942 firma la richiesta per essere assegnato al fronte russo, dove arriva nel giugno dello stesso anno come ufficiale comandante il plotone Comando del battaglione alpini sciatori Monte Cervino. Il 19 gennaio 1943 è fatto prigioniero, rientrerà in Italia nel 1946. Era decorato di due Medaglie di Bronzo.

Scrisse “Noi soli vivi”, un libro sulla sua esperienza in Russia e in particolare sui campi di prigionia sovietici; “Rapporto sui prigionieri italiani in Russia”, rassegna sui numeri e sulle fasi della prigionia dalla cattura alla liberazione, scritto insieme a Paolo Resta; “Il sacrificio della Julia”, un tributo al valore dei soldati della Julia nell’affrontare l’accerchiamento russo.

Il Presidente Favero e tutta la famiglia alpina si stringono attorno ai figli, entrambi alpini, Francesco e Dario.