Chiarezza ma senza polemica

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    Sono rimasto allibito alla lettura dello scritto di Carmelo Raccuia sulla Divisione Partigiana Garibaldi e ancor più della sua risposta, su L’Alpino di novembre. Passi anche che il predetto signore faccia sfoggio della propria ignoranza confondendo la Divisione Italiana Partigiana Garibaldi – unità del Regio Esercito Italiano – con le brigate garibaldine del Cln, ma la sua risposta – peraltro in linea con precedenti prese di posizione su quanto successe ai confini orientali e nei Balcani – supera ogni limite di decenza. 

     

    La invito a leggere se non l’impegnativo libro di Stefano Gestro, ed. Mursia, almeno quanto scrisse Emilio Faldella (pagg. 1750-1758) nella sua Storia delle Truppe Alpine: la Divisione Garibaldi fu costituita da militari che volontariamente scelsero di combattere contro i tedeschi: chi non aderì e i militari combattenti esuberanti dall’organico della Divisione Garibaldi andarono a costituire battaglioni lavoratori nelle retrovie o reparti alle dipendenze del comando Korpus jugoslavo. Il comportamento dei militari della Garibaldi fu di altissimo livello, pur operando in condizioni difficilissime anche perché invisi alla popolazione locale: ne fanno fede tra l’altro la concessione di 8 Movm individuali e le 5 Movm ai reparti. E al rientro in Italia nel marzo 1945 – dopo 18 mesi di sacrifici di sangue e sofferenze – sbarcarono 3800 militari superstiti, dei 16mila iniziali; di questi il 98% (Faldella, pag. 1758) firmò la domanda di continuare sul suolo italiano la lotta contro i tedeschi, altro che “soldati il cui unico obiettivo era di salvare la pelle”. Come ricompensa finale ebbero il silenzio vile e opportunista, relegati in una sorta di limbo perchè avevano combattuto – pur lontano dai confini nazionali – con l’esercito di liberazione jugoslavo: ma nessuno finora si era spinto a oltraggiarli come Lei ha fatto. Le auguro proficua lettura.

    Paolo Jean Gruppo Maggiora, Sezione di Omegna

    Caro Jean, accetto volentieri di fare l’alunno vicino al primo della classe. Magari con più pacatezza si potevano scrivere parole chiarificatrici, senza imbastire una polemica. Se lei ha letto attentamente la mia risposta avrà notato come ho cercato di volare alto, evitando di entrare in un dibattito ancora fumoso e spinoso. Il mio errore, e me ne scuso, è stato quello di non aver precisato la distinzione tra Divisione Garibaldi, che è quello che lei descrive, riconoscendone meriti e valori, dalle Brigate Garibaldine. Il mio oltraggio è tutto qui.